" Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto."
A.Baricco, City
A volte credo che, cosciente o no della cosa, io abbia preso alla lettera questa citazione, sin dalla prima volta che l'ho letta e assimilata.
Il libro per la verità non l'ho amato molto, giusto alcuni lampi di genio puro, come questa citazione.
Ma questa citazione, mi rigira in testa in continuazione, sempre, non mi abbandona mai. Ed è ancora più insistente ogni volta che, mi costringono o di mia volontà, mi fermo a rivalutare la mia vita e mi ritrovo inevitabilmente a pensare a dove sto andando.
Ma andare dove?non sto andando da nessuna parte.
Non so nemmeno se sia poi così importante arrivare da qualche parte.
Io mi vedo sempre ferma, sento solo lo scorrere del tempo. Il tempo relativo a me, peraltro. E mi sono sempre sentita per davvero un posto, uno di quelli che accolgono le persone durante il loro andare per la loro strada. Guardare passare il mondo, un po' alla volta, imparando da quello a capire come sono fatta.
Se mai ce l'abbia mai avuta una strada davanti a me, non sono stata in grado di percorrerla e arrivare da qualche parte. Forse non ci ho mai fatto nemmeno molto caso. Penso solo che se dovevo davvero arrivare da qualche parte, ad essere qualcuno di diverso da quello che sono ora, forse ci sarei arrivata e basta, in maniera naturale, senza dovermi costringere a farlo.
E forse alla fine è questo il problema.