l’educazione all’amore da Sporablog.com
" Sempre rincorso tutti. Sempre rimasta piuttosto inculata. Non me la sono mai tirata, non ho mai capito il concetto che devi scappare se ti piace uno" [cit.]
Nemmeno io ho ricordo dei miei genitori che si scambiano una coccola.
Mai, nemmeno una. Né in privato, né in pubblico.
E mi rendo conto che ho una difficoltà, che ancora non riesco a quantificare, nell'esprimere dolcezza. Ma questo non vuol dire che non lo sono...ma sto divagando.
In ogni caso, io ho sempre pensato che i miei non fossero fatti per stare insieme.
Forse si volevano anche bene, ma credo si siano sposati più per una sorta di convenzionalità dell'epoca e certamente hanno cercato di cambiarsi in tutti i modi possibili e impossibili.
E il risultato è che si sono fatti tanto di quel male che anche la metà poteva bastare.
I loro litigi e la mancanza di attenzione che mi riversavano addosso, mi hanno segnata nei comportamenti e nelle scelte come niente altro al mondo ha mai potuto fare, eccetto forse la scomparsa di mia madre.
Ogni volta che le mie storie vanno male (la stragrande maggioranza dei casi, eccetto uno), non posso fare a meno di pensare ai miei.
Vorrei sempre sapere cosa ne avrebbe pensato mia madre e cosa mi avrebbe consigliato lei, che rispetto a mio padre è sempre stata quella più presente, quella più affettuosa e tenera e, allo stesso tempo, anche quella più solida e con il controllo della situazione.
Mio padre era quello più passionale e geloso, in qualche modo. Quello istintivo e irascibile.
Quello per cui né io, né mia madre, né mia sorella siamo mai state all'altezza.
Ecco, mio padre è una di quelle persone che "corrodono l’autostima di altre limitandosi semplicemente a essere chi e quello che sono" [cit.]
E' un brav'uomo, sia chiaro. Ma è fatto in questo modo.
E' una persona timidissima e ha sempre trovato difficoltà ad affrontare quei discorsoni che i figli avrebbero bisogno di sentirsi dire una volta nella vita, non tanto come ammonimento o minaccia, quanto come una sorta di aiuto nel prendere coscienza delle cose.
Mio padre parla pochissimo e quando lo fa, parla per metafore ( o proverbi, dipende dal caso). La sua più famosa è di quella volta che io progettavo una vacanza con il lovefriend di allora e la sua chiosa fu " e perché hai bisogno di andare in Grecia? le corna se devi grattartele lo puoi fare benissimo anche sotto casa". E ovviamente non ebbi il permesso di andare in vacanza, nonostante i miei 20 anni appena compiuti.
Probabilmente, se fossi stata un uomo, per lui sarebbe stato molto più facile.
Probabilmente, se ci fosse stata mia madre a mediare in qualche modo, io ora sarei una donna diversa da quella che sono. Non lo saprò mai.
In ogni caso, i miei si sono amati (se si sono amati) in un modo abbastanza distruttivo ed io forse, cresciuta sempre in debito di affetto e attenzioni, in un modo che non riesco ancora a decifrare chiaramente nello specifico, finisco con il ricercare qualcuno che mi ami alla follia ( o almeno alla semi- infermità mentale), qualcuno che contraccambi questo mio modo di amare e voler bene con un'intensità avventata e immotivata, probabilmente ugualmente distruttiva.
E ovviamente questa persona non esiste. O forse si.
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