" [...] le avrei voluto dire che scoprire di non essere identici a se stessi anche nel modo più destabilizzante e doloroso contiene comunque la scintilla, per quanto rifratta, del mondo a venire, in cui tutto sarà come ora ma un po' diverso perché il passato resterà citabile in tutti i suoi momenti, compresi quelli che dalla prospettiva del nostro attuale presente sono esistiti ma senza succedere davvero"
Ben Lerner, NEL MONDO A VENIRE.
Stasera pensavo a tutte quelle cose che sono "esistite" nella mia vita, senza essere successe davvero.
Non intendo le cose che vorrei che accadessero, che immagino nei loro particolari, caricate da tutta una serie di aspettative (che inevitabilmente verrebbero deluse), che poi però non accadono. Cose che ci pensi, ci ripensi, arrivi a strutturare con dialoghi, location, parole, così come scriveresti una sceneggiatura o un sogno. Cose che sono vere e proprie fantasie e alla fine, purtroppo o per fortuna, non succedono.
(Forse proprio perché ci hai pensato così tanto e ci hai sperato così tanto).
No, intendo proprio situazioni che si sono verificate in tutta la loro inevitabilità ma che, pur avendole vissute, non ho sentito mie. Sei lì e stanno accadendo a te, ma tu sei sospesa tra l'incredulità e l'azione materiale. E in realtà hai la sensazione di guardarti dal di fuori, sei in grado di anticipare i movimenti prima di farli, di pensare le parole esattamente un secondo prima che ti escano di bocca: non sai se sono quelle giuste, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, si può solo andare avanti e viverle. E quelle cose succedono, ma già nel mentre, senti una sensazione di estraneità: stai facendo qualcosa che sai di volere con tutta te stessa, che speravi e aspettavi, ma il primo ineludibile risultato è che non ne provi piacere, non ti senti a tuo agio mentre lo fai, e non sai bene il perché.
E sebbene tali avvenimenti avrebbero per te un certo indiscutibile valore e si portino dietro una vasta gamma di emozioni, alla fine restano cose qualunque. Vorrei saper spiegare meglio, ma l'unica cosa che mi viene ancora in mente per indicarlo è il passaggio di una canzone di De Gregori che dice " se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve che freddo amore mio, pensaci bene, far l'amore".
Fredde cose qualunque.
Allora smettono di appartenerti, smettono di essere tue, smettono di succedere davvero anche se sono accadute materialmente.
E tutto quello che ti rimane è sempre un'attesa indefinita di qualcosa di concreto che tuo lo sia per davvero.
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