lunedì 13 maggio 2019



"Vedrai,vedrai", cover J.Savoretti.


Luigi Tenco scrive questa canzone nel 1966, pensando alla madre che teme di aver deluso per le sue scelte di vita e che avrebbe voluto per lui un avvenire più sicuro. 
Parla di una vita fatta di continue promesse disattese e da un'inconcludenza quasi inevitabile, e lui è insofferente per non riuscire a dare, a qualcuno che ama, ciò che meriterebbe.

E' un mio pensiero costante, questo. E questa giornata, per tutta una serie di ragioni viziose e croniche che persistono nella mia esistenza come una malattia che non si può debellare, lo ha reso ancora più presente.Trovandomi nella situazione completamente opposta a quella di Tenco e dovendo fare i conti con condanne preventive e nemmeno tanto velate di incapacità da parte di chi dovrebbe sorreggerti in determinati momenti, suppongo che gli interrogativi senza risposta diventano una sorta di ossessivo loop.

Mi chiedo sempre se,con la presenza e il supporto di mia madre, la mia vita sarebbe stata più sopportabile. Magari sarebbe proprio lei a dire a me "vedrai che presto cambierà". E forse basterebbe. O non basterebbe affatto, ma sentirlo dire da lei avrebbe tutto un altro significato.
Io ho smesso di ripetermelo ed anche quando me lo dicono quelle persone che, in qualche modo, in me ci credono (più di quanto sia capace di fare io), al punto in cui sono adesso le cose, non ha senso né valore. 
Mi sento un po' un punto su una circonferenza che gira in tondo su stessa e credo di essermi fermata al "non so dirti come e quando".

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