Visualizzazione post con etichetta #libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #libri. Mostra tutti i post

sabato 1 agosto 2020

giovedì 30 luglio 2020


Non lo so se avrò mai l'ispirazione per leggerlo, il libro.
Ma come le racconta lui, le cose, anche quelle che vanno oltre il mio gusto e la mia sopportazione, sembrano bellissime.

sabato 21 marzo 2020

" Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch'essi amo la quiete,
la grande quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca"

V. Cardarelli, Poesie (Milano, Mondadori 1942)


Amo molto questa poesia, da sempre. La conosco anche a memoria, reminiscenza dei lontani giorni delle scuole elementari, ma ne porto una foto nel telefono, come una sorta di amuleto. l'ho fatta nell'anniversario della morte di Cardarelli ed ogni tanto la rileggo.

Non la pubblico solo perché oggi è la giornata mondiale della poesia, ma anche perché è una poesia che si accompagna ad uno dei miei sogni più dolci, a cui ricorro spesso per allontanarmi dalla realtà, e ad uno stato d'animo latente che non mi abbandona mai da quando ho memoria per ricordare.

Quello che mi manca maggiormente, da quando vivo in Piemonte, è il mare.
Nello specifico, il mare d'inverno. Ogni tanto anche il mare in tempesta.
E il mio sogno contempla un paesino sul mare e una casa in cui ritirarmi a leggere, con tanti gatti intorno, per passare la vecchiaia. Sebbene spero di andare via prima di diventare decrepita e bisognosa di assistenza.

Trovassi una lampada con un genio dentro, certamente questo di vivere vicino al mare sarebbe uno dei desideri che esprimerei, dopo quello di riavere mia madre vicino.

Questo periodo di quarantena sarebbe più facile per tutti, se avessimo una casa vista mare.

mercoledì 18 settembre 2019



" Volevo restare a settembre sulla spiaggia pallida e deserta,
volevo caricarmi di cenere delle mie volubili gru
e che il vento grave dormisse come acqua nelle reti fra le chiome;
volevo una notte accendermi una sigaretta più bianca della luna
e intorno a me - nessuno, solo il mare con la sua forza grave e latente;

volevo restare a settembre,
presente al trascorrere del tempo,
una mano fra gli alberi e l'altra nella sabbia canuta - 
e scivolare nell'autunno insieme all'estate....

Ma a me sono stati prescritti, è chiaro, più penosi abbandoni.
Mi è toccato strapparmi a paesaggi a cuore impreparato
e mi è toccato lasciare l'amore quando ancora amare vorrei "

Nina Cassian, C'è Modo e Modo di Sparire, 1981


Quando metti insieme due cose che ti colpiscono. 
E settembre. E il tempo. E tutte le cose, a cuore impreparato, che in questa vita bisogna affrontare.

giovedì 12 settembre 2019



"Eppure, se avessi potuto ricominciare da capo, ero sicuro che avrei rifatto le stesse identiche cose. Perché quello ero io: quella vita in cui continuavo a perdere tutto.
Non avrei potuto fare altro che diventare me stesso, nient'altro che me stesso, con tutte le persone che mi avrebbero lasciato o che io avrei lasciato, con tutti i bei sentimenti e le magnifiche qualità e i sogni che sarebbero andati in distrutti, o perlomeno che avrei dovuto ridimensionare.
Un tempo, quando ero più giovane, mi ero illuso di poter diventare qualcos'altro.
Però finivo sempre per tornare allo stesso posto, come una barca dal timone bloccato. Quello ero io.
Non potevo andare da nessun'altra parte. 
Ero lì, e aspettavo di tornare."

                                    Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie   


Aspettare e sperare a vanvera, che accada qualunque cosa che sblocchi il mio timone.

martedì 20 agosto 2019


"Personalmente non ce l'ho con nessuno di voi,davvero. Dal primo all'ultimo vi reputo miei fratelli,- Tommie si era deciso a dire qualche parola - anzi devo ringraziarvi per quello che ciascuno ha dovuto sopportare ". Dopo una pausa in cui aveva tentato di guardare negli occhi tutti quelli che trovava, aveva aggiunto:" non c'è dubbio però che arrivato a questo punto io non mi tiro indietro. Devo almeno difendere il mio orgoglio, che poi è lo stesso della mia gente. Io vado avanti, anche senza di voi." John, in disparte,aveva annuito vistosamente. Forse nella sua testa giravano le parole di Martin Luther King: " Per chi non può esserci e per chi non vuole esserci". Neanche John aveva dubbi. Lui era con Tommie. Così come Tommie era con lui."

Trentacinque secondi ancora, Lorenzo Iervolino

Arrivo alla fine di questo libro ancora con i brividi e la commozione.  La pelle d'oca ad ogni pagina, la voglia che non di finisca. Raramente mi capita.

mercoledì 31 luglio 2019



"Voi avete mai avuto il tonfo al cuore? Secondo me sì. 
Il tonfo al cuore è quando il tuo muscolo cardiaco, a causa di una grossa emozione, decide di staccarsi dal suo naturale luogo deputato e cade giù.  E cade e cade e cade e cade e cade. E tu lo senti cadere e ti chiedi: " E adesso? E adesso che mi è cascato il cuore che si fa? Muoio?". 
No, a meno che non si soffra di gravi patologie cardiache non si muore. 
Però si perde il fiato. La testa. La vista. Il sangue nel tuo corpo inizia ad andarsene a zonzo e se sei in piedi è meglio che ti siedi. Io per fortuna sono seduto." 
Guido Catalano, 
Tu che non sei romantica

E cade e cade e cade e cade e cade.
L'ultima volta e poi basta all'infinito.

domenica 7 aprile 2019

"[...] il museo mi stava aiutando a ricordarmi la quantità vertiginosa di dettagli che un libro salva dall'inesistenza, fermandoli per sempre. Praticamente si raccontano storie, di corsa, e mentre si corre si arraffa al volo tutto quel che si può, per portarlo in salvo. Sono gigantesche orme di mondo, formate da migliaia di piccoli dettagli. (...) Poi ho pensato che non era un museo sull'amore, non bisognava sbagliarsi, al proposito. E' un museo dedicato a una certa intensità che noi umani siamo in grado di proiettare sugli oggetti: lo facciamo quando viviamo una storia d'amore, certo, ma lo facciamo un sacco di altre volte: generiamo intensità. Nella vita lo facciamo con misura, perché lì lo scopo è sopravvivere: con una certa maestria, teniamo la temperatura bassa, scivoliamo via, selezioniamo. Ma in un libro...Lì è un'altra cosa: lì ci si concede alla follia."

estratto da Le cose di Orhan Pamuk in
IL NUOVO BARNUM, 2016, A. BARICCO.




domenica 31 marzo 2019

La Leggenda del Pianista Sull'Oceano,
1998,G.TornatorE

Sempre più spesso, mi chiedo che fine abbia poi fatto il vecchio Max.
La straordinarietà della vita di Novecento permette un'identificazione precaria, troppo onirica e utopica. È possibile, ma solo per alcuni. Molto pochi, in ogni caso.
Max, invece, l'ho sempre sentito più vicino.
Mi piacerebbe, prima o poi, che Baricco decidesse di spendere due parole, non 200,giusto qualche riga, per raccontarmi di Max e della sua vita nella normalità. 
Mi sentirei, forse, un po' più in pace con questa storia, che ho sempre sentito particolarmente mia.

mercoledì 22 agosto 2018

" Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto."
A.Baricco, City

A volte credo che, cosciente o no della cosa, io abbia preso alla lettera questa citazione, sin dalla prima volta che l'ho letta e assimilata.
Il libro per la verità non l'ho amato molto, giusto alcuni lampi di genio puro, come questa citazione. 
Ma questa citazione, mi rigira in testa in continuazione, sempre, non mi abbandona mai. Ed è ancora più insistente ogni volta che, mi costringono o di mia volontà, mi fermo a rivalutare la mia vita e mi ritrovo inevitabilmente a pensare a dove sto andando.
Ma andare dove?non sto andando da nessuna parte.
Non so nemmeno se sia poi così importante arrivare da qualche parte. 
Io mi vedo sempre ferma, sento solo lo scorrere del tempo. Il tempo relativo a me, peraltro. E mi sono sempre sentita per davvero un posto, uno di quelli che accolgono le persone durante il loro andare per la loro strada. Guardare passare il mondo, un po' alla volta, imparando da quello a capire come sono fatta.
Se mai ce l'abbia mai avuta una strada davanti a me, non sono stata in grado di percorrerla e arrivare da qualche parte. Forse non ci ho mai fatto nemmeno molto caso. Penso solo che se dovevo davvero arrivare da qualche parte, ad essere qualcuno di diverso da quello che sono ora, forse ci sarei arrivata e basta, in maniera naturale, senza dovermi costringere a farlo.

E forse alla fine è questo il problema.

venerdì 3 agosto 2018

 <<Gli piace parlare con lei, ha una qualità fresca e diretta, quindi cerca di pensare a qualcos'altro da dire, qualcosa di vero. "Un giorno mi sono svegliato e mi sono reso conto che era troppo tardi per cambiare le cose.Quelle grosse, intendo". 
"Io penso che non sia mai troppo tardi per cambiare le cose" ribatte Paulette. 
Lui sorride. E pensa: è proprio così che funziona, col destino, capisci cos'ha in serbo per te quando è troppo tardi per rimediare. Per quello è il tuo destino          - perché è troppo tardi per rimediare. 
"Quindi è qualcosa che esiste solo a posteriori?" domanda lei. 
"Direi di sì">>
D.Szalay, Tutto Quello che è un uomo,2017

In questi giorni sento il peso del mio destino più che in qualsiasi altra epoca della mia esistenza. Quello che Roland di Gilead chiamava "Ka" e che questa citazione aggiorna ai nostri tempi.

E' l'ineluttabilità delle cose il mio più grosso problema.

domenica 6 maggio 2018

" Tu che hai camminato per un secolo lo sai che niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter prendere e mettere in un posto. Tenerlo in mano e metterlo in tasca, spostarlo sul comodino come fosse un fiore in un vaso, uscire, poi rientrare e ritrovarlo lì. Come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire arrendersi, o dimenticare, ma lasciare che il caldo si raffreddi, che il bagnato si asciughi, che ogni cosa si trasformi e nasca un inizio da ogni fine. Che la fame si sazi per tornare a essere fame. Che il desiderio si estingua per rinascere. Che il sonno dia pace alla stanchezza per avere sonno di nuovo. Ogni minuto della vita gira attorno a qualcosa che non c'è più perché qualcos'altro possa accadere"
Concita De Gregorio, Mi sa che fuori è primavera


martedì 10 aprile 2018

 " --- E' INTERESSANTE GUARDARSI INDIETRO E VEDERE TUTTO QUELLO CHE HA       DESTATO LA TUA ATTENZIONE? COME RILEGGERE UN TACCUINO DI TUTTI I TUOI  TE  PIÙ' GIOVANI. (STRANO QUANTO CI SI POSSA ALLONTANARE DA ESSI).
               --- NON PENSO DI ESSERMENE ALLONTANATO. SONO TUTTI ME. E' SOLO CHE NON MI 
              RICORDO PROPRIO TUTTO DI LORO.


La Barca di Teseo, J.J.Abrams, D. Dorst

Una cosa buona di tutto questo tempo passato a scrivere è il fatto non aver perso tutte le altre me, anche se non sono più propriamente me e appartengono ad un altro tempo.
Un tempo che, a volte, faccio fatica a pensare ci sia anche solo stato.

sabato 3 marzo 2018



(...) Oggi si commemora il Grande Torino. Secondo me non si commemora solo il Grande Torino, che è nettamente la migliore squadra italiana di tutti i tempi, perché erano solo giocatori italiani. Avevano un allenatore ungherese, il primo straniero è il 17 uomo...ma gli 11 del Grande Torino, 12 volendo allargare, sono tutti italiani. Muoiono per una circostanza più o meno unica...a Torino il 4 maggio sembra che piova sempre...(...)Valentino Mazzola va dal capitano dell'aereo, di nome Meroni...e soltanto il Torino poteva avere come capitano del volo in cui termina la migliore squadra di calcio italiana di tutti i tempi che ha il nome del miglior giocatore del Torino venuto dopo, che muore investito da un auto di un neo patentato 18enne che poi diventerà il presidente del Torino...quante possibilità ci sono che qualcuno possa sceneggiare una storia così? zero, non verrebbe in mente a nessun autore. Ma con il Grande Torino è finita l'epoca in cui i calciatori erano come noi...(...) dei calciatori che non si dimenticano da dove vengono. "

Gli invidierò sempre questa lucida ed ineguagliabile capacità di raccontare lo sport attraverso i dettagli che stanno dietro o tutt'intorno, prescindendo dal singolo evento.
A volte penso a quest'uomo come al Cruijff del mondo della narrativa sportiva. 
Ed è tutto dire. 

Tra 6 giorni è qui a Torino e spero di riuscire ad andarlo a vedere dal vivo.
Mi ripagherebbe di questi due primi mesi  molto di merda del 2018.

lunedì 8 gennaio 2018

" Oppure <<essere>> e <<avere>> sono verbi del tutto inadeguati nell'intricata matassa del desiderio, per cui avere il corpo di qualcuno da toccare ed essere quel qualcuno che desideriamo toccare è la stessa cosa, sono solo rive opposte di un fiume che scorre dall'uno all'altro, poi torna indietro e infine va di nuovo verso l'altro, e ancora, e ancora, un circuito perpetuo dove le cavità del cuore, come le botole del desiderio e i buchi del tempo e il cassetto a doppiofondo che chiamiamo identità, condividono una logica ingannevole, secondo la quale la distanza più breve tra vita reale e vita non vissuta, tra ciò che siamo e ciò che vogliamo, è una scalinata tortuosa progettata con l'empia crudeltà di M.C. Escher. Quando ci avevano separati, me e te, Oliver? E perché io lo sapevo e tu no?".
" Lui era il passaggio segreto che mi conduceva a me stesso, come un catalizzatore che ci consente di diventare ciò che siamo, il corpo estraneo, il passista, l'innesto, il cerotto che manda gli impulsi esatti, il chiodo d'acciaio che tiene insieme le ossa di un soldato, il cuore di un altro uomo che ci rende più noi stessi di quanto non eravamo prima del trapianto". 
 "Vent'anni sono ieri, e ieri è stamattina presto, e stamattina sembra lontana anni luce. <<Sono come te>> ha detto. <<Mi ricordo tutto>>. Mi sono fermato un secondo. Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami con il tuo nome".
Chiamami con il tuo nome, 2008, A. Aciman 


Questo romanzo, se possibile, è ancora più struggente del film.
Non smetterei mai di rileggerlo.

sabato 6 gennaio 2018

"Chiamami con il tuo nome, io ti chiamerò con il mio"

" Prof.Perlman : [...] quando meno te lo aspetti, la natura subdolamente trova i nostri punti deboli....Solo ricorda che sono qui...magari ora vorresti non provare nulla. Forse non hai mai voluto provare nulla. E forse non è con me che vuoi parlare di queste cose, ma SENTI qualcosa che ovviamente hai provato. Ascolta...voi avete avuto una bellissima amicizia, forse più di un'amicizia e io vi invidio. [...]Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta, che a 30 anni siamo prosciugati e ogni volta che ricominciamo con qualcuno diamo sempre meno. Ma renderti insensibile così da non provare più nulla è un peccato.
[...]Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Solo ricorda: i cuori che abbiamo nel corpo ci vengono dati una sola volta e prima che tu lo capisca, ti si è consumato il cuore. E riguardo al tuo corpo arriva un momento in cui nessuno se ne preoccupa. E ci vuole poco per arrivarci. "
Call me by your name, 2017, dir. L. Guadagnino

Non sono riuscita ad avere pazienza. E' una cosa che non mi è mai riuscita bene, nemmeno nei fatti importanti della mia vita. 
Avrei voluto riuscire ad aspettare e godermi queste 2 ore intense al cinema. E tengo a sottolineare che questo film va visto al cinema, possibilmente in lingua originale e senza intercessione di doppiaggio di sorta. 
Ma non ce l'ho fatta.
Il risultato è che ho finito con il rivederlo 8 volte in 3 giorni, su un supporto diverso ogni volta, persino sul cellulare. E non sto scherzando.

Ogni volta, la carica emotiva e l'intensità di sentimenti che ne è derivata, invece di affievolirsi, è aumentata a dismisura, fino a che non ne sono stata sopraffatta. Questo film è un po' come una droga, che si propaga lentamente dagli occhi fino a raggiungere parti del corpo che non sapevo potessero essere scosse da sensazioni così forti da farti perdere il tempo di un respiro o un battito del ritmo del cuore.
Qualcuno mi dirà che il sesso sarebbe una buona alternativa. Io mi sono convinta che questo film è meglio del sesso in molti sensi.

Non ho visto molti film di Guadagnino e quelli che ho visto non mi hanno entusiasmata particolarmente. E resto tutt'ora convinta che il film poteva essere tecnicamente fatto in maniera più accorta: mi resta un profondo dubbio riguardo al montaggio. 
Almeno per la prima ora buona di film la sensazione è di un raccordo un po' macchinoso tra le scene, come se mancassero veri e propri pezzi di un puzzle, che se inseriti avrebbero dato più peso e concretezza all'idea di fondo: la rappresentazione del profondo legame che nasce tra un 17enne ebreo italiano, poliglotta di buona famiglia, provetto pianista che (almeno nelle intenzioni della sinossi) è più meditativo e maturo e in gamba dei suoi coetanei, e un  24enne ebreo americano proveniente dal New England conservatore e puritano, universitario, che sprigiona sensualità limitandosi ad essere solo quello che è, un laureando di storia dell'arte che deve concludere il suo dottorato e diventare adulto davvero. Il tutto ambientato  nell'Italia degli anni 80.

Ho fatto fatica. All'inizio almeno.

Sarà perché dopo aver visto "Fino alla fine del mondo" di Dolan, ho nettamente riconsiderato lo standard di che cosa possa e debba essere trasmesso attraverso un'immagine, ma almeno per tutta la prima ora mi è stato enormemente difficile abituarmi all'asciuttezza stilistica che ha adottato Guadagnino. Eppure gli echi di una certa visione dell'Italia e del paesaggio e del rapporto tra i personaggi mutuati dal Bertolucci di "Io ballo da sola" sono evidentissimi, sebbene forse l'atmosfera e i colori toscani nel mio immaginario sono una dimensione più alta di un piccolo paesino cremasco. 
Niente.
Diciamo solo che avrei voluto un prologo degno del finale.

Va comunque detto che si raggiunge un certo equilibrio andando avanti. Il regista ha avuto la grande fortuna e bravura di aver scelto tre attori perfetti per riuscire ad andare in fondo all'immaginario sentimentale che voleva trasmettere: Chalamet, su tutti, va oltre quello che ci si aspetterebbe essere l'immedesimazione richiesta ad  un attore per rendere credibile un personaggio. Molte sequenze del film si reggono  interamente sui suoi sguardi, sul suo aggirarsi convulso per le stanze di questa villa, nel suo modo di toccare le cose, nel modo di suonare e trascrivere la sua musica, nel suo essere insieme sicuro e insicuro rispetto al mondo, adolescente e adulto insieme e tutto in una volta. 
Riesce quasi a dare vita ai pensieri e ai sentimenti sempre un po' tormentati della prima giovinezza (che non è solo quella del personaggio, ma quella di tutti noi) con movimenti quasi impercettibili degli occhi o delle mani. E sperimenta: sperimenta con i pensieri, sperimenta confrontandosi e confortandosi della cultura dei genitori letterati e progressisti, sperimenta con la musica, sperimenta con le ragazze, sperimenta con la natura. 
Riesce a cogliere e restituire, con una facilità incredibile quella normalità adolescenziale che di fondo è solo una realtà ripetitiva abbastanza comune. E lo fa in sequenze-monologo silenziose in cui è il solo punto focale della scena. (e l'attore ha solo 21 anni ed è al suo primo ruolo importante).

Quando arriva Oliver, la routine quasi ripetitiva della vita di Elio si illumina. Si illumina di  prospettive e si mescola all'interesse malcelato, fino a diventare una vera e propria passione. E gelosia. E trasporto. Per un ragazzo che rappresenta un'incognita e porta con sé tutta una serie di pulsioni che si dilatano giorno per giorno.  
Armie Hammer, a sua volta, rimanda un personaggio misurato,già adulto, proiettato verso la realizzazione, dimostra la sicurezza arrogante del tipico americano della middle class un po' spocchioso, che ha il corpo perfetto delle statue greche che studia, che tiene a distanza Elio o lo liquida sempre con il suo asciutto "Later!" (A dopo) nei momenti in cui meno se lo aspetta. Lo lascia lì, in mezzo alla piazza o seduto al tavolo dove fanno colazione, come a dirgli " ho di meglio da fare che stare a perdere tempo con te". Per tutto il tempo, Oliver non perde di vista l'obiettivo per il quale è là, ma resta sempre in bilico tra l'essere circospetto perché "mi conosco e so cosa finirei con il fare", come ripete più di una volta, e la voglia invece di oltrepassare i confini, di lasciarsi andare veramente a sé stesso. E' l'adulto della situazione, che ha l'esperienza dalla sua,  in qualche modo si ritrova ad essere il primo, non vuole essere avventato né rinnegare quella che è attrazione allo stato puro.  

Ed è forse qui che mi sono arrabbiata di più per gli evidenti tagli e cambi di registro improvvisi e illogici rispetto a quello che i personaggi potevano mettere in campo. La chimica sorprendentemente naturale ed innegabile che c'è tra i due attori, prima ancora che tra i personaggi che interpretano, avrebbe dovuto essere meno allusiva e più espansiva.
Il regista ha affermato di aver voluto eliminare molte scene di nudo  e gran parte della narrazione fuori campo prevista dalla sceneggiatura di James Ivory: Se posso essere d'accordo sulla prima scelta, considero la seconda un autogol. Bisognava osare perché il materiale per farlo lo permetteva.
Guadagnino, certamente costretto ad un certo punto anche a scegliere cosa poter tenere e cosa no, sembra dover decidere se censurarsi o confidare nella capacità del pubblico di colmare il non detto che sarebbe stato necessario almeno accennare. 
O sperare semplicemente che sia stato letto il libro. (Che trovare al momento vi assicuro non è una cosa proprio facile).

C'è una sensualità costante e una tenerezza infinita nella narrazione dell' avvicinarsi ed allontanarsi dei protagonisti, ma soprattutto c'è una naturalezza non forzata nel raccontare quella che è di fatto una storia omossessuale. 
In realtà, se al posto dei due protagonisti, ci fosse stata la canonica coppia uomo-donna, vi assicuro che la differenza non sarebbe stata minimamente notata perché ciò che viene fuori  è il racconto di come nasce un attrazione, un desiderio che travalica le convenzioni e il genere, che è semplicemente istinto che si trasforma nel volere l'altro in tutti i modi che alla mente e al corpo umano la natura ha concesso. Qualcosa in cui nessuno faticherà ad immedesimarsi, al di là della propria esperienza di vita personale e del proprio orientamento.
Quello che trasmette il film è, alla fine, talmente spontaneo e pulito da qualsiasi malizia o controversia da rendere giustizia all'idea che non è possibile considerare naturale solo e unicamente quell'amore che esiste tra due persone di sesso opposto. E ci dimostra quanto sia assurdo e ingiusto e innaturale farlo ancora adesso nella realtà attuale.
Emblematico è il discorso intenso di un genitore, il professor Perlman di Michael Stuhlbarg, che dimostra un sostegno di questa tesi e, insieme, un affetto e un'accettazione di un padre per il figlio e le sue scelte, che di questi tempi sembra ancora difficile da perpetrare e assimilare. 

Il finale, ammesso che il progetto si fermi effettivamente qui, è quanto di più straziante e  lacerante ci si possa aspettare.  E non ho usato i termini a caso, ve lo posso assicurare: la tristezza di due persone che vivranno una vita che li allontana segna profondamente i due protagonisti e gli spettatori che saranno arrivati alla fine.

A meno che non siate dei tristi e aridi cinici del cuore. In quel caso non andate a vederlo questo film, perché, detto tra noi, non ve lo meritate.

domenica 31 dicembre 2017


" I greci vedevano il futuro come qualcosa che ci arriva alle spalle, mentre il passato si allontana davanti a noi.
A pensarci bene, è una metafora più esatta della nostra: come si può guardare al futuro? Si possono solo fare proiezioni dal passato, anche quando il passato dimostra che queste proiezioni sono spesso errate. E come si può veramente dimenticare il passato? Che cos'altro conosciamo?
(...) Come sia il futuro che arriva alle mie spalle non lo so, ma il passato, davanti a me, domina tutto a perdita d'occhio."

 R. M. Pirsing

# e anche oggi saremo felici domani
# o era ieri?
# Countdown

venerdì 26 novembre 2010

MI SEMBRA..

"...CHE TUTTI ABBIANO UN DESTINO TRANNE ME.
STO GIOCANDO A MOSCA CIECA CON LA VITA,CON GLI INCONTRI, 
STO GIOCANDO A NASCONDINO CON GLI IMPEGNI,
A GUARDIA E LADRI CON LE RESPONSABILITA',
GIOCO A POKER CON L'AMORE:NON SI PERDE,NON SI VINCE,
SI SCOMMETTE SULLE POSSIBILITA' DI QUALCHE COSA 
CHE SUCCEDA E NON SUCCEDE,
DI QUALCOSA CHE SI ASPETTA E NON ARRIVA,
O SI SMETTERE SOLTANTO DI GIRARE..."


Solo a volte..


Poi sempre a volte c'è questa sensazione...quando prendi un profondo respiro
e improvvisamente qualsiasi cosa sembra andare nella direzione giusta.
Quando non capisci dove stai andando,
a volte,ci sono questi momenti in cui ti fermi per strada,in mezzo alla stanza,
mentre sei intento a pensare a qualcosa o fare qualcos'altro ancora,
e sei preso da questa sensazione,
che non può essere descritta..la senti e basta.

Solo...avrei bisogno di più momenti così.

mercoledì 29 settembre 2010

STRADE





"-E' incredibile ,stare seduti sulla strada.C'è un effetto di esagerato realismo-
dissi-Di notte tutto è così vivo!!-

..A FERMARSI COSI' ALL'IMPROVVISO,
ENTRANDO IN UN RITMO CHE NON AVEVA NIENTE A CHE VEDERE 
CON QUELLO DI OGNI GIORNO,
TUTTO APPARIVA STRAORDINARIAMENTE CHIARO.
ANCHE LE LUCI DEI LAMPIONI 
CHE SI PERDEVANO NELLA DISTANZA E SEMBRAVANO MOLTO PIU' ALTE
 E VICINE AL CIELO DEL SOLITO,
ANCHE I FARI DELLE AUTO,DI TANTI COLORI,I CLAKSON,
IL LONTANO ABBAIARE DEI CANI,
I MILLE RUMORI DELLA STRADA,
LE VOCI DELLE PERSONE,
IL RISUONARE DEI PASSI.
ANCHE IL RUMORE DEL VENTO CHE FACEVA VIBRARE LE SARACINESCHE.
IL TEPORE DELL'ARIA,
LA SENSAZIONE DELL'ASFALTO ANCORA IMPREGNATO DEL CALORE DEL GIORNO.
IL PROFUMO DELL'ESTATE CHE SI ALLONTANAVA."

                                                            B.Yoshimoto