sabato 12 ottobre 2013

Instant Crush



"I didn’t want to be the one to forget / I thought of everything I’d never regret / Let’s run with it because it’s all we can take / One thing I’d never see, the same way around / I don’t believe it and it slips from the ground / I want to take you to that place near the rush / But no one gives us any time anymore / You used me once / You made an offer for it, then you ran off / I got this picture of us kissin’ in my head / And all I hear is the last thing that you said  / [...]You thought he saw someone that looked just like me / I saw my memory that just never dies /[...] He sees right through me, it’s so easy with lies / Cracks in the road that I would try and disguise / [...]Kinda given up on giving away  / Now I thought about what I wanna say "    - Daft Punk - Instant Crush (feat. Julian Casablancas)

Ho scoperto recentemente i Daft Punk. (si, lo so..chiamatemi anche sprovveduta anacronista, se la cosa vi fa sentire meglio).
"Drive"  (2011, dir. N. Refn) è uno dei poch(issim)i film con Ryan Gosling che mi piacciono veramente molto. 
"Drive" abbinato a testo e musica di "Istant Crush" credo sia una delle cose più belle di questo sabato di ottobre funestato da mal di testa e da pensieri che si rincorrono e che io non riesco a chiudere in una scatola, nel punto più inarrivabile del ripostiglio della mia mente.
Così...se proprio devo lasciarli correre, meglio farlo così. Andranno a sbattere da qualche parte a distruggersi. Prima o poi. D'altronde, basta avere pazienza e le cose succedono.
"La sottigliezza delle sensazioni inutili, le violente passioni per nulla, gli amori intesi per ciò che si suppone in qualcuno, tutte queste cose...queste e ciò che manca in esse eternamente, tutto ciò produce stanchezza, questa stanchezza, stanchezza.[...] perché io amo infinitamente il finito, perché io desidero impossibilmente il possibile, perché voglio tutto, o ancora di più, se può essere, o anche se non può essere [...]"  - Fernando Pessoa, La Stanchezza
"E' strano sentirsi legati a qualcuno da qualcosa che non è niente". 

Continuo a guardare una tua foto di qualche anno fa. 
E' una foto di quando ancora non ti conoscevo, di quando non eri nemmeno un barlume lontano nei miei occhi. E' una foto in cui i tuoi occhi sono sereni e luminosi...tutto il tuo viso è pervaso da questa sorta di serenità e guardandola mi rassereno anche io. 
Solo un po', per la verità, e per troppo poco tempo. Ma succede.
Ho visto questa foto la prima volta all'inizio di quest'anno, qualche tempo dopo la prima volta che mi hai accompagnata a casa (l'unica costante di tutto questo non-rapporto) e ammetto che sono gli occhi che hai in quella foto e quell'espressione in tutto il viso che, in un modo che non saprei spiegare, mi hanno spinta verso di te. 
Mi fermo a pensare che stranamente mi piaci più in quella foto che dal vivo, ma forse questo dipende dal fatto che non ti vedo già da un po' e che mi sto impegnando a fondo per liberarmi piano piano della tua vera immagine, della tua vera voce, delle poche poche cose che so di te.
Eppure continuo a guardare quella foto.
So che non va bene farlo. Non mi aiuta farlo. Non migliora le cose, farlo.
Ma sono un po' stanca di lottare contro me stessa, e visto che è l'unica cosa che al momento posso fare, la faccio.

mercoledì 9 ottobre 2013

"- Lei fa lampadine, le è mai successo di vedere una luce in cui si è riconosciuto? Che era proprio lei?
Il vecchietto si ricordo di un lampioncino acceso sulla porta di un cottage, anni prima.
- Una volta - disse.
- E allora può capire. Una luce è giusto uno spicchio di una storia. Se c'è una luce che è come lei, ci sarà anche un rumore, un angolo di strada, un uomo che cammina, molti uomini, o una donna sola, cose del genere. Non si fermi alla luce, pensi a tutto il resto, pensi a una storia. Riesce a capire che esiste, da qualche parte, e che se lei la trovasse, quello sarebbe il suo ritratto?"
Alessandro Baricco, Mr Gwyn , Feltrinelli 2012

Ho appena finito di leggerlo.
E ho capito che Baricco sarebbe il  mio Mr. Gwyn se un giorno decidesse di scrivere ritratti.
Il libro è un pelo sotto la meravigliosità di "OceanoMare" o "Castelli di Rabbia." 
Ma è sempre incommensurabilmente meraviglioso.


La programmazione spiegata male #1

AmicoB. : 
In quel server mi hanno aggiunto una cache intermedia di cui non avevo idea. Quindi io svuotavo quella che conoscevo, disabilitavo quello che sapevo, cancellavo i file,  e continuavo a vedere tutto lì. Mi sentivo pazzo. Ma ho risolto.

Io(dall'alto della mia ignoranza in materia)
Allora potrei istallarti una cache intermedia nella testa così non ti dimentichi i nomi dei registi e dei film...e degli attori...come faccio?

AmicoB. : 
la cache serve solo per memorizzare cose che già so...

Io: 
Quindi una cache intermedia è totalmente inutile? è solo memoria occupata di più...

AmicoB.: Già. Sono un uomo inutile.*


*AmicoB. cercava di aggiornarmi in maniera terra terra, perché io riuscissi a seguire, sui suoi progressi nella risoluzione di un intoppo lavorativo confutando una mia tesi generale sugli esemplari di sesso maschile.



martedì 8 ottobre 2013

SEI


"Ehi vuoi parlarmi di quando avevi un'altra faccia / e andavi verso di lei e non pensavi che da quell'attimo saresti stato quel che sei / tu sei non sei più quel che eri un tempo e ora sei quel che c'è di diverso da me / e pensare a quanto tradirono tutti quei baci / che tolsero via dalle bocche le frasi che avremmo voluto gridare / per convincerci che di amarci noi non ne saremmo mai stati capaci / e allora tu spiegami dei nostri baci il senso / e se un senso lo trovi dimmi almeno qual è / dimmi se c'è... / Ehi vuoi ascoltarmi / ho ancora altre facce da indossare tu chi sei, / non mi assomigli tra quelle che ho cucito e non ricordo più chi sei / tu se non sei più quel che eri un tempo e ora sei quel che c'è / di diverso da me / e pensare che quando rapirono tutti i pensieri / quei baci bugiardi sembravano veri / intanto impedivano a noi di convincerci che non avremmo mai visto la fine di tutti quei baci perché senza fine li avremmo rubati / di questo che tu ora mia l'inizio qual è? / ehi quello che vedo sei / un riflesso che non m'appartiene / non mi riconosco / tu, specchio, sai dirmi almeno chi sei? / quello che vedo sei... / sulla bocca assaporo i tuoi baci / negli occhi rivedo i tuoi occhi e capisco finalmente chi sei / e pensare che quando tradito da tutti quei baci / non mi resi conto di quanto restassi negli occhi, / sul viso, nell'aria c'è una parte di te / e ho capito che se mi rifletto guardandomi in viso non mi riconosco / ehi vuoi cambiarmi..."
NEGRAMARO , "SEI" 


Non ho mai amato molto i Negramaro, ma al momento, questa canzone coglie nel segno. 

domenica 6 ottobre 2013

" C'è una cosa che ci portiamo dentro che deve uscire per forza, e che poi per forza dobbiamo distribuirla in giro. Il problema è che gli affibbiamo nomi diversi: affetto, altruismo, amore, preoccuparsi per qualcuno. Se una cosa cambia - il nome - una cosa resta uguale sempre: deve uscire per forza. Altrimenti c'è un problema. E' come per un pompiere con il tubo dell'idrante che però se lo spara in faccia. E' come agitare una bottiglia di spumante però senza stapparla mai."
                                                                                                        dal blog Rafeli. org

Ci sono cose che accadono sistematicamente nel momento sbagliato della mia vita.

A volte accadono quando dentro senti che è (forse) un po' troppo tardi per farle accadere nel momento in cui stanno accadendo. Ma non ne sei nemmeno tanto convinta.
Oppure in quel momento, proprio in quel momento in cui finalmente il destino dà l'occasione, 
tu sei altrove. Altrove con la mente, con il cuore, con l'umore e un po' anche con il corpo, sebbene sei lì e fisicamente senti addirittura di averne bisogno.
Non è una questione di non volere che accadano, sia chiaro. Ma il contrario.
Magari sono cose a cui pensi da una vita, fantasie che ti si sono arrovellate nella mente e nei pensieri quasi ciclicamente, cose che ti sei sempre chiesta " come sarebbe se succedesse veramente...". 
Per anni. E anni.
Poi finalmente accadono. Tu ci sei dentro. Sei dentro a quel momento e a quella cosa e vuoi farla, sei in grado di gestirne le implicazioni e le conseguenze, anche se nella testa risuona incessante il ritornello "ommerda, e adesso? e poi?"
Ma poi sei lì e non puoi. Non puoi anche se vuoi. Non puoi e un po' ti incazzi del perché non puoi. Non puoi e basta. 
E' una sensazione strana, quella che ti prende dopo, quando sei lontana da quel momento e non sai se avrai altre occasioni per ritrovartici dentro. 
Non è rimpianto. Non è insoddisfazione. Forse un po' di leggero smarrimento.
Mi sento un po' come la bottiglia di spumante, ma sono contemporaneamente abbastanza serena. 

E oggi è un altro giorno e vado avanti. E spero in altre occasioni.

venerdì 4 ottobre 2013

" E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada, non nel mormorio che sgorga di notte 
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole, 
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti,  di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te.
e non per te comprerò dolci, 
all'angolo della strada mi fermerò,
a quell'angolo a cui non svolterai, 
e dirò parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te".

Julio Cortazàr, "Il Futuro"

Cerco di impormi le cose. Perché cerco di comportarmi da persona matura e adulta.
Ma, è evidente che ci riesco proprio male.

lunedì 30 settembre 2013


Qualche tempo fa mi è capitato di imbattermi in una citazione molto famosa di un film altrettanto famoso, che devo ammettere di non aver visto ancora. Il film in questione è 
"Pensavo Fosse Amore e invece era un calesse." ( 1991, dir. M. Troisi) e la citazione precisa che aveva catturato la mia attenzione è, per inciso, quella di un dialogo tra Troisi e i suoi amici:
"Gli Amici: Abbiamo visto Cecilia, lei non stava sola. Stava insieme a uno. Uscivano dal cinema, parlavano, ridevano, scherzavano...un bel ragazzo, un buffone. Si baciavano, si 'bracciavano...Stavano insieme Tommà! Stavano proprio assieme!
Troisi: Perché siete tutti così sinceri con me?!?! Cosa vi ho fatto di male io?!?! Chi vi ha chiesto niente? Queste non sono cose che si dicono in faccia. Queste sono cose che si dicono alle spalle dell'interessato. Sono sempre state dette alle spalle!".
Quando è successo, per la verità, non era un momento molto esaltante della mia vita, soprattutto a livello interpersonale. Mi ero trasferita da poco a Torino e non riuscivo a trovare una mia dimensione. Mi sentivo molto sola e il fatto che di solito la prima impressione che faccio a tutti non è propriamente positiva peggiorava nettamente la situazione.
In quel periodo avevo avuto delle divergenze con le persone che avevo intorno, con le quali stavo cercando piano piano di creare una quotidianità e un certo tipo di rapporto amichevole. Persone che, in quel momento, non si stavano propriamente comportando da amiche. 
Ed in ogni caso, io ero troppo sensibile ad un certo tipo di comportamento e soffrivo terribilmente per il modo con cui mi si parlava e, in generale, ci si accostava a me.

Per sdrammatizzare la situazione e cercare di non lasciare strascichi, venne fuori una sorta di adattamento della citazione del film di Troisi : " Noi ti vogliamo bene, ma alle spalle!".
Me lo si diceva (e me lo ripetevo io stessa) spesso, quando il momento era duro e la sensazione di essere soli e non capiti da chi dovrebbe farlo apriva una sorta di voraggine nei pensieri.
Ancora oggi, quando capita l'occasione o ci troviamo in un momento di empasse, questa citazione viene sempre fuori, riportando sui binarsi quello che, a volte, inevitabilmente, deraglia. Perché le persone sono fatte ognuno a modo proprio e dimostrarsi a vicenda affetto a volte non è proprio la cosa più semplice e immediata di questo mondo. 
Penso alla mia Coscienza, quella con il nome e l'indirizzo diverso dal mio, che all'epoca mi rimproverava il fatto che io tengo a distanza le persone e che sembro non riuscire mai a dimostrare agli altri quanto in realtà mi affezioni a loro. 

Stasera sul socialcoso ho trovato una vignetta che mi ha ricordato tanto  questa cosa del "volersi bene, ma alle spalle" e mi ha fatto pensare al fatto che, spesso, ci affezioniamo in maniera inaspettata alle persone che incontriamo sulla nostra strada ed è dura quando non riusciamo a far arrivare ( o non ci arriva) in maniera tangibile questo volersi bene nel modo e nel momento giusti. 

Ecco, a me succede sempre così: mi affeziono di nascosto e voglio bene alle spalle. 
(E viceversa. Spero.)

domenica 29 settembre 2013


ciao, sono la tua gatta e il mio compito per i prossimi tempi sarà farti venire l'ansia del genitore in attesa scappando dalla finestra ogni volta che posso...

(due giorni fa è tornata con un pezzo di bistecca ai ferri tra le fauci...ed ha imparato ad aprire da sola il chiavistello della finestra...oggi l'ho vista appollaiata sul comignolo alle spalle della mia finestra. Io non ho una gatta, ma un genio del crimine a quattro zampe. E sono continuamente in ansia...)

venerdì 27 settembre 2013

"Perché il non esserci più di quel che c'è stato è sempre doloroso, veramente doloroso, ma il non esserci più di quel che non c'è stato è veramente micidiale, una cosa proprio annichilente. Come fa una cosa che non c'è stata a non esserci più. Non c'è più qualcosa, ma è un qualcosa che non essendoci neanche stato alla fine non sai neanche che cos'è, però sai benissimo che non c'è più perché almeno una volta l'hai sfiorato. Hai sfiorato qualcosa che pur non essendoci più per un po' era sfiorabile, questi buchi neri fatti nel niente, di questo sfiorabile, che forse per un periodo avresti potuto anche abbracciarlo, sono qualcosa che mi ha sempre ammazzato"
Ugo Cornia, Quasi Amore


 Ecco, appunto.