" Il paradosso del lampo e del tuono è che, pur essendo inseparabili, vivono sempre uno in anticipo sull'altro, mai in sincrono. Il tuono insegue il lampo, è il suo destino, il lampo scappa, una corsa impari, piangono molto, un diluvio di lacrime. I bambini sotto le coperte, spaventati dal temporale, contano i secondi che li dividono, finché i secondi si fanno muti, il lampo si spegne e il tuono tace"
tiasmo.wordpress..com
Un anno fa come oggi, pioveva a dirotto ed io e te eravamo abbracciati sotto un ombrello, in mezzo ad una piazza gremita di sconosciuti, ad ascoltare un concerto jazz.
E' stata l'unica giornata in cui hai passato con me un'intera serata e mi hai parlato di te. Qualche mese dopo, per spiegarti come mi sentivo tutte le volte che ti vedevo, ti ho scritto che io sono come un insieme di paradossi e che incontrarti per me era sempre una cosa strana e difficile da gestire. E tu hai trovato la cosa abbastanza comica, ma in qualche modo ho avuto la sensazione che potessi capire cosa significasse veramente.
Poi non ci siamo più visti, vabhè...ma questa è un'altra storia.
O l'evoluzione naturale della nostra corsa impari.
Continuo ad esserlo, un insieme di paradossi. E non so se mi fa più bene o mi fa più male, ma sono così e un po' mi piace anche (I paradossi in senso lato hanno sempre esercitato su di me un interesse incondizionato). Ho solo sempre meno persone che hanno voglia o sono in grado di capirlo, ma suppongo che questa sia la vita e che non possa tutto dipendere solo da me. E devo accettare le conseguenze dell'essere come sono.
E' stata l'unica giornata in cui hai passato con me un'intera serata e mi hai parlato di te. Qualche mese dopo, per spiegarti come mi sentivo tutte le volte che ti vedevo, ti ho scritto che io sono come un insieme di paradossi e che incontrarti per me era sempre una cosa strana e difficile da gestire. E tu hai trovato la cosa abbastanza comica, ma in qualche modo ho avuto la sensazione che potessi capire cosa significasse veramente.
Poi non ci siamo più visti, vabhè...ma questa è un'altra storia.
O l'evoluzione naturale della nostra corsa impari.
Continuo ad esserlo, un insieme di paradossi. E non so se mi fa più bene o mi fa più male, ma sono così e un po' mi piace anche (I paradossi in senso lato hanno sempre esercitato su di me un interesse incondizionato). Ho solo sempre meno persone che hanno voglia o sono in grado di capirlo, ma suppongo che questa sia la vita e che non possa tutto dipendere solo da me. E devo accettare le conseguenze dell'essere come sono.
Mio malgrado, i paradossi e le corse impari sono (e saranno con molta probabilità) una costante della mia esistenza.
E pensare che se c'è una cosa che odio senza mezzi termini o possibilità di mediazione, è proprio correre.
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