My Fair Lady, 1964, dir. G. Cukor
Questo era uno dei pochi film di Audrey Hepburn che ancora non avevo visto.
Avevo cominciato a guardarlo in italiano, ma ad un certo punto non ho potuto fare a meno di ritornare all'originale. Avremo anche i migliori doppiatori del mondo, ma la trasfigurazione del senso è totale, si perde letteralmente per strada. Un attacco di orticaria mi avrebbe dato, credo, meno fastidio.
In ogni caso, questa è l'interpretazione più complessa (e riuscita) affidata alla Hepburne,che ha un personaggio che evolve con difficoltà, affinandosi e arricchendosi, senza mai essere banale o scontato. E il musical ha una struttura di una solidità sorprendente, tanto che è in grado di spaziare temporalmente e scenograficamente in più direzioni collaterali, senza però far minimamente sentire le quasi tre ore di spettacolo. Le sequenze sono talmente perfette ed equilibrate ( su tutte quella della corsa dei cavalli, in cui un gruppo di nobili balla rigidamente affermando che andare all'ippodromo è l'apice del loro spasso) nella loro sospensione tra il reale e l'onirico che il risultato finale è un calibrato e caleidoscopico prodotto che supera la classica versione del musical senza però perdere minimamente le caratteristiche intrinseche del genere.
E' la storia di un'educazione che per la verità è solo il tentativo egoistico di plasmare una persona secondo le proprie ambizioni: gestire un essere umano secondo la propria convenienza. Ammetto che spesso mi sono chiesta anch'io, come il professore misogino protagonista, come mai le donne non possono essere "semplici" come gli uomini. Ma decisamente sono abbastanza lontana dalla convinzione dello stesso di poter andare avanti contando esclusivamente sulle proprie capacità di persuasione, sulla propria arroganza intellettuale e sul proprio egocentrismo compiaciuto.Ovviamente ho gradito molto di più il momento della ribellione di una donna che ormai ha preso coscienza di sé stessa ed esercita la sua capacità decisionale.
Ho qualche "difficoltà" ad accettarne il finale, ma in fondo è un film del 1964 e la protagonista resta, appunto, una donna ( e con questo non mi riferisco minimamente allo stereotipo, ma alla lungimiranza): non potevo aspettarmi niente di diverso, credo.
Per questo, forse, dovendo scegliere a chi affezionarmi nel vasto panorama dei personaggi del musical in generale, a Eliza preferirei Mary Poppins. Lei quanto meno svolge il suo compito e poi va per la sua strada senza ripensamenti.
E su entrambe, Holly Goolightly. Senza nessun ripensamento.
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