giovedì 15 marzo 2012


Quella sono io.
Questi giorni che seguo un corso di formazione, 
che (non so,vorrei sperare) mi serve per avere un lavoro almeno per il prossimo mese, 
e la sveglia è puntata fissa alle 6 del mattino.
Sono io.
Io che ho dormito come al solito solo 4 ore e devo muovermi.
Mi vesto quasi ad occhi chiusi,
preparo velocemente la colazione a Lilo e il pranzo per me,
e inforco a tentoni la porta di casa per uscire incontro alle pungenti mattinate di marzo,
un po' frastornata, come quando avevo 16 anni e il treno che mi  portava a scuola era alle 7.15
E per strada cerco di non pensare a come è finita l'ultima volta che ho fatto un corso uguale,
con 8 ore di formazione sconsideratamente accellerata davanti ad un pc,
con tre applicativi diversi da gestire,
per far fronte alla richiesta di clienti incalzanti e piani tariffari dal nome (non mi spiegherò mai perchè)
talmente pittoresco da ricordare che, in un momento diverso, mi farebbe anche ridere.
E coordinatori che ti chiedono di farlo nel minor tempo possibile.
Sono io.
Che cerco di trovare la mia faccia più sveglia e intelligente,
da metter su per fare una buona impressione
anche se poi non servirà a niente.
Sono io che un paio di volte, durante i tempi morti della spiegazione, 
mi appisolo sul banco e mi sveglio appena in tempo,
un pelo prima che il formatore si avvicini abbastanza da sorprendermi. 
Sono io che continuo a ripetermi che, comunque vada, almeno sto conoscendo persone nuove,
anche se c'è una vocina che mi dice di non essere precipitosa,
chè anche se sono persone che mi piacciono, (almeno per il momento),
domani potrebbero non esserci più.(viste le circostanze)
Sono io che a pranzo mi godo il sole,
nel parchetto vicino alla sede,
e chiacchiero con S., V. e M., di tutto e di niente.

Sono io che ricomincio di nuovo da capo,
che mi tocca,
che non ci spero, ma ci spero,
che voglio, ma non voglio (ma ho bisogno)
che ho paura,
che un attimo prima penso di farcela e quello dopo mi trincero dietro un
"ci sono già passata, so già come andrà a finire",
E in realtà vorrei che  accadesse qualcosa di meglio, qualcosa di più. 
Qualcosa.
(E anche qualcuno, ma questo è un altro discorso).

Sono io
Ma non lo so se sono io.





giovedì 1 marzo 2012

Ascoltare i miei ricordi

Detta in tutta onestà, non posso definirmi una fan a tutto tondo di Dalla.
Ma, tornando indietro sui passi della mia esistenza, 
non c'è ricordo della mia vita che in qualche modo non sia collegato alle sue canzoni.
Mi fa uno strano effetto, se penso che la prima e unica volta che l'ho visto 
dal vivo è stato più di due anni fa, proprio qui a Torino, appena tornata
dalle vacanze estive.Era una tappa del Tour con De Gregori, in Piazza Castello.

Uno dei primi e più vecchi ricordi che mi legano alla musica di Dalla 
risale alla mia adolescenza.
Ed è un ricordo a cui tengo tanto, perché è anche legato a mia madre.
Avevo credo 11 o 12 anni. Era un pomeriggio di marzo, appena dopo pranzo. 
Io e mamma eravamo in cucina, stese abbracciate sul divano a guardare un po' di tv.
Ricordo che a quell'epoca (sarà stato il 1989) nel pomeriggio,
sulla rai davano i film musicali in bianco e nero
con Gianni Morandi e Laura Efrikian, quelli di fine anni 60.
E  a me quei film piacevano un sacco, nemmeno fossero capolavori cinematografici.
Quel giorno guardavamo "Se non avessi più te". 
E mentre Morandi cantava quella che per me era una delle sue canzoni più belle,
quella che poi dava il nome al film, mamma mi diceva che non era d'accordo. 
Che la canzone più bella di Morandi, secondo lei era "Occhi di ragazza". 
Ricordo ancora che si mise a canticchiarla per farmi sentire le parole.
Le parole che, avrei scoperto molto dopo, erano in realtà di Lucio Dalla...
Quella canzone resta ancora oggi una delle mie preferite perché all'epoca 
ascoltarla mi faceva sentire in grado di "guardare" lontano.
Non lo so perché, ma proprio le parole iniziali, con tutto quel nominare gli occhi
e i viaggi, avevano una grande influenza sul mio guardare avanti.
In ogni caso, ancora oggi che sono adulta,
ogni volta che lo ascolto le lacrime sono inevitabili.

    
"OCCHI DI RAGAZZA QUANTI CIELI QUANTI MARI CHE MI ASPETTANO
OCCHI DI RAGAZZA SE VI GUARDO VEDO I SOGNI CHE FARO'..."


Al periodo tra la fine degli anni 80 e i primi anni '90, sono legati altri ricordi alla musica di Dalla e Morandi.
In realtà a quell' epoca ero affascinata molto dai gusti musicali della zia R., la sorella più giovane 
della mamma, che all'epoca avrà avuto si e no 22-23 anni. E per me era una sorta di figura mitologica.
Da piccola non vedevo l'ora di diventare grande ed essere un po' come lei.
A casa della nonna c'era ( e c'è ancora) una vecchia radio con all'interno un giradischi.
La zia ascoltava tantissimo Venditti e, soprattutto, Baglioni,del quale sono diventata 
ben presto anch'io grande fan.
Ma, grazie al cielo, ero una che ascoltava un po' di tutto.
Anche perchè erano anche i tempi di DeeJay Television e di Videomusic e 
dei primi programmi musicali alla tv con i video delle canzoni. Mtv sarebbe arrivata un po' dopo.
E se c'è un video che credo fosse immancabile, in quei pomeriggi divisi tra lo studio e la tv,
era certamente quello di "VITA". Io mi ostinavo, sbagliando ogni volta, ad indicarlo come "Siamo Angeli",
così come veniva cantato il ritornello.
E anche questa è stata una canzone il cui testo mi ha sempre toccato tanto. 
Forse perché ci sentivo dentro il sapore del vissuto, dell'essere adulti. 
E diventare grande il più presto possibile credo fosse il sogno di qualsiasi 13enne.

"SIAMO ANGELI CON LE RUGHE UN PO' FEROCI SUGLI ZIGOMI
FORSE UN PO' PIU' STANCHI MA PIU' LIBERI
URGENTI DI UN AMORE, CHE RAGGIUNGE  CHI LO VUOLE RESPIRARE"


Ed infine, in tempi se vogliamo dire più recenti, ma sempre passati,
ho scoperto quella che poi è diventata la mia canzone preferita di Dalla.
Tra i vari "L'ANNO CHE VERRA'", "CARUSO", "PIAZZA DEL POPOLO" e "BALLA BALLA BALLERINO",
senza dimenticare quell' "ATTENTI A LUPO" che ha accompagnato i miei anni di liceo oserei dire
sempre, non potevo smentirmi. Il mio cuore e la mia mente si sono innamorati di 
"FUTURA" sin dalla prima volta che l'ho sentita. Molto tardi per la verità, dato che la canzone è del 1980.
E' stato una notte, durante una trasmissione di Marzullo.
Non so chi fosse l'intervistato, nè quali fossero le motivazioni che l'avessero spinto a decidere
per quella canzone.
Ma io l'ho sentita e da allora, ancora oggi, è una canzone che non manca assolutamente nel mio I-pod.
Perchè c'è dentro un pezzo di me stessa ( basta leggerne il testo e conoscermi anche abbastanza poco)
e il ritmo di giornate passate ad aspettare il domani,
cercando di controllare le paure e le insicurezze che sempre mi attanagliano lo stomaco.


"ASPETTIAMO CHE RITORNI LA LUCE
DI SENTIRE UNA VOCE
ASPETTIAMO SENZA AVERE PAURA
DOMANI".

La ascolto sempre forte e continuerò a farlo ancora più forte, anche ora che Dalla non c'è più.
Sarà, credo, il miglior modo di ricordarlo e ascoltare i miei ricordi.

Colloqui lavorativi telefonici spensierati:

zelante recruiter che mi chiedi (dopo che ho richiamato io per 3 volte in un'ora per fornire informazioni nemmeno stessi andando a lavorare per l'FBI invece che per un Call Center) :
"lei è motivata e ispirata a intraprendere questo percorso?vorrei essere certa della cosa...?" 
mi avvalgo della facoltà di non sopportarti così, a pelle senza averti nemmeno vista in faccia,
e di mandarti più o meno mentalmente affanculo ogni volta che ne ho voglia.

                 (corto animato "The Fantasti Flying Books of Mr. Morris Lessmore" , Premio Oscar 2012)
                                     


                               " I LIBRI NON SOSTITUISCONO LA VITA, MA NEPPURE LA VITA SOSTITUISCE I LIBRI" 
Joan Fuster, Giudizi finali, 1960/96

Ieri sera, chiacchierando a cena del più e del meno,
CoinquilinaGrande mi raccontava di un gioco che ha trovato sul socialcoso:
30 giorni di libri. Uno dei soliti giochi a domanda aperta che ti costringono a 
riflettere e dare una risposta abbastanza decisiva.
Il libro preferito, la citazione preferita, etc. etc.
E mi diceva, provocandomi non poco sconcerto, che non aveva un libro preferito.
Tra i miei "non è possibile" e "devi avercelo per forza",
mi spiegava come ogni libro che ha letto fino ad ora abbia la sua importanza,
che non riusciva a fare un paragone per stabilire quale fosse il migliore,
quindi aveva più libri preferiti, a cui era legata da ricordi o dall'empatia che aveva provato
con i personaggi. 
La cosa che più mi ha sorpresa è stato scoprire che degli innumerevoli libri
che ha letto, anche se le sono immensamente piaciuti, non ne ha riletto nemmeno uno.
"Evidentemente" mi diceva " ancora non ho trovato IL libro. Il MIO libro". 
Ammetto che un po' l'ho invidiata.
Ma solo un po', chè io con l'invidia (anche quando è intesa in senso positivo) non 
c'ho molta familiarità.
L'ho invidiata pensando al suo essere ancora alla ricerca e a quel libro che l'aspetta,
che diventerà il prescelto. Io ce l'ho già, IL libro, e sono sulla strada contraria:
dubito esista un altro libro che amerò allo stesso modo.
In ogni caso, nella mia ottica, questo riuscire ad assegnare ad ognuno (ma proprio ad ognuno)
dei libri che ha letto la stessa importanza, senza necessariamente incasellarli in 
un ordine gerarchico di simpatia o trasporto affettivo, per me è un segno di grande forza. 
Forza intesa come capacità di tenere insieme le innumerevoli emozioni che ti danno i libri,
senza perdere per strada una storia a favore di un'altra.
Pensavo che a me capita spesso di non essere in grado di tenere insieme tutti i ricordi di una vita.
Così a volte mi capita di non essere in grado di tenere insieme tutte le emozioni o i ricordi che 
mi hanno dato tutti libri che ho letto fino ad ora. E un po' mi dispiace.
A differenza di quello che accade a CoinquilinaGrande, a me accade che ci sono 
3 libri da cui letteralmente dipendo,
3 libri che ho bisogno di rileggere almeno una volta all'anno,
che mi possiedono e mi ritornano in mente e mi aiutano quando sono di cattivo umore.
Libri di cui sono in grado di citarne a memoria passi.
Poco importa se questi libri abbiano avuto o meno una certa risonanza ufficiale,
che abbiano lasciato o meno un segno nella letteratura mondiale o cose del genere.
Sono i miei libri e, in perfetto ordine gerarchico anche tra loro, 
sono ciascuno IL libro. Quel libro che la vita non può sostituire.
Quel libro che vive ogni volta che lo leggo e mi fa volare, come nel corto che qui ho postato.

Giusto perchè ho voglia di allungare il post e condividere il divertimento.
ecco i miei 30 giorni di Libri (non sarà difficile indovinare quali sono i 3 libri di cui prima):

1) Il tuo libro preferito.
OCEANO MARE, A.BARICCO, 1993
2) La tua citazione preferita. 
"(...) SONO GLI ALTRI LE STRADE, IO SONO UNA PIAZZA, NON PORTO IN NESSUN POSTO, IO SONO UN POSTO." CITY, A.BARICCO, 1999
3) Il tuo personaggio preferito di un libro che hai letto.
CLARE ABSHIRE de LA MOGLIE DELL'UOMO CHE VIAGGIAVA NEL TEMPO, A.NIFFENEGGER,2003 
4) Il libro più brutto che tu abbia mai letto.
L'ISOLA DEL GIORNO DOPO  , U.ECO, 2004 
5) Il libro più lungo che tu abbia mai letto.
 per me è una serie di 7 libri scritta da S.King nell'arco di 30 anni, incentrata sulla storia di un unico personaggio,
LA TORRE NERA 1982-2012
6) il libro più corto che tu abbia mai letto.
NOVECENTO, A.BARICCO, 1994 
7) Il libro che ti descrive. 
CASTELLI DI RABBIA, 1991
8) Un libro che consiglieresti. 
FELICITA', W.FERGUSON, 2002
9) Un libro che ti ha fatto crescere.
OCEANO MARE, A.BARICCO, 1993 
10) Un libro del tuo autore preferito. 
giusto per non ripetermi, SETA di A.BARICCO, 2007
11) Un libro che prima amavi e che ora odi.
JACK FRUSCIANTE E' USCITO DAL GRUPPO, E.BRIZZI, 1994 
12) Un libro che non ti stancherai mai di rileggere.
OCEANO MARE, A. BARICCO ex-equo con FELICITA', W. FERGUSON
13) Il libro che in questo momento hai sulla scrivania. (Sempre se ne hai uno :3)
IL SIGNOR MALAUSSENE, D.PENNAC, 1995 
14) Il libro che stai leggendo in questo periodo.
LA FAMIGLIA WINSHAW, J. COE, 1994 
15) Apri il primo libro che ti capita tra le mani ad una pagina a caso e inserisci la foto e la prima frase che ti salta agli occhi. 
"UN MEDICO PUO' DIVENTARE MATTO?A CAUSA DEL MESTIERE INTENDO..." IL SIGNOR MALAUSSENE, PAG.191
16) La tua copertina preferita.
CASTELLI DI RABBIA ,EDIZ. RIZZOLI, IDILLIO - T.DE LEMPICKA 
17) Il personaggio con cui ti vorresti scambiare di posto per un giorno.
DANIEL BODMAN T.D. LEMON NOVECENTO 
18) Il primo libro che hai letto. 
IL COLLE DELLE LANCE, L.CIRILLO, 1988
19) Un libro il cui film ti ha deluso. 
LA MOGLIE DELL'UOMO CHE VIAGGIAVA NEL TEMPO e ERAGON: i peggiori adattamenti di sempre!
20) Un libro dove hai ritrovato un personaggio che ti rappresentasse.
CHE FINE HA FATTO MR.Y: la protagonista , ariel manto, é scritta quasi a mia immagine e somiglianza. 
21) Un libro che ti ha consigliato una persona importante per te. 
CHE FINE HA FATTO MR.Y
22) Un libro che hai letto da piccola.
LE AVVENTURE DI TOM SAWYER, M.TWAIN, 1876 
23) Un libro che credevi fosse come la gente ne parlava e invece sei rimasta o delusa o colpita.
NON BUTTIAMOCI GIU', N.HORNBY, 2005 
24) Il libro che ti fa fuggire dal mondo.
TUTTA LA SAGA DI HARRY POTTER 
25) Un libro che hai scoperto da poco.
LA SERIE DEDICATA AI MALAUSSENE, DI PENNAC.  
26) Un libro che conosci da sempre. 
OCEANO MARE, BARICCO
27) Un libro che vorresti aver scritto.
CASTELLI DI RABBIA, BARICCO 
28) Un libro che farai leggere ai tuoi figli.
LA RAGAZZA DELLE ARANCE, J.GAARDER, 2004 
29) Un libro che devi ancora leggere. 
CENT'ANNI DI SOLITUDINE. Troverò la forza,prima o poi.
30) Un libro che ti ha commosso. 
LA RAGAZZA DELLE ARANCE

martedì 28 febbraio 2012

                                



Posso dire che me l'aspettavo. 
Posso anche dire, quindi, che non ne sono sorpresa.
Che non mi sono lasciata prendere da una crisi isterica (come pensavo sarebbe successo)
quando stasera il capo mi ha chiamata dicendo "ho bisogno di parlarti".
Non ho avuto cedimenti o tracolli o cose del genere.
Nè durante, mentre diceva cose come 
"devo tagliare le spese"
"spero che tu capisca che questa situazione non poteva essere per tutta la vita"
"sto pensando di chiudere tutto e trasferirmi in Australia". (AUSTRALIA!?!?!?!?!?)
"non so cosa far fare ai miei figli" (che per la cronaca hanno meno di 9 anni entrambi)
Nè dopo.
Mentre camminavo per strada cercando di assorbire la cosa,
ne parlavo al telefono con la nonna per cercare di realizzare
che si,è accaduto.
(ma ancora non credo di aver realizzato, in realtà).
Posso dire che non sono arrabbiata. 
Che non medito propositi spropositati di rivalsa,
che se messi in atto forse mi risolverebbero il problema per qualche tempo.
Posso  dire che sono moderatamente calma, se penso che tra due mesi,
a quest'ora, a meno che non accada il miracolo che so bene non accadrà
(non è accaduto negli ultimi due anni,figuriamoci ORA),
sarò su un treno che mi riporterà al punto di partenza.
Il buco nero della mi esistenza.


Certamente lo avevo messo in conto.
Metto sempre in conto che, nella mia vita,
se c'è una possibilità che varie cose vadano male,
quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo.
Murphy docet. La mia vita me lo ha insegnato.
Parafrasando Benni, mangio pane e tempesta da quando ho memoria per ricordare.
(Visto che è febbraio, e gran parte delle sciagura mi capita sempre a febbraio,
questa la stavo quasi aspettando.)


Potrei cercare di vedere tutto questo come lo vedono le persone a me più vicine,
che mi hanno scritto cose del tipo:
"So cosa stai passando"
"spero che sia vicina una svolta."
"a volte si chiude una porta e si apre un portone"
"stai serena. (STAI SERENA?!?!?!?!) questo è un nuovo inizio".
"Lì eri sprecata, lo sia anche tu"


Ma la verità è che sono letteralmente svuotata di qualsiasi pensiero o emozione.
La rassegnazione è una cosa riduttiva per descrivere come mi sento in questo momento.
L'impotenza ci va più vicina.
Ma è un'impotenza silenziosa che non genera niente,
nemmeno lo scatto di rivolta per non arrendersi.
Mi sento talmente rotta che non mi interessa più nemmeno quanti sono i pezzi
in cui mi sono rotta, nè come fare a raccoglierli, cambiarli e riaggiustarmi. 
Da sola, ovviamente.
Semplicemente non ci sto pensando perchè pensarci e dibattersi e imprecare
non servirà assolutamente a niente.
Posso solo aspettare e credere ai miracoli.

domenica 26 febbraio 2012

Un modo per non odiare la domenica


Oggi ho fatto per la prima volta i pancake.
E, non per vantarmi, ma erano bellissimi e buonissimi.


B.,che negli ultimi sei anni è stata la mia ancora di salvezza
(e quando mi cucina delizie non vuole essere aiutata perché
dice che io cucino senza metterci amore)
vedendo la foto, ha commentato sorpresa,
ricordando che fino a due anni fa
il massimo della mia cucina era la pasta burro e tonno.
Il che è vero, ma la cosa necessita di un chiarimento.
Non è che il massimo della mia cucina fosse la pasta burro e tonno.
E' che io volevo che in quel periodo fosse il massimo che gli altri potessero aspettarsi da me.
(in realtà l'apice massimo della mia cucina sono le Trofie zucchine, funghi e speck ,
piatto di cui vado assai fiera, e l'insalata di pollo a modo mio, ma va bene).


Sono figlia di un cuoco. O meglio, senza scomodare qualifiche eccessive,
di uno che ha imparato a cucinare molto bene per lavoro.
E impegnarsi dietro ai fornelli è stato, almeno negli ultimi 15anni, 
un altro modo per sentirmi inadeguata e non all'altezza delle sue aspettative.
Se a questo ci aggiungiamo anche la mia pigrizia e 
la contorta situazione per la quale cucinando in generale, perdo l'appetito,
le mie prestazioni sono salutate come un vero e proprio evento storico.


Probabilmente sto invecchiando, anche se non so se 
questo significa che sono riuscita a liberarmi delle mie insicurezze.
Magari il mio palato si va affinando e necessità di qualcosa in più.
O, semplicemente, quando ci sono giorni più complicati del solito
ho bisogno di consolarmi con piatti un po' più elaborati.
Fatto sta che i miei primi pancake sono stati un successo
e forse ho trovato un modo per non odiare la domenica.
Almeno...oggi non riesco ad odiarla...

Se vi piace chiamateli Oscar 2012

Domani è il gran giorno.
Nonostante ormai viva con il fuso orario di Los Angeles,
non so mica se riuscirò a seguirli fino in fondo.
L'anno scorso dovetti arrendermi alla nomina dell'attore non protagonista, ahimè...
Quindi ho pensato di esprimere la mia opinione in anticipo sui tempi,
giusto per mettere alla prova la mia veggenza e vedere quante ne azzecco.
Non sono riuscita a vedere tutti i film. Anche perchè alcuni qui in Italia ancora non sono arrivati.
Perciò alcune categorie, per correttezza, verranno saltate o quanto minimo
"raggirate" a mio piacere.


Allora...


MIGLIOR FILM:
il cuore vorrebbe insistentemente e perdutamente che il vincitore fosse "THE HELP",
il più completo sia dal punto di vista narrativo e attoriale, che da quello emozionale: 
nessun altro film, tra quelli che sono riuscita a vedere mi ha emozionato così tanto. 
Piangevo anche mentre tornavo a piedi a casa.
Tuttavia, i favoriti restano The Artist, geniale e meraviglioso insieme per essere un film francese,
ma forse un po' troppo sopravvalutato; e ovviamente Hugo Cabret, notevole omaggio a Mélies,
ma il 3D mi ha decisamente rovinato un climax che stentava a decollare in ogni caso.
C'è una parte di me, una vocina interiore che continua a dirmi 
"non vuoi crederci, ma sai benissimo che andrà così" che mi porta a non ignorare
il film che invece vorrei coscienziosamente ignorare: "The Tree of life".
Mi trovo d'accordo con un altro blog il cui titolare certamente ne sa a pacchi più di me
quando dice che il film è 
"Il Capostipite tra i Capostipiti di quella speciale categoria di film detta NON LO SO"
Io l'ho trovato un superbo ermeticamente enigmatico esercizio di stile, ma nulla di più.
La sua presenza mi inquieta assai, ma non è ignorabile.
Per finire, ammetto che qualunque di questi quattro vincesse, non si potrebbe muovere nessuna obbiezione.

 "Midnight in Paris" meriterebbe qualcosina in più di una menzione speciale,
ma non credo si possa andare oltre.

MIGLIOR REGISTA:
a seguito delle nomination precedenti, mi sembra ovvio che i più accreditati come vincitori
sono Martin Scorsese e Terrence Malick.
Dovendo scegliere, metto da parte per un attimo il mio odio selvaggio nei confronti del 3D
e punto su Scorsese. Punto in ogni caso per Hugo Cabret vincitore nelle categorie 
miglior scenografia (Go Ferretti Go!), migliori costumi, migliori effetti visivi 
(Harry scusami se ti snobbo anche io, ma spero di sbagliarmi e sarò contenta se vinci tu)
e migliore colonna sonora. Mi sembra un buon bottino.
Ma come il suo film, Malick è lì, inquietante, non ignorabile. 
E sempre la stessa vocina scassacazzi
mi dice che potrebbe vincere lui.(ma speriamo di no).
Si accontenti della miglior fotografia.Se viene veramente ignorato lì, avrò la certezza 
che ho le carte in tavola per essere una buona giurata tecnica e che quelli
dell'Accademy non hanno veramente mai capito una cippa.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:
Posto che la fama che aleggia intorno ai vari Pitt e Clooney
secondo me non dovrebbe essere un incentivo ad assegnare un premio,
ma potrebbe esserlo; 
posto che quei film già sin dai trailer non mi avevano ispirato
granchè quindi non li ho visti e non mi pronuncio;
posto che non mi spiego come e perchè Ryan Gosling possa essere stato ignorato
insieme a "Drive" (vendetta, tremenda vendetta!!);
posto che ho visto un bravo Gary Oldman ne La Talpa ,ma ammetto che altrove l'ho trovato 
più coinvolto e ispirato ed esplosivo;
posto che il film sono andata a vederlo e non mi è dispiaciuto,
ma magari è colpa della mia inettitudine, 
ad un certo punto ho perso il filo del discorso 
e non sono riuscita a capirlo e onorarlo come di dovere.; 
Quindi la mia scelta cade sul carisma muto e penetrante di Dujardin. 
Non fosse altro per "ripargarlo" moralmente dello smacco subito in patria
ai César appena assegnati.


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA:
Visto che l'emozione più grande in The Help me l'ha data Viola Davis, 
punto senza ombra di dubbio su di lei.
Tuttavia non posso dimenticare che il mio cuore batte da sempre e per sempre 
per la signora Streep. Per me si meriterebbe un premio per il solo fatto di esistere.
E se lo merita anche per questo The Iron Lady.
Glen Close è l'outsider.


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Non avendo visto Melissa McCarthy, seguo ancora una volta il mio cuore 
e dico Octavia Spencer: superba in The Help.
Brava e bella e divertente la Bejo, ma darle un oscar mi sembra assolutamente eccessivo.
Così come nel caso di Jessica Chastain.
Menzione personale a Dallas Bryce Howard: nel ruolo della cattiva ha un futuro, anche senza
l'ombra di un riconscimento ufficiale.


MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE:
Ho amato senza riserve "Midnight in Paris". Come ho scritto precedentemente,
con questo film Allen  è riuscito a mettere in scena attraverso 
il mio mezzo di comunicazione preferito uno dei miei sogni nel cassetto.
E l'ha fatto con una delicatezza e un'istintività, ma soprattutto una tecnicità, sempre impareggiabile.
Tuttavia, nella mia ottica, non può essere considerato un "miglior film".
E' invece un ottima "sceneggiatura originale" e spero che si porti a casa il premio.


MIGLIOR SCENEGGIATURA  NON ORIGINALE
Direi che in questo caso sarà una bella lotta, ma 
The Artist e Hugo Cabret mi sembrano in pole position.
Dovendo scegliere, io la darei a Le Idi di Marzo
che per me ingenua e impressionabile donnina
che di politica intuisce poco e capisce ancora meno,
è stato abbastanza illuminante.


MIGLIOR FILM DI ANIMAZIONE
Ma c'è anche da chiedere o ragionarci su?
ovviamente "Il Gatto con gli stivali".
"non vi conviene fare arrabbiare il Gatto" [cit.]


Detto ciò, non mi resta che aspettare e vedere quanto grandi 
saranno le cantonate  che qui ho riportato.
Spero di riuscire a restare sveglia e 
che lo spettacolo si riveli essere all'altezza.
O quanto meno, almeno migliore dei nostri David di Donatello.

giovedì 23 febbraio 2012


"E MI DOMANDAVO SE UN RICORDO E' QUALCOSA CHE HAI ANCORA O 
NON PIUTTOSTO QUALCOSA CHE HAI PERDUTO…"
                                                       — Un’altra donna, Woody Allen 


All'inizio di questa settimana, un altro pezzo grande della mia famiglia se n'è andato via.
Lei era una prozia, ma per me è stata sempre la zia...anzi, era la "Zzia", 
come si dice dalla mie parti, con un rafforzativo che voleva essere una sorta 
di forma di rispetto e di distinzione rispetto alle zie vere e proprie.
L'avevo salutata a Natale, lasciandola in buona salute, 
giusto con qualche acciacco usuale dell'età.
Ma succede sempre così, anche se ci pensi che gli anni passano e non si fermano.
Succede così, quando proprio non ci stai pensando.
(Succede così, quando i medici non fanno i loro dovere e intervengo quando ormai è tardi.
Ma chiudo la parentesi qui, perchè altrimenti cambierebbe il senso del post).

E quando succede, capita che la scomparsa di queste persone,
porti via con sè pezzi grandi della tua vita,
momenti ai quali ti capita di pensare così raramente 
che ti chiedi se poi siano successi veramente
o te li abbiano semplicemente raccontati.
Ma poi capita che quella persona non c'è più e
questi momenti cominciano a vorticare insistentemente nella memoria.

Penso a lei e al fatto che il mio secondo nome era uguale al suo.
Penso alla sua condizione di donna non sposata e senza figli.
Mi sono sempre chiesta se avesse rimpianti, se avesse aspettato (come me) qualcuno che
poi alla fine non è arrivato, se lo aveva scelto lei coscientemente o se semplicemente non è
accaduto. Ma non è capitata mai l'occasione. 
Eppure non è mai sembrata disperata della sua situazione, ma serena e sempre con la battuta di spirito pronta.
Ed io l'ho sentita caratterialmente sempre molto vicina: 
ne ho ammirato la forza d'animo, ne ho stimato l'orgoglio,
spesso ho condiviso la sua visione del mondo e delle cose 
e quel modo di tenere testa alle sue sorelle e alle sue nipoti, le mie zie, 
quando cercavano di convincerla a fare cose che non voleva fare.
Ha ceduto quando era ragionevole farlo e ha tenuto duro quando lo riteneva opportuno.
Penso a lei, piccola e minuta, nel soggiorno di casa sua, seduta ad una seggiola di quelle antiche
a guardare la tv, con la luce spenta.
 Abitava in una piccola casa sul corso principale del mio piccolo paese, 
e nelle mie uscite adolescenziali, trascorse a passeggiare avanti e indietro sempre sulla stessa via,
passavo e ripassavo davanti a casa sua. E lei era lì, immersa nella sua tranquillità.
Oppure seduta a conversare con la sua vicina, nella casa di fronte.
Viveva la sua giornate divisa tra casa sua e casa della nonna, che era più grande e accogliente,
ma amava  il suo angolo in maniera profonda e radicata, essendo a volte anche molto gelosa
di quel luogo. 
Penso a lei e alla sua inseparabile bicicletta azzurra, sempre la stessa già da prima della mia nascita,
che continuava ad usare ancora ora, nonostante l'età, per sbrigare le commissioni di tutta la famiglia.
La rivedo spuntare dall'angolo della strada, ogni giorno sempre alla stessa ora,
in direzione della casa della nonna materna, la cui famiglia è stata la famiglia che lei non ha avuto.
Penso a lei e ai foulard a fiori che era solita indossare sulla testa per proteggersi dal freddo,
o semplicemente come abitudine delle donne di casa.
Penso a lei che va in chiesa insieme alle sue due amiche, quelle con cui era cresciuta 
e che conosceva da tutta la vita: tra di loro si chiamavano "comare" anche se non lo erano veramente, 
come da usanza di un battesimo o un matrimonio. 
Ma loro erano le comari e per abitudine alla fine anche io ho cominciato a chiamarle così.
Penso a quel Natale di quando avevo 6 anni e lei mi regalò la Camilla bionda.
Ce l'ho ancora, riposta in qualche scatola, magari un po' spelacchiata,ma c'è ancora.
Penso al telaio antico da tessitura che aveva nell'anticamera, 
che per tutti gli anni della mia adolescenza, è stata la prima cosa che 
mi ritrovavo davanti agli occhi entrando a casa sua.
Penso al fatto che credo fosse una delle poche, se non l'unica, ad avere un telefono di una volta,
uno di quei vecchi telefoni della Sip, grossi e robusti "mattoni" con la ruota frontale per digitare
il numero telefonico. L'unica volta che ho provato a ricaricare il cellulare da quel telefono,
la voce mi diceva che dovevo spingere il tasto cancelletto o riprovare da un altro telefono.
Penso al cofanetto per i gioielli in legno che le ho portato come ricordo la prima volta che sono
andata in gita a 7 anni con la scuola. Era ancora lì sul suo comò, dopo quasi 26 anni,
ed era come nuovo, quasi fosse uscito poche ore prima dalla scatola.
Penso a quando mi prestava i libri che aveva scritto un suo amico di vecchia data,
che raccontavano la storia e l'evoluzione del paesello e dei suoi abitanti, e mi spiegava
pazientemente chi fossero quelle persone che io non riuscivo ad inquadrare, la loro storia familiare,
la strada in cui vivevano, i ricordi che a volte la legavano a loro.
Penso alle volte in cui mi ha preparato la colazione, ai giorni in cui mi accompagna o veniva a prendermi
a scuola, che era vicinissima a casa sua- ai pranzi con lei e con i nonni.
Penso al suo posto sempre a capotavola, opposto al nonno, perchè quello era il posto più vicino alla cucina
ed era lei ad occuparsi di tutto o a dare una mano alla nonna.
Penso alle discussioni con la nonna, che mi ricordano le mie discussioni con mia sorella:
ci diceva sempre, in dialetto strettissimo, "siti comu lu cane e la muscia" ("siete come cane e gatto"),
ed io spesso la canzonavo scherzosamente di rimando, quando la vedevo battibeccare con la nonna.
Penso al fatto che ha cresciuto ben 3 generazioni di nipoti come se fossero tutti figli suoi, 
con la stessa cura di una madre e con l'immenso affetto di una nonna.

Era il volto silenzioso della casa della mia infanzia e della mia giovinezza,
e non so quantificare quanto grande è il vuoto della sua assenza.