Viaggio al centro della notte, Totem, 1998
Baricco, Vacis, Rocca
"Voi avete mai avuto il tonfo al cuore? Secondo me sì.
Il tonfo al cuore è quando il tuo muscolo cardiaco, a causa di una grossa emozione, decide di staccarsi dal suo naturale luogo deputato e cade giù. E cade e cade e cade e cade e cade. E tu lo senti cadere e ti chiedi: " E adesso? E adesso che mi è cascato il cuore che si fa? Muoio?".
No, a meno che non si soffra di gravi patologie cardiache non si muore.
Però si perde il fiato. La testa. La vista. Il sangue nel tuo corpo inizia ad andarsene a zonzo e se sei in piedi è meglio che ti siedi. Io per fortuna sono seduto."
"[...] il museo mi stava aiutando a ricordarmi la quantità vertiginosa di dettagli che un libro salva dall'inesistenza, fermandoli per sempre. Praticamente si raccontano storie, di corsa, e mentre si corre si arraffa al volo tutto quel che si può, per portarlo in salvo. Sono gigantesche orme di mondo, formate da migliaia di piccoli dettagli. (...) Poi ho pensato che non era un museo sull'amore, non bisognava sbagliarsi, al proposito. E' un museo dedicato a una certa intensità che noi umani siamo in grado di proiettare sugli oggetti: lo facciamo quando viviamo una storia d'amore, certo, ma lo facciamo un sacco di altre volte: generiamo intensità. Nella vita lo facciamo con misura, perché lì lo scopo è sopravvivere: con una certa maestria, teniamo la temperatura bassa, scivoliamo via, selezioniamo. Ma in un libro...Lì è un'altra cosa: lì ci si concede alla follia."
" Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto."
<<Gli piace parlare con lei, ha una qualità fresca e diretta, quindi cerca di pensare a qualcos'altro da dire, qualcosa di vero. "Un giorno mi sono svegliato e mi sono reso conto che era troppo tardi per cambiare le cose.Quelle grosse, intendo".
"Io penso che non sia mai troppo tardi per cambiare le cose" ribatte Paulette.
Lui sorride. E pensa: è proprio così che funziona, col destino, capisci cos'ha in serbo per te quando è troppo tardi per rimediare. Per quello è il tuo destino - perché è troppo tardi per rimediare.
"Quindi è qualcosa che esiste solo a posteriori?" domanda lei.
"Direi di sì">>
" Tu che hai camminato per un secolo lo sai che niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter prendere e mettere in un posto. Tenerlo in mano e metterlo in tasca, spostarlo sul comodino come fosse un fiore in un vaso, uscire, poi rientrare e ritrovarlo lì. Come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire arrendersi, o dimenticare, ma lasciare che il caldo si raffreddi, che il bagnato si asciughi, che ogni cosa si trasformi e nasca un inizio da ogni fine. Che la fame si sazi per tornare a essere fame. Che il desiderio si estingua per rinascere. Che il sonno dia pace alla stanchezza per avere sonno di nuovo. Ogni minuto della vita gira attorno a qualcosa che non c'è più perché qualcos'altro possa accadere"
" --- E' INTERESSANTE GUARDARSI INDIETRO E VEDERE TUTTO QUELLO CHE HA DESTATO LA TUA ATTENZIONE? COME RILEGGERE UN TACCUINO DI TUTTI I TUOI TE PIÙ' GIOVANI. (STRANO QUANTO CI SI POSSA ALLONTANARE DA ESSI).--- NON PENSO DI ESSERMENE ALLONTANATO. SONO TUTTI ME. E' SOLO CHE NON MI
" (...) Oggi si commemora il Grande Torino. Secondo me non si commemora solo il Grande Torino, che è nettamente la migliore squadra italiana di tutti i tempi, perché erano solo giocatori italiani. Avevano un allenatore ungherese, il primo straniero è il 17 uomo...ma gli 11 del Grande Torino, 12 volendo allargare, sono tutti italiani. Muoiono per una circostanza più o meno unica...a Torino il 4 maggio sembra che piova sempre...(...)Valentino Mazzola va dal capitano dell'aereo, di nome Meroni...e soltanto il Torino poteva avere come capitano del volo in cui termina la migliore squadra di calcio italiana di tutti i tempi che ha il nome del miglior giocatore del Torino venuto dopo, che muore investito da un auto di un neo patentato 18enne che poi diventerà il presidente del Torino...quante possibilità ci sono che qualcuno possa sceneggiare una storia così? zero, non verrebbe in mente a nessun autore. Ma con il Grande Torino è finita l'epoca in cui i calciatori erano come noi...(...) dei calciatori che non si dimenticano da dove vengono. "
" Oppure <<essere>> e <<avere>> sono verbi del tutto inadeguati nell'intricata matassa del desiderio, per cui avere il corpo di qualcuno da toccare ed essere quel qualcuno che desideriamo toccare è la stessa cosa, sono solo rive opposte di un fiume che scorre dall'uno all'altro, poi torna indietro e infine va di nuovo verso l'altro, e ancora, e ancora, un circuito perpetuo dove le cavità del cuore, come le botole del desiderio e i buchi del tempo e il cassetto a doppiofondo che chiamiamo identità, condividono una logica ingannevole, secondo la quale la distanza più breve tra vita reale e vita non vissuta, tra ciò che siamo e ciò che vogliamo, è una scalinata tortuosa progettata con l'empia crudeltà di M.C. Escher. Quando ci avevano separati, me e te, Oliver? E perché io lo sapevo e tu no?".
" Lui era il passaggio segreto che mi conduceva a me stesso, come un catalizzatore che ci consente di diventare ciò che siamo, il corpo estraneo, il passista, l'innesto, il cerotto che manda gli impulsi esatti, il chiodo d'acciaio che tiene insieme le ossa di un soldato, il cuore di un altro uomo che ci rende più noi stessi di quanto non eravamo prima del trapianto".
"Vent'anni sono ieri, e ieri è stamattina presto, e stamattina sembra lontana anni luce. <<Sono come te>> ha detto. <<Mi ricordo tutto>>. Mi sono fermato un secondo. Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami con il tuo nome".
[...]Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Solo ricorda: i cuori che abbiamo nel corpo ci vengono dati una sola volta e prima che tu lo capisca, ti si è consumato il cuore. E riguardo al tuo corpo arriva un momento in cui nessuno se ne preoccupa. E ci vuole poco per arrivarci. "