"In nessuna cultura gli uomini dicono chi sono e chi vogliono essere come in quella nord americana,in questo luogo della terra dove la nobiltà non è mai arrivata ed è stata eventualmente sostituta dalla celebrità,gli uomini fanno una sorta di storytelling esistenziale perché vogliono essere valutati e giudicati per le azioni che compiono.E su quel podio, Tommie e John non ci sono andati soltanto per sé stessi,ci sono andati anche per quelli che non c'erano,che non erano venuti e non volevano venire.E in quei pochi secondi tanti afroamericani hanno visto l'America che volevano vedere, l'America in cui volevano credere,ma poi per 40anni nessuno di loro due è stato mai visto,mai visto più. (...)john dirà tutti hanno guardato quella fotografia,per la rivista Life una delle 6 più potenti di tutto il 900,ma nessuno ha mai raccontato la storia. noi l'avremmo raccontata volentieri,ma nessuno ce l'ha chiesto mai. non hanno mai rinnegato chi sono stati,sono sempre stati convinti e hanno sempre ripetuto che non credono di aver sbagliato e se anche avessero sbagliato,comunque non avevano torto. (...)non avevano più nulla da dimostrare,da provare....non hanno mai voluto essere delle star,mai in nessun momento, non volevano essere delle stelle che si sarebbero spente al mattino quando fa giorno e tanto meno delle leggende, quelle leggende che non muoiono mai,ma probabilmente e involontariamente, nel secondo caso non ci sono riusciti...sono e saranno sempre loss and the jet"
Federico Buffa racconta il 68, Mexico City,
Tommi Smith e John Carlos
Nessun commento:
Posta un commento