"Si dice che ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo immagini, quando lo realizzi e quando lo ricordi" - F. Buffa
La Danimarca è stata una destinazione che è capitata. La mia prima intenzione era quella di involarmi sulle Highlands Scozzesi, ma un po' per il budget, un po' perché vorrei trovare la dimensione (e la forma fisica) giusta, ho rimandato.
Così ecco materializzarsi l'idea-compromesso di Copenaghen e le città minori, qualcosa di già organizzato che mi desse la sicurezza di non perdermi in un bicchiere d'acqua la terza volta, in tutta la mia vita, che mi decido a mettere piede fuori dall'Italia.
Non ho immaginato niente, quindi, di questo viaggio. Non ho nemmeno cercato notizie sul posto, un po' come quando vado al cinema e mi rifiuto di vedere il trailer: mi sono affidata alla sensazione. Non ho controllato o cercato o preparato Niente di niente: esattamente quello che si dice "partire all'avventura". Certo, mi sono affidata a chi avevo vicino, alle strade ché sempre strade restano, anche dall'altra parte del mondo. Alla speranza che non fosse un completo disastro. E, forse, non lo è stato. Forse.
Le variabili sono state tante.
Detto ciò, son capitati momenti, durante i km macinati e la giravolta di città e Castelli, visti come se guidassimo una macchina impazzita alla 24 ore di Le Mans, durante i quali ho riso come non facevo da tempo. E solo per questo, perché era quello di cui avevo bisogno, ringrazio.
Qualche foto dei momenti e dei posti che ho sentito più miei:
Ora non lo so quanto lo abbia vissuto davvero, questo viaggio, e quanto mi resterà addosso.
Per il momento, non riesco a pensare ad altro che Io resto sempre io anche fuori dai confini e devo fare i conti con il fatto che non è stato proprio un bene; e cambiare sé stessi è molto più difficile di quello che si pensi. Soprattutto quando non se ne sente profondamente la necessità e lo si dovrebbe fare solo per evitare che gli altri ti giudichino o respingano.