Qua si sposano norma e rischio,qua il sole sorge ogni notte...
mercoledì 22 maggio 2019
Non ho mai visto Game of thrones. (In realtà si,ma ho abbandonato alla terza puntata della prima serie per manifesta e incontrastata noia). In un impeto di follia, ho guardato in una notte tutti gli episodi dell'ultima serie. Niente,ora per farla completa meditavo di vederle tutte,al contrario, fino all'inizio. Tanto, dopo quello che ho visto e letto in questo infinito tormento dei fan, non può che "migliorare".
mercoledì 15 maggio 2019
Moneyball, 2011,dir.B.Miller
"A un certo punto ci viene detto che non possiamo più giocare al gioco dei bambini, semplicemente non possiamo... non sappiamo quando sarà. A qualcuno di noi viene detto a diciott'anni, a qualcuno di noi viene detto a quaranta, ma ci viene detto."
Non ha il romanticismo de "L'uomo dei sogni", che per quanto mi riguarda resta il film migliore e ideale sul baseball.
Nè de "Il Migliore". Nè di "Ragazza vincenti".
Ovviamente perché di baseball ne ho sempre capito poco.
Ma gli americani,come racconta Buffa, non avendo avuto un epoca storica di cui possano o vogliano raccontare, hanno una maniera epica di narrare lo sport e gli atleti sportivi. E questo film non fa eccezione.
Soprattutto, hanno sempre e comunque la logica etica della seconda chance come mai si troverà in un'altra cinematografia.
Qui questa etica è un po' distorta, ad un certo punto sentiremo la figlia del protagonista che dirà al padre "sei il miglior perdente della storia",ma il punto è che si è dei vincenti anche senza vincere per forza di cose.
Lo si vede in altro e da altro che cosa significa ribaltare la situazione.
O almeno, è così che mi piace pensare l'epilogo.
martedì 14 maggio 2019
From Twitter Emanuele Emma
Dylan direbbe "the Times the are a- changin' ".
Io mi limito a sentirmi un pelo vecchia.
lunedì 13 maggio 2019
"Vedrai,vedrai", cover J.Savoretti.
Luigi Tenco scrive questa canzone nel 1966, pensando alla madre che teme di aver deluso per le sue scelte di vita e che avrebbe voluto per lui un avvenire più sicuro.
Parla di una vita fatta di continue promesse disattese e da un'inconcludenza quasi inevitabile, e lui è insofferente per non riuscire a dare, a qualcuno che ama, ciò che meriterebbe.
E' un mio pensiero costante, questo. E questa giornata, per tutta una serie di ragioni viziose e croniche che persistono nella mia esistenza come una malattia che non si può debellare, lo ha reso ancora più presente.Trovandomi nella situazione completamente opposta a quella di Tenco e dovendo fare i conti con condanne preventive e nemmeno tanto velate di incapacità da parte di chi dovrebbe sorreggerti in determinati momenti, suppongo che gli interrogativi senza risposta diventano una sorta di ossessivo loop.
Mi chiedo sempre se,con la presenza e il supporto di mia madre, la mia vita sarebbe stata più sopportabile. Magari sarebbe proprio lei a dire a me "vedrai che presto cambierà". E forse basterebbe. O non basterebbe affatto, ma sentirlo dire da lei avrebbe tutto un altro significato.
Io ho smesso di ripetermelo ed anche quando me lo dicono quelle persone che, in qualche modo, in me ci credono (più di quanto sia capace di fare io), al punto in cui sono adesso le cose, non ha senso né valore.
Mi sento un po' un punto su una circonferenza che gira in tondo su stessa e credo di essermi fermata al "non so dirti come e quando".
venerdì 10 maggio 2019
"Behind every beautiful thing there's been some kind of pain"
NOT DARK YET, B.Dylan,1997, Time out of mind
"Ma la vita stessa dimostra di essere il più inaffidabile dei narratori, portandoci in un continuo viaggio dove è impossibile predire ciò che potrebbe accadere dopo. La vita stessa ci imbroglia. Ci inganna. Dipinge un uomo come un eroe quando potrebbe benissimo essere un cattivo. Eroe o Cattivo? Cattiva o eroina? O forse nessuno dei due. Forse la vita è vestire il ruolo, ancora una volta, di inaffidabile imbroglione. Forse chi è dipinto come eroe o cattivo delle nostre storie, in realtà, è solo una comparsa di un film molto più grande. Forse sono solo delle aggiunte che riempiono l'immagine, così i veri eroi possono avere delle comparse in sottofondo."
LIFE ITSELF, 2018, dir. D. Fogelman
Ho visto il film per due motivi essenziali: il regista e la colonna sonora. Anzi, no. E' il contrario: la colonna sonora e il regista.
La colonna sonora.
Ci sono momenti in cui faccio fatica ad apprezzare il suo timbro vocale, tanto che molto spesso amo maggiormente le cover piuttosto che le versioni originali. Ma nella maggior parte dei casi, Bob Dylan resta uno dei miei cantautori preferiti. La sua è una scrittura e una visione emotiva del mondo che non ha eguali.
Vedere un film con una colonna sonora di Dylan come parte integrante della storia e dei personaggi, mi sembrava quanto minimo scontato. Non conoscevo le canzoni dell'album che compongo la colonna sonora, quindi è stato anche un grande arricchimento perché ho scoperto canzoni che, almeno per oggi, mi hanno preso un po' di cuore.
Il regista.
Dan Fogelman mi ha folgorata come sceneggiatore di This is us. Per me la serie è catartica oltre ogni dire e invidio molto la visione d'insieme, la circolarità della vità, i destini incrociati che Fogelman riesce ad evocare in una storia.
Dylan e Fogelman insieme era motivi più che sufficienti per imbarcarsi in un film di cui non ho nemmeno visto il trailer, né molte altre notizie in merito.
E niente, nel film, esattamente come in "This is us", le storie partono da lontano: da luoghi diversi, con motivazioni a volte incommensurabili anche solo da ascoltare, a volte semplici e naturali nei risvolti. Le parole di Dylan danno un senso a diramazioni estreme di un singolo inaspettato e straziante evento che condizionerà la vita di diverse generazioni. Perché la vita stessa ci imbroglia,ci mette in ginocchio. Ci fa fare le comparse nella vita di altri,qualche volta gli eroi, qualche volta i cattivi, ma senza esserlo mai veramente per scelta. Il mondo, e le persone che lo abitano, è collegato da sentimenti, sempre uguali nel tempo, sempre condizionanti. E, in qualche modo, sempre circolari.
Ci sono più colpi allo stomaco di quanto sarebbe naturale aspettarsi e una finale che, sebbene rappresenta un cerchio che si chiude, è comunque un finale troppo melenso persino per me.
Da guardare, a patto che siate a pronti a consumare pacchi interi di kleenex e abbiate il mood dell'accettazione incorporato, quello che vi fa sopportare che la vita, come in una partita di champions, è sempre tutta da decidere fino all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di recupero.
E che il bene non sempre è scontato, così come non è scontato il male.
giovedì 9 maggio 2019
La realtà non è la Legge di Murphy. E' peggio. (A dirla tutta, sto male più per loro piuttosto che per la Juve. Ma QUESTE sono vere partite di calcio,quelle che giochiamo qui in Italia sono un altro sport)
martedì 7 maggio 2019
"In nessuna cultura gli uomini dicono chi sono e chi vogliono essere come in quella nord americana,in questo luogo della terra dove la nobiltà non è mai arrivata ed è stata eventualmente sostituta dalla celebrità,gli uomini fanno una sorta di storytelling esistenziale perché vogliono essere valutati e giudicati per le azioni che compiono.E su quel podio, Tommie e John non ci sono andati soltanto per sé stessi,ci sono andati anche per quelli che non c'erano,che non erano venuti e non volevano venire.E in quei pochi secondi tanti afroamericani hanno visto l'America che volevano vedere, l'America in cui volevano credere,ma poi per 40anni nessuno di loro due è stato mai visto,mai visto più. (...)john dirà tutti hanno guardato quella fotografia,per la rivista Life una delle 6 più potenti di tutto il 900,ma nessuno ha mai raccontato la storia. noi l'avremmo raccontata volentieri,ma nessuno ce l'ha chiesto mai. non hanno mai rinnegato chi sono stati,sono sempre stati convinti e hanno sempre ripetuto che non credono di aver sbagliato e se anche avessero sbagliato,comunque non avevano torto. (...)non avevano più nulla da dimostrare,da provare....non hanno mai voluto essere delle star,mai in nessun momento, non volevano essere delle stelle che si sarebbero spente al mattino quando fa giorno e tanto meno delle leggende, quelle leggende che non muoiono mai,ma probabilmente e involontariamente, nel secondo caso non ci sono riusciti...sono e saranno sempre loss and the jet"
Federico Buffa racconta il 68, Mexico City,
Tommi Smith e John Carlos
giovedì 2 maggio 2019
" I talk to the wind / my words are all carrier away / I talk to the wind / the wind does not head / the wind cannot head "