venerdì 26 luglio 2019

"(...) Il lavoro è una costruzione continua di sé, dimostrazione continua che ce la puoi fare. Il lavoro che ti permette di guadagnarti chi sei ogni giorno è una benedizione che continuamente sei tentato di mandare a farsi benedire.     
 (...) cercate tanti amici, amici miei, amici nuovi, perché gli amici nuovi son davvero grandi occasioni. L'amore è il futuro, l'amicizia è sempre il presente e abbiamo bisogno di presente e di presenza. Io almeno ne ho bisogno.Di gente che parli bene di te quando non ci sei, per esempio. Anche se fai finta che non sia importante, perché da sempre hai così paura del giudizio della gente, che ti autosomministri una dose si autoperfidia immunizzante."

Enrica Tesio

Non sono mai riuscita a darmi una collocazione definitiva nella vita. 

Per assurdo ho sempre saputo bene che cosa volessi fare, ma, per quanto io abbia tentato usando tutti i mezzi a mia disposizione, la mia vita ha sempre avuto un che di fallato sin dall'inizio."La vita non va come te la immagini."Come dice Baricco, lei fa la sua strada, tu la tua. E non sono la stessa strada.

Ho provato e provato, a trovare un posto nel mondo, per inciso, un lavoro che mi permettesse una vita dignitosa.Non è mai stata una via diritta e con le indicazioni, ma sempre un senso unico obbligato che mi ha portato, volente o nolente, in strade secondarie strette e buie, spesso verso salti nel vuoto da rupi scoscese che non so bene nemmeno come ci sono arrivata sopra.

Ogni volta che succede non me l'aspetto, forse perché cerco sempre di dare il meglio di me,anche quando quello che sto facendo risulta essere talmente lontano per attitudine o anche impossibile da assimilare.E sono sempre convinta di farlo, in buona fede. Penso sempre di poterci riuscire, che nessuno nasce con gli insegnamenti nella testa, che le cose nuove si imparano. Ci si sforza, si fanno sacrifici, ci si adatta, ci si trova a dover scegliere tra possibilità  senza preavviso, istantanee come il caffè americano, contemporanee ad altre possibilità, un gioco ad esclusione di eventi che poi non tornano o, semplicemente, fanno a gara ad essere uno il meno peggio dell'altra.

Ma alla fine non è mai stato abbastanza.Ed io, come è successo per i percorsi di studio, so fare un po' di tutto, ma niente nello specifico. Niente che abbia un peso, niente che sia approfondito,niente che possa essere moneta di scambio, niente che possa essere considerato un passo verso un futuro dignitoso.
Ho davanti il nulla. Il vuoto. Il silenzio.

Soprattutto il Silenzio.

Quello indagatore di chi non sa niente, di quelle persone con cui non hai sentito la necessità di condividere perché ti conoscono poco o da troppo poco tempo. Vorresti mantenere asettica l'idea che hanno di te, quindi cerchi di essere discreta e mantenere un minimo di convenzione. Di questi tempi risulta essere necessario.

Quello dei tuoi famigliari,che per la verità non hanno mai capito niente di te e nonostante 40 anni di vita, non sanno niente di chi sei uguale, ma viaggiano per strutture precostituite dettate da quella che è la loro idea di te e di famiglia, e si basano su quello per giudicare quello che avresti dovuto o potuto fare, dall'alto di un legame di sangue che li pone in ruolo di giudizio senza appello e con tante discriminazioni.

Quello delle persone amiche  che dovrebbero darti una tregua o essere la tua tregua. 
Che ti conosco bene. Che ti conoscono da una vita. Che dovrebbero sapere come prenderti e magari in qualche modo riescono anche a smuoverti dall'empasse. 
E invece decidono di defilarsi. Quasi fosse la goccia che ha fatto traboccare il vaso e  non aspettassero che il momento giusto, che ci avessero ragionato sopra addirittura, trovando parole che sul momento possono quasi sembrare normali, una conseguenza naturale della situazione.
Come ho scritto altrove,è convinzione comune ed inossidabile, un po' per tutti quelli che mi conoscono,che io sia una persona difficile. In generale. Difficile da prendere. Difficile da accettare. Difficile da accontentare, sopratutto. Difficile da sopportare. 
Quindi le defezioni non mi sorprendono mai più di tanto. Ma le persone che le fanno si.
Forse avrei solo dovuto capire per tempo ed essere meno accondiscendente quando captavo segnali strani e che azzittivo per affetto o beneficio del dubbio.

Questi silenzi saranno sempre lì, davanti a me, ci convivo come si convive con i propri difetti credo, o con una grande perdita che non dipende da te e contro cui non ci sono soluzioni. Ci sono e ci saranno sempre.
Vorrei pensare che prima o poi saranno attutiti da silenzi migliori, di accettazione e comprensione, ma non sono una che si illude e non mi faccio illusioni in merito.
Ho superato il periodo della fiducia, ora non credo più in nulla.
Oltre a quello che ho visto.

Tra ottimismo e calcolo delle probabilità, stai sempre dalla parte del calcolo.

Devo imparare a non ignorarla  mai questa cosa.


Nessun commento:

Posta un commento