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venerdì 10 dicembre 2021


"Lei è partita con l'anima nera / Gira di notte come una fiera / Fiera per strada, smacchia il suo lutto / con il campari e un tocco di trucco / però  / quando resta sola piange un po' / Riderà al sole / L'impero crollerà / Forse ce ne andremo alla città / Riderà al sole / l'impero crollerà / Quando il suo amore tornerà " 

Ho preso 3 treni in 5 giorni, percorrendo la strada da nord a sud con più frastornamento del solito perché stavolta la ragione riguardava la mia salute. 

Tornare per me è sempre un po' morire perché devo sempre fare i conti con i cortocircuiti e le disfunzionalità della mia vita che non si risolvono mai e l'anima mi va sempre un po' in frantumi. Ogni volta i pezzi diventano più piccoli e comincio a non ritrovarli più. 

Starò diventando vecchia davvero. Non so. Ma questa volta è stato più difficile.

Domenica prenderò l'ennesimo treno per fuggire via e ritornare alla dimensione sospesa della città, quella dove non ho obblighi e posso confondermi in altri modi e in altri tempi, senza perdere altri pezzi di me o pensare ogni volta a quello che non c'è più, a quello che non tornerà, alla vita che vorrei ma che probabilmente non si compirà mai. 

Perché alle volte va così e basta.

venerdì 28 agosto 2020


Come diceva Buffa, parlando di Smith e Carlos, 
"in nessuna cultura gli uomini dicono chi sono e chi vogliono essere come in quella nord americana, in questo luogo della terra dove la nobiltà non è mai arrivata ed è stata eventualmente sostituita dalla celebrità, gli uomini fanno una sorta di storytelling esistenziale perché vogliono essere valutati e giudicati per le azioni che compiono."
Ieri ci hanno provato ancora, dal campo di un altro sport, a più di 50 anni di distanza da quel pugno alzato, a cercare l'America che vogliono vedere e in cui vogliono credere.
Ed io voglio sperare che prima o poi, ovunque, si sentirà quella stessa spinta.
Ma chissà.

giovedì 30 luglio 2020


Non lo so se avrò mai l'ispirazione per leggerlo, il libro.
Ma come le racconta lui, le cose, anche quelle che vanno oltre il mio gusto e la mia sopportazione, sembrano bellissime.

martedì 26 maggio 2020

 " Sono tornata da me,
perché sono stanca di cercare qualcosa che non so,
di chiedere a chi non può offrire o di aspettare chi è già occupato a illuminare se stesso,
di desiderare un corpo che non è mio, 
di avere aspettative che mai arriveranno perché comunque lontane dalla mia natura,
di fingere di capire o essere sempre tollerante e disponibile con chi non comprende il mio valore
(...)

Sono tornata da me, come unica destinazione possibile,
come strada disponibile, 
come quel ritorno a casa in sospeso da tanto tempo.

Sono tornata da me,
ho visto quanto ho corso contro il tempo,
i dolori della mia anima assetata di verità in cerca di acqua.
Mi sono ospitata e sono entrata,
mi sono chiamata,
abbracciata e accarezzata,
e mi sono imbattuta in una me stessa.
Mi stava aspettando con il cuore ricolmo di speranza, diversa è vero ma sana.

Ho visto che ero comunque intatta e non frammentata come pensavo di essere,
ho ritrovato la magia nei miei occhi,
e l'ho voluta rivedere ancora e ancora.
Ho scoperto di aver sempre posseduto le chiavi, 
ed è stato bellissimo ritrovarmi.

Da qui, da dove abito, scelgo me,
scelgo chi e scelgo cosa desidero, 
come muoio e resuscito ogni giorno e sono pur sempre viva.
Ho capito che questa è resilienza e la trovo solo dove abita me stessa.

Carla Babudri

giovedì 23 gennaio 2020


Parasite, 2019, dir. Bong Joon-Ho


Il miglior film del 2019. Senza se e senza ma.



lunedì 6 gennaio 2020


Hero, Family of the Year


" Sai quando qualcuno ti dice cogli l'attimo? Non lo so, io invece
credo che succeda il contrario:nel senso che
è l'attimo che coglie noi."
Boyhood, 2014, dir. R. Linklater

Ci sono film che rimando perché, nel momento in cui vengono prodotti, so di non essere mentalmente pronta a vedere. 
Succede quando so di non avere il giusto distacco dalle cose che vengono raccontate.
Allora li rimando, li procrastino al momento in cui sarò in grado di metabolizzarli meglio, senza danni. O, quanto meno, con un po' di freddezza in più.

Con questo film è successo quello che racconta la citazione: in qualche modo, non sono io che ho colto l'attimo, ma è l'attimo che ha colto me.
Io, tra l'altro,non sono mai stata (e mai sarò) una da "cogli l'attimo". L'ho sempre considerata una pessima idea e, le poche volte che mi è capitato di arrivare a farlo, mi danno ragione.

Ad ogni modo, questo film è fatto degli attimi della vita di un protagonista,da quando ha 6 anni fino al giorno in cui comincia l'università. Non succede niente di eclatante, se si esclude il fatto che le riprese sono durate davvero per 12 anni e che gli attori sono sempre gli stessi, solo cresciuti. 
Non riesci a fare a meno di immedesimarti, anche se la vita di quelle persone è totalmente diversa dalla tua. Ma è normale, esattamente come la tua ed è questo che fa scattare il meccanismo, credo.
Io personalmente avevo nella testa una sorta di movimento a ritroso sulla mia vita, come delle fotografie, delle frasi strappate al contesto.
E sono giunta alla conclusione che diventare grandi è una cosa con cui non riuscirò a scendere a patti mai. 
E non ha niente a che fare con la paura di invecchiare. 

E' che semplicemente non siamo pronti mai a quello che ci aspetta e al tipo di persona che la vita ci fa diventare. E non coincide mai con quello che pensavamo, immaginavamo o progettavamo da piccoli. 
La vita ci coglie attraverso gli attimi. 
Esattamente, costantemente, ineluttabilmente.
E lo capiamo solo dopo.

domenica 29 dicembre 2019


La Virtus in A.
La partita in diretta, su Rai 2. L'ultima partita in chiaro che ricordo è del 2002.
Messina salutato dal pubblico di Bologna, anche se avversario chissenefrega, resta sempre Ettore Nostro.
Teodosic che apre il match con una tripla.
Teodosic che finalmente non fa rimpiangere Danilovic.
Markovic.
Un +15 su Milano che dopo quasi 20 anni, commuove.
Teodosic l'ho già detto?

Manca giusto Franco Lauro ed è il 1999.

mercoledì 25 dicembre 2019


Per quanto mi riguarda, il Natale è solo un altro giorno libero da impegni lavorativi da dedicare al gelato.
In solitaria è meglio.
Perciò grazie La Romana di esistere.

giovedì 12 settembre 2019



"Eppure, se avessi potuto ricominciare da capo, ero sicuro che avrei rifatto le stesse identiche cose. Perché quello ero io: quella vita in cui continuavo a perdere tutto.
Non avrei potuto fare altro che diventare me stesso, nient'altro che me stesso, con tutte le persone che mi avrebbero lasciato o che io avrei lasciato, con tutti i bei sentimenti e le magnifiche qualità e i sogni che sarebbero andati in distrutti, o perlomeno che avrei dovuto ridimensionare.
Un tempo, quando ero più giovane, mi ero illuso di poter diventare qualcos'altro.
Però finivo sempre per tornare allo stesso posto, come una barca dal timone bloccato. Quello ero io.
Non potevo andare da nessun'altra parte. 
Ero lì, e aspettavo di tornare."

                                    Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie   


Aspettare e sperare a vanvera, che accada qualunque cosa che sblocchi il mio timone.

lunedì 26 agosto 2019


The Apartment, 1960, dir. Billy Wilder

Questo film non ha rivali.
Ogni volta che lo rivedo, lo amo, se possibile, sempre di più.
Mentre me lo godevo sotto il cielo stellato del Castello Reale di Torino, continuavo a pensare che vivo nella peggior epoca cinematografica di sempre. 

Potessi saltare nel tempo e tornare in un epoca in cui Billy Wilder fosse ancora nel pieno della sua produzione....

mercoledì 31 luglio 2019



"Voi avete mai avuto il tonfo al cuore? Secondo me sì. 
Il tonfo al cuore è quando il tuo muscolo cardiaco, a causa di una grossa emozione, decide di staccarsi dal suo naturale luogo deputato e cade giù.  E cade e cade e cade e cade e cade. E tu lo senti cadere e ti chiedi: " E adesso? E adesso che mi è cascato il cuore che si fa? Muoio?". 
No, a meno che non si soffra di gravi patologie cardiache non si muore. 
Però si perde il fiato. La testa. La vista. Il sangue nel tuo corpo inizia ad andarsene a zonzo e se sei in piedi è meglio che ti siedi. Io per fortuna sono seduto." 
Guido Catalano, 
Tu che non sei romantica

E cade e cade e cade e cade e cade.
L'ultima volta e poi basta all'infinito.

venerdì 26 luglio 2019

"(...) Il lavoro è una costruzione continua di sé, dimostrazione continua che ce la puoi fare. Il lavoro che ti permette di guadagnarti chi sei ogni giorno è una benedizione che continuamente sei tentato di mandare a farsi benedire.     
 (...) cercate tanti amici, amici miei, amici nuovi, perché gli amici nuovi son davvero grandi occasioni. L'amore è il futuro, l'amicizia è sempre il presente e abbiamo bisogno di presente e di presenza. Io almeno ne ho bisogno.Di gente che parli bene di te quando non ci sei, per esempio. Anche se fai finta che non sia importante, perché da sempre hai così paura del giudizio della gente, che ti autosomministri una dose si autoperfidia immunizzante."

Enrica Tesio

Non sono mai riuscita a darmi una collocazione definitiva nella vita. 

Per assurdo ho sempre saputo bene che cosa volessi fare, ma, per quanto io abbia tentato usando tutti i mezzi a mia disposizione, la mia vita ha sempre avuto un che di fallato sin dall'inizio."La vita non va come te la immagini."Come dice Baricco, lei fa la sua strada, tu la tua. E non sono la stessa strada.

Ho provato e provato, a trovare un posto nel mondo, per inciso, un lavoro che mi permettesse una vita dignitosa.Non è mai stata una via diritta e con le indicazioni, ma sempre un senso unico obbligato che mi ha portato, volente o nolente, in strade secondarie strette e buie, spesso verso salti nel vuoto da rupi scoscese che non so bene nemmeno come ci sono arrivata sopra.

Ogni volta che succede non me l'aspetto, forse perché cerco sempre di dare il meglio di me,anche quando quello che sto facendo risulta essere talmente lontano per attitudine o anche impossibile da assimilare.E sono sempre convinta di farlo, in buona fede. Penso sempre di poterci riuscire, che nessuno nasce con gli insegnamenti nella testa, che le cose nuove si imparano. Ci si sforza, si fanno sacrifici, ci si adatta, ci si trova a dover scegliere tra possibilità  senza preavviso, istantanee come il caffè americano, contemporanee ad altre possibilità, un gioco ad esclusione di eventi che poi non tornano o, semplicemente, fanno a gara ad essere uno il meno peggio dell'altra.

Ma alla fine non è mai stato abbastanza.Ed io, come è successo per i percorsi di studio, so fare un po' di tutto, ma niente nello specifico. Niente che abbia un peso, niente che sia approfondito,niente che possa essere moneta di scambio, niente che possa essere considerato un passo verso un futuro dignitoso.
Ho davanti il nulla. Il vuoto. Il silenzio.

Soprattutto il Silenzio.

Quello indagatore di chi non sa niente, di quelle persone con cui non hai sentito la necessità di condividere perché ti conoscono poco o da troppo poco tempo. Vorresti mantenere asettica l'idea che hanno di te, quindi cerchi di essere discreta e mantenere un minimo di convenzione. Di questi tempi risulta essere necessario.

Quello dei tuoi famigliari,che per la verità non hanno mai capito niente di te e nonostante 40 anni di vita, non sanno niente di chi sei uguale, ma viaggiano per strutture precostituite dettate da quella che è la loro idea di te e di famiglia, e si basano su quello per giudicare quello che avresti dovuto o potuto fare, dall'alto di un legame di sangue che li pone in ruolo di giudizio senza appello e con tante discriminazioni.

Quello delle persone amiche  che dovrebbero darti una tregua o essere la tua tregua. 
Che ti conosco bene. Che ti conoscono da una vita. Che dovrebbero sapere come prenderti e magari in qualche modo riescono anche a smuoverti dall'empasse. 
E invece decidono di defilarsi. Quasi fosse la goccia che ha fatto traboccare il vaso e  non aspettassero che il momento giusto, che ci avessero ragionato sopra addirittura, trovando parole che sul momento possono quasi sembrare normali, una conseguenza naturale della situazione.
Come ho scritto altrove,è convinzione comune ed inossidabile, un po' per tutti quelli che mi conoscono,che io sia una persona difficile. In generale. Difficile da prendere. Difficile da accettare. Difficile da accontentare, sopratutto. Difficile da sopportare. 
Quindi le defezioni non mi sorprendono mai più di tanto. Ma le persone che le fanno si.
Forse avrei solo dovuto capire per tempo ed essere meno accondiscendente quando captavo segnali strani e che azzittivo per affetto o beneficio del dubbio.

Questi silenzi saranno sempre lì, davanti a me, ci convivo come si convive con i propri difetti credo, o con una grande perdita che non dipende da te e contro cui non ci sono soluzioni. Ci sono e ci saranno sempre.
Vorrei pensare che prima o poi saranno attutiti da silenzi migliori, di accettazione e comprensione, ma non sono una che si illude e non mi faccio illusioni in merito.
Ho superato il periodo della fiducia, ora non credo più in nulla.
Oltre a quello che ho visto.

Tra ottimismo e calcolo delle probabilità, stai sempre dalla parte del calcolo.

Devo imparare a non ignorarla  mai questa cosa.


domenica 21 luglio 2019



Penso che il cuore di una persona si spenga quando non riesce a trovare una ragione.

giovedì 11 luglio 2019


Rompo una tazza. Caro ricordo di un compleanno.
Mentre italicamente bestemmio, la mia coinquilina tunisina mi fa:
" da noi in Tunisia, quando rompi una tazza significa che stai cominciando una nuova vita".

MA MAGARI. SAREBBE PURE ORA.

# saggezza estera
# non mi libererò degli ottimisti mai, già lo so

martedì 11 giugno 2019


Sviluppare una poco spiegabile passione per la musica italiana anni 70 è sintomo di vecchiaia? chiedo per un'amica...

giovedì 6 giugno 2019


"Se la vita è una serie di fughe strette, stiamo spostando il nostro peso 
in questo balletto sul filo del rasoio. 
Siamo sul filo di lana"

Wires, Sleeping at Last

Vorrei avere la forza e la serenità di scrivere.
Scrivere è la cosa che in tutti questi anni, in qualche modo, mi ha tenuta a galla. 
Mi ha aiutato ad esorcizzare un po' tutto, in una visione a 360° della mia vita. 
O di quello che ho sempre pensato che fossero gli avvenimenti e le persone che mi sono toccati in sorte.
Ma al momento non mi riesce nemmeno quello.

Mancano 15 giorni ad una data più o meno significativa. Quella che comincia con il 4.
Mi sento semplicemente sul filo del rasoio. Ma sono ferma e non ballo per niente.

martedì 7 maggio 2019


"In nessuna cultura gli uomini dicono chi sono e chi vogliono essere come in quella nord americana,in questo luogo della terra dove la nobiltà non è mai arrivata ed è stata eventualmente sostituta dalla celebrità,gli uomini fanno una sorta di storytelling esistenziale perché vogliono essere valutati e giudicati per le azioni che compiono.E su quel podio, Tommie e John non ci sono andati soltanto per sé stessi,ci sono andati anche per quelli che non c'erano,che non erano venuti e non volevano venire.E in quei pochi secondi tanti afroamericani hanno visto l'America che volevano vedere, l'America in cui volevano credere,ma poi per 40anni nessuno di loro due è stato mai visto,mai visto più. (...)john dirà tutti hanno guardato quella fotografia,per la rivista Life una delle 6 più potenti di tutto il 900,ma nessuno ha mai raccontato la storia. noi l'avremmo raccontata volentieri,ma nessuno ce l'ha chiesto mai. non hanno mai rinnegato chi sono stati,sono sempre stati convinti e hanno sempre ripetuto che non credono di aver sbagliato e se anche avessero sbagliato,comunque non avevano torto. (...)non avevano più nulla da dimostrare,da provare....non hanno mai voluto essere delle star,mai in nessun momento, non volevano essere delle stelle che si sarebbero spente al mattino quando fa giorno e tanto meno delle leggende, quelle leggende che non muoiono mai,ma probabilmente e involontariamente, nel secondo caso non ci sono riusciti...sono e saranno sempre loss and the jet" 
Federico Buffa racconta il 68, Mexico City, 
Tommi Smith e John Carlos 

giovedì 2 maggio 2019

" I talk to the wind / my words are all carrier away / I talk to the wind / the wind does not head / the wind cannot head "
King crimson 

domenica 7 aprile 2019

"[...] il museo mi stava aiutando a ricordarmi la quantità vertiginosa di dettagli che un libro salva dall'inesistenza, fermandoli per sempre. Praticamente si raccontano storie, di corsa, e mentre si corre si arraffa al volo tutto quel che si può, per portarlo in salvo. Sono gigantesche orme di mondo, formate da migliaia di piccoli dettagli. (...) Poi ho pensato che non era un museo sull'amore, non bisognava sbagliarsi, al proposito. E' un museo dedicato a una certa intensità che noi umani siamo in grado di proiettare sugli oggetti: lo facciamo quando viviamo una storia d'amore, certo, ma lo facciamo un sacco di altre volte: generiamo intensità. Nella vita lo facciamo con misura, perché lì lo scopo è sopravvivere: con una certa maestria, teniamo la temperatura bassa, scivoliamo via, selezioniamo. Ma in un libro...Lì è un'altra cosa: lì ci si concede alla follia."

estratto da Le cose di Orhan Pamuk in
IL NUOVO BARNUM, 2016, A. BARICCO.