"La sottigliezza delle sensazioni inutili, le violente passioni per nulla, gli amori intesi per ciò che si suppone in qualcuno, tutte queste cose...queste e ciò che manca in esse eternamente, tutto ciò produce stanchezza, questa stanchezza, stanchezza.[...] perché io amo infinitamente il finito, perché io desidero impossibilmente il possibile, perché voglio tutto, o ancora di più, se può essere, o anche se non può essere [...]" - Fernando Pessoa, La Stanchezza
"E' strano sentirsi legati a qualcuno da qualcosa che non è niente".
Continuo a guardare una tua foto di qualche anno fa.
E' una foto di quando ancora non ti conoscevo, di quando non eri nemmeno un barlume lontano nei miei occhi. E' una foto in cui i tuoi occhi sono sereni e luminosi...tutto il tuo viso è pervaso da questa sorta di serenità e guardandola mi rassereno anche io.
Solo un po', per la verità, e per troppo poco tempo. Ma succede.
Ho visto questa foto la prima volta all'inizio di quest'anno, qualche tempo dopo la prima volta che mi hai accompagnata a casa (l'unica costante di tutto questo non-rapporto) e ammetto che sono gli occhi che hai in quella foto e quell'espressione in tutto il viso che, in un modo che non saprei spiegare, mi hanno spinta verso di te.
Mi fermo a pensare che stranamente mi piaci più in quella foto che dal vivo, ma forse questo dipende dal fatto che non ti vedo già da un po' e che mi sto impegnando a fondo per liberarmi piano piano della tua vera immagine, della tua vera voce, delle poche poche cose che so di te.
Eppure continuo a guardare quella foto.
So che non va bene farlo. Non mi aiuta farlo. Non migliora le cose, farlo.
Ma sono un po' stanca di lottare contro me stessa, e visto che è l'unica cosa che al momento posso fare, la faccio.
Nessun commento:
Posta un commento