mercoledì 20 giugno 2012



Questa sera, ad un certo punto, CoinquilinoPiccolo ha fatto partire
a sorpresa "Notte prima degli esami".
E lì è stato inevitabile non pensare a che giorno è oggi e a quanti anni sono passati da allora.


Non rimpiango mai gli anni del liceo.
A quell'epoca ero una persona spaurita e timidissima,
infinitamente fragile e incapace di essere distaccata,
di essere in grado di fronteggiare le angherie o anche gli sguardi 
obbliqui delle persone.
Ero sempre con la testa altrove ed era inevitabile che mi sentissi
sempre fuori contesto, percorsa com'ero da impulsi che si rivelavano sempre opposti 
a quelli di chi avevo intorno.
La cosa succede ancora adesso, ma almeno ora è una cosa consapevole,
spesso una scelta, l'espressione della mia libertà e della mia personalità.
Ma allora era semplicemente un modo in più per sentirmi un'esclusa.
Ma quelle non sono cose che in quel momento riesci a capire.
Te ne rendi conto dopo, con un po' di nostalgia.
De Carlo, in suo libro un po' datato, aveva espresso con precisione 
come mi sono sentita per tutti gli anni del liceo:
"[...]Sai quando ti sembra di avere i gesti sbagliati e la voce sbagliata e la faccia sbagliata?
Come vestiti comprati senza sceglierli davvero, che ti stanno troppo larghi
o troppo stretti e ti pesano addosso e ti intralciano tutto il tempo
e non ti lasciano muovere come vorresti,
ti fanno venire voglia di strapparteli di dosso?"
E' questo che è successo:
per quei lunghi cinque anni di liceo, io non mi muovevo come volevo
e non riuscivo a trovare una maniera di essere me stessa e stare bene
con quelle persone che sono state una sorta di "famiglia acquisita", 
in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più spensierato.
La cosa strana è che questa cosa accadeva solo con le persone della mia classe...
la vita al di fuori era diversa. 
La mia vita era fuori ed ha avuto i suoi momenti.
Momenti in cui sentivo fortissima la vita crescere come il vento,
in cui andavo veloce e rallentavo, senza perdere il ritmo, respirando
e vivendo le cose con una tale intensità e trasporto che adesso rimpiango.
Anche se sono sempre stata continuamente in ritardo su tutto,
e i miei vent'anni non sono assolutamente stati facili.
In ogni caso, ho salutato come una benedizione la fine dei miei anni di liceo.
Ho di gran lunga apprezzato di più gli anni universitari.
Ma quelli sono un'altra cosa.


Tutto questo per dire semplicemente che (anche) QUELLA notte,
quella prima degli scritti, quella che segnava una sorta di cambiamento 
totale della prospettiva futura, non mi sono smentita:
io mi ricordo di aver sempre preferito "Giulio Cesare" a "Notte prima degli esami". 
E la preferisco tutt'ora, che gli esami sono diventati altri.

giovedì 14 giugno 2012

Il Calcio al pallone...

"Poi Gould, continuando a fissare il gioco, disse:


- PAZZESCO TEMPORALE SUL CAMPO. VENTESIMO DEL SECONDO TEMPO. 
CROSS DA SINISTRA, IL CENTRAVANTI DELLA SQUADRA OSPITE, IN EVIDENTE FUORIGIOCO, STOPPA DI PETTO, L'ARBITRO FISCHIA MA IL FISCHIETTO, PIENO D'ACQUA, NON FUNZIONA, 
IL CENTRAVANTI TIRA DI COLLO PIENO, 
L'ARBITRO FISCHIA DI NUOVO MA IL FISCHIETTO FA ANCORA CILECCA, 
LA PALLA SI INSACCA NEL SETTE, 
L'ARBITRO PROVA A FISCHIARE CON LE DITA MA SI SBAVA NELLA MANO E BASTA, 
IL CENTRAVANTI PARTE COME UN INVASATO VERSO LA BANDIERA DEL CORNER, 
SI TOGLIE LA MAGLIA, SI APPOGGIA ALLA BANDIERINA, 
ACCENNA UN PASSO DI QUALCHE STUPIDA DANZA BRASILIANA 
E POI FINISCE INCENERITO DA UN FULMINE CHE HA PRESO IN PIENO LA SUDDETTA BANDIERINA.


Il prof. Taltomar prese tempo sfilandosi dalle labbra la sigaretta e scuotendo via una cenere immaginaria.
Il caso era, obbiettivamente, complesso.
Alla fine sputò per terra qualche briciola di tabacco e mormorò piano:


- GOAL ANNULLATO PER POSIZIONE IRREGOLARE. 
CENTRAVANTI AMMONITO PER ESSERSI TOLTO LA MAGLIA. 
TRASPORTATE FUORI DAL CAMPO LE SUE CENERI, 
LA PANCHINA PUO' EFFETTUARE LA NECESSARIA SOSTITUZIONE. 
PREVIA LA SOSTITUZIONE DEL FISCHIETTO ARBITRALE 
E L'INSTALLAZIONE DI UNA NUOVA BANDIERINA DEL CORNER, 
SI RIPRENDE IL GIOCO CON UNA PUNIZIONE 
DA BATTERSI NEL PUNTO ESATTO DELL'AVVENUTO FUORIGIOCO. 
NESSUNA SANZIONE PER LA SQUADRA OSPITANTE. 
CI MANCA ANCORA CHE UNO SIA RESPONSABILE 
SE IL CENTRAVANTI AVVERSARIO HA UNA SFIGA DELLA MADONNA."
City, A. Baricco




Finita Italia- Croazia mi sono chiesta come avrebbe commentato il prof. Taltomar 
questo pareggio che proprio non aveva da essere.
La storia si ripete.

venerdì 18 maggio 2012

Eterna Presenza ovvero uscire pazzi per la voce di Santamaria


NON IMPORTA CHE NON TI ABBIA, NON IMPORTA CHE NON TI VEDA.
[...]
QUELLO CHE TI CHIEDO ADESSO E' DI PIU',
MOLTO DI PIU', CHE BACIO O SGUARDO:
E' CHE TU SIA PIU' VICINA A ME, DENTRO.
[...]
QUELLO CHE TI CHIEDO E' CHE LA CORPOREA
PASSEGGERA ASSENZA,
NON SIA PER NOI DIMENTICANZA,
NE' FUGA, NE' MANCANZA:
MA CHE SIA PER ME POSSESSIONE TOTALE DELL'ANIMA LONTANA,
ETERNA PRESENZA.

                                                                                                    P. SALINAS

giovedì 10 maggio 2012

"Gli ingegneri non vivono,funzionano." [cit.]

Oggi il mio nuovo capo ( che, per inciso, è un ingegnere meticoloso,ma sembra essere anche simpatico)
mi ha chiesto se mi sto ambientando. Se sono riuscita a prendere il controllo della situazione.


Avete presente quelle scene nei film in cui il protagonista prende il coraggio a due mani e 
dice quello che veramente avrebbe bisogno di dire?
Noi siamo lì che mentalmente e platealmente già esultiamo e lo invidiamo per la sua forza morale,
quando lo stacco successivo ci fa rendere conto che in realtà la cosa è successa solo nella sua testa.
Ecco, oggi,mentre formulavo la risposta adatta per il mio nuovo capo, è partito un ciak si gira.
Ho aperto la bocca è gli ho risposto quello che ho pensato:


Ho pensato che è il 9 di maggio è qui in studio fa freddo. 
Così freddo che ogni giorno dell'ultima settimana sono costretta a vestirmi a cipolla,
non perchè ad un certo punto della giornata fa caldo, quindi mi alleggerisco.
No. Perchè, al contrario, la temperatura è talmente fredda che vorrei accendere la stufetta 
sotto la scrivania ed essermi portata dietro un maglione in più rispetto ai due che ho già addosso.


Ho pensato alla faccia esasperata della segretaria in carica,
quella di cui prenderò ufficialmente il posto tra un paio di settimane,
quella che dovrebbe aiutarmi a imparare le basi delle attività necessarie,
che lei per altro fa con una autonomia svizzera da più di 8 ( dico 8) anni,
in modo che da qui ai prossimi sei mesi io riesca a destreggiarmi 
senza troppe difficoltà e senza causare danni e rallentamenti.
Ho pensato alla sua faccia contrita quando mi spiega per l'ennesima volta 
(a modo suo e con supponenza)
il modo in cui è necessario registrare le ore di lavoro da fatturare.
Ed io sono lì che dopo 8 giorni ancora mi incarto con i numeri e le operazioni da fare
e mi chiedo perchè diamine 4h15 debbano diventare 4h25 e
4h30 debbano diventare 4h50.( Per non parlare del caso dei multipli e sottomultipli).


Ho pensato ai cedolini che i collaboratori devono consegnarmi ogni primo del mese
e al fatto che ognuno di loro li compili secondo un proprio arbitrario metodo,
che ovviamente mi porta ad incartarmi ancora di più.
Tipo il giovane ingegnere che segna l'entrata alle 8.32 e l'uscita alle 17.25.
Ed io ogni volta ho voglia di urlare perchè con i numeri sono un'impedita e 
stare dietro a lui implica diventare palesemente ancora più impedita.


Ho pensato alla burocrazia interna di protocollaggio,
che sì, lo so, me lo stanno ripetendo tutti che è una cosa più che normale,
protocollare i documenti che girano in un ufficio di grandezza medio-grande
con una mole di lavoro elevatissima che invece di diminuire, 
come ci si aspetterebbe di questi tempi, andrà ad aumentare.
Ma provenendo da una vita part-time come segretaria di un avvocato di un piccolissimo studio, 
dove la routine su questo genere di cose è legata alla tipologia del caso,
quindi in confronto leggermente più elastica,quando e se ha motivo di esistere,
fino ad ora mi sono confrontata una gestione più semplificata e meno minuziosa dei documenti.
Ammetto che non sono propriamente preparata a scadenze rigide 
e numeri di protocollo che si susseguono senza sosta,
e a stampe in triplice copia di qualsiasi cosa entri o esca materialmente e virtualmente da questo studio.
E allora sono lenta nelle mansioni affidatemi.
Sono talmente lenta e sopraffatta dal terrore di sbagliare qualcosa,
che mi rallento e mi confondo e mi avvilisco ancora di più di quello che sarebbe accettabile.


Ho pensato al fatto che almeno la metà dei clienti che chiama,
invece di scandire il proprio nome, lo bisbiglia come se fosse in chiesa,
come se chiamarsi Tizio Caio della ditta X
equivalesse a pronunciare il nome di colui-che-non deve essere nominato.
Magari se me lo dicono con voce un pelo più alta,
spuntano i mangiamorte e i dissennatori insieme e praticano una maledizione senza perdono 
e il bacio della morte incrociati.
Quindi, non riuscendo a tenere a mente i nomi delle oltre 50 ditte per cui lavora lo studio,
passo le telefonate in maniera poco consona.


Ho pensato che questo lavoro non so se sono in grado di farlo,
non perchè manchi l'impegno o la voglia di lavorare, o la capacità,
perchè questo lavoro mi piace e lo svolgo con tutto l'impegno, la serietà
e l'esperienza di cui dispongo.
Ma perchè mi trovo d'un tratto catapultata in un livello del gioco più difficile,
in cui hai cominciato come principiante e, senza passare per il livello intermedio,
ti ritrovi ad essere considerato dal sistema al pari grado di uno smanettone.
E allora ,mi chiedo "ma quando, come è successo? e come vado avanti?"
E non so la risposta, ma ci metto il doppio della buona volontà per affrontare la sfida,
ignorando il fatto che forse avrei bisogno di tempo per metabolizzare.
Ma la faccia della segretaria e il tono immotivatamente stizzito di una dei collaboratori,
che sono costretta a sopportare da 8 giorni a questa parte,
fanno calare a quote speleologiche la fiducia nelle mie possibilità. [cit. non mia]



E poi niente. Poi è arrivato lo stop del regista e tutto quello che nel girato è apparso è stato un:
"sa come si dice? Le segretarie degli ingegneri non vivono, funzionano. 
Se io riesco ad imparare a funzionare, non dovremmo avere problemi".
Volevo strappargli un sorriso per distrarlo. Sentivo già le risate di sottofondo, come in The Big Bang Theory.
E invece niente: ho come capo un ingegnere che non comprende le battute sugli ingegneri
pensate da un ingegnere.
Ho come capo un ingegnere che vive, non funziona.




Ho realizzato che per sopravvivere ai prossimi sei mesi, devo diventare come lei:


Ma non so nemmeno se potrebbe bastare.

lunedì 7 maggio 2012

E SONO 30!


L'unico rimpianto resta non essere riuscita a vedere il Capitano allo stadio nell'ultimo anno...
ma questo è uno scudetto speciale, un'emozione che resterà.

lunedì 30 aprile 2012

Paris Blues

                                                   

A Torino è tempo di Jazz Festival.
Con il lavoro ho avuto un po' di difficoltà a vedere i concerti, solo qualche Jam session
durante le quali, a meno che non si sia profondi esperti e cultori del genere,
non si riesce a godere più di tanto.
Contemporaneamente ai concerti, il museo del cinema ha preparato una retrospettiva cinematografica 
incentrata su film dedicata al Jazz e stasera sono riuscita ad andare a vedere Paris Blues (1961) di Martin Ritt.
E...Dei del Cielo, Paul Newman! 
Posso dire che persino in bianco e nero era l'uomo più figo di questo mondo, posso?
Guardavo il film e continuavo a pensare che avrei pagato per essere al posto di Joanne Woodward...
e soprattutto non riuscivo a decidere se era più bella la musica di Duke Ellington
o il personaggio di Paul Newman che suonava la musica di Duke Ellington.
O, ancora, il meraviglioso apparire di Louis Armstrong  e della sua musica...
O l'eleganza di Sidney Poitier...
E Parigi. Ultimamente è come se l'universo continuasse a mandarmi insistentemente un messaggio.
andare a Parigi. Il più presto possibile sarebbe anche meglio.


In ogni caso, film meraviglioso.
Paul Newman meraviglioso.
Paul Newman e Joanne Woodward meravigliosi.
Ad averlo scoperto prima, questo film!

lunedì 23 aprile 2012

Che Rumore Fa La Felicità


"[...] CHE RUMORE FA LA FELICITA'
MENTRE I SOGNI DI DISSOLVONO E GLI INVERNI SI ACCAVALLANO
QUANTI SPILLI SULLA PELLE DENTRO IL PETTO SULLE SPALLE, [...]
MENTRE IL SENSO DELLE COSE MUTA  E OGNI SICUREZZA E' ORMAI SCADUTA
APPASSISCE LENTAMENTE LA COSCIENZA DELLA GENTE.
CHE RUMORE FA LA FELICITA'.
CHE SAPORE HA, QUANDO ARRIVERA'  SOPRA I CIELI GRIGI DELLE CITTA'
CHE FINGONO DI ESSERE RIFUGIO PER LE ANIME."
                                                         NEGRITA

"NON TUTTO QUELLO CHE VACILLA, CADE"
                                                    M.E. DE MONTAIGNE



Questa volta avevo seriamente paura.
Pensavo di essere arrivata alla fine.
Che dopo tutto il vacillare degli ultimi mesi,
alla fine non sarei stata in grado di poter andare oltre.
Il solo pensiero di perdere questa città e 
quel poco di equilibrio che qui sono riuscita a trovare,
mi svuotava in ogni senso.
Ed io, poi, in ogni mio sentire sono sempre abbastanza eccessiva:
quando il destino mi prende di mira con più intensità del solito,
quando la mia vita sembra la fonte di ispirazione o il test di collaudo per le leggi di Murphy,
mi lascio attraversare da pensieri che più opachi non si può,
di quelli che aumentano esponenzialmente l'irritabilità e il senso del dramma. 
E la mia immensa fragilità (quella in cui ho sempre il terrore di annegare, una volta o l'altra).

Ma poi, in qualche modo,le coincidenze della vita trovano il modo
di farci finire esattamente dove abbiamo bisogno di essere.
A volte, è come se i fatti della vita si rimodulassero dà sè,
per darci una possibilità, anche quando i nostri progetti e gli obiettivi originari,
così come li avevamo immaginati, non riusciamo proprio a raggiungerli.
Anche quando vogliamo tutto e ci dobbiamo sempre accontentare di qualcosa.
Mi piace pensare che questo sabato, 
quando ho avuto la possibilità di fare un colloquio di lavoro importante,
che portava su di sè il peso di tutto il mio futuro prossimo,
sia andata così.

E penso alla voce del mio nuovo capo che mi dice 
"mi dispiace non poterle offrire di più,ma se accetta,per me è assunta";
a tutti i rumori di Corso Duca degli Abruzzi, che mi hanno investita una volta uscita
dal palazzo che da maggio sarà il mio nuovo ufficio;
al rumore dei miei stivali sul marciapiede, quelli per cui mio padre mi rimprovera sempre 
perchè sono rumorosi più dell'accettabile,
mentre per mezz'ora ho fatto avanti e indietro per la strada sbagliata,
tanto ero frastornata e contenta;
alla voce di I. che accoglieva la notizia contenta, a chilometri da qui,
e all'abbraccio di B. in stazione, un paio di ore dopo.

Forse la felicità a volte può associarsi ai suoni o ai rumori più strani.
Questi sono i miei.

venerdì 13 aprile 2012


Diversi giorni fa, un'amica mi manda questo video
e mi scrive "Non fosse per l'accento, saresti tu".
Ed è la seconda persona che guarda lei e pensa a me nell'ultimo anno e mezzo.
Anche io d'altro canto...quando mi capita di vedere suoi video interessanti,
guardo lei e penso a me. Ma non so se è la stessa cosa.

Ecco...dopo attenta e ripetuta visione...volevo dire solo che
non so se essere terrorizzata o divertita dalle cose che ho 
(e che se non ho,potrei potenzialmente avere) in comune con questa donna.

Se non odiassi così tanto la mia voce, potrei pensare di cominciare a fare anche io dei video...

venerdì 6 aprile 2012



6/12 aprile 2012
 – Compiti per tutti. Organizza un rituale fai-da-te in cui ti impegni ad attirare più benedizioni nella tua vita.

Gemelli 21 maggio – 20 giugno

“Non capisco se in questi giorni affronto meglio la vita o se invece non me ne importa più un fico secco”. Ho trovato questa riflessione su Someecards e ho deciso di sottoporla alla tua attenzione. Forse ti stai ponendo lo stesso interrogativo: non capisci bene perché ti sembra di essere più rilassato e tollerante del solito nonostante tutto quello che ti succede intorno. Se vuoi il mio parere, da qualche tempo sei più sereno non perché sei sfinito e sei diventato insensibile a qualsiasi cosa, ma perché negli ultimi sei mesi hai lavorato sodo su te stesso. Congratulazioni!
www.Internazionale.it 
L'Oroscopo di Rob Brezny

Se sono una che crede negli oroscopi?
No, non esattamente e non nel senso canonico del termine.
Stelle, segni, elementi, pianeti, qualità, polarità se devo essere sincera mi fanno pensare ad un' unica cosa:
ai Cavalieri dello Zodiaco e a quando, da ragazzina, volevo essere come Pegasus.
Se ho l'abitudine di leggere gli oroscopi?
Ovviamente si...ma è più un rito, un passatempo, qualcosa da leggere tra le tante cose che si leggono,
che passato un paio d'ore già non ricordo più.
Per il momento, l' unico che è riuscito a stuzzicare il mio scetticismo, se così lo vogliamo chiamare, 
è Gary Goldscheiner , di cui molto tempo fa ho letto un libricino sfizioso sulla descrizione della
personalità umana in base al giorno di nascita. 
A prima vista può sembrare che parli di astrologia, mentre in realtà è il risultato dei suoi studi
in psichiatria e medicina presso l'Università della Pennsylvania, studi durati più di 40 anni e basati
sull'esperienza di vita di 20.000 persone e sulle sue esperienze lavorative con alcuni gruppi spirituali 
Californiani e Neo Zelandesi. I segni zodiacali, in questo libricino, sono per lo più usati per comodità
e più per indicare fasi della vita e tratti comportamentali che sinastrie stellari.
Ma senza voler divagare troppo, quello che volevo dire è che Brezsny qualche volta si avvicina 
molto al lavoro di Goldscheiner, pur partendo da posizioni molto diverse.
Quello che apprezzo, più di tutto, è la capacità  citazionistica di Brezsny, 
e la riflessività a cui ogni tanto spingono i trafiletti che scrive.
E sebbene io non abbia ancora capito che cosa intenda esattamente per "Divino Wow",
mi diverte enormemente l'originalità delle due parole messe insieme e 
l'ideologia che io presuppongo ci sia dietro.
In ogni caso...Si.
Questa volta il trafiletto ci ha quasi azzeccato. Ma a modo suo e non a modo mio.
Primo tra tutti il fatto che sono nata il 21 giugno e lui insiste ad annoverarmi sotto il segno del Cancro,
mentre sono palesemente dei Gemelli.
Comunque.
Sono effettivamente giorni che rifletto sul mio modo di affrontare la vita.
Un po' perchè molte persone che ho intorno, per via della situazione lavorativa un po' delicata,
cercano di pungolarmi per cercare di tirarmi su di morale.
Un po' perchè cercare di capirmi per aiutare me stessa e trovare un equilibro è
indubbiamente uno dei miei passatempi preferiti. 
Lavorare sodo su me stessa, e non c'era bisogno che lo sottolineasse Brezny,
è la conditio sine qua non imprescindibile perchè io riesca a tenere sotto controllo il mio io
e non lo lasci girovagare a briglia sciolta, con il rischio di provocare danni irreversibili a me e a chi ho intorno.
Sono sempre stata in qualche modo ossessionata dallo svolgersi e dal perpetuarsi dell'esistenza,
osservare e capire e imparare perchè le cose sono in un modo piuttosto che in un altro,
perchè le persone prendono una strada diritta piuttosto che un sentiero aggrovigliato.
E sono sempre stata entusiasta di qualsiasi cosa colpisse il mio intelletto e la mia fantasia,
ritrovandomi sempre investita totalmente una sorta di rapimento costante per le cose, 
come se ci fosse un'energia infinita e rinnovabile a fungere da carburante per la mia curiosità
di sapere e imparare.
Ma ultimamente, senza ombra di dubbio,ho realizzato di sentire un certo sfinimento
e una certa insensibilità verso un po' tutto. O quasi.
E la parola "rilassata" è nel mio caso un vero e proprio ossimoro. 
Semplicemente sono stanca anche di dibattermi inutilmente contro un destino che sembra accanirsi.
E allora sono semplicemente lì che cerco di trovare la pazienza di vivere così come capita, 
senza orari e senza mete, alla giornata.
Cerco di non aspettarmi niente. Di sperare sempre nel peggio perchè arrivi il meglio.
Sto semplicemente al mondo.
E la verità è che non so se questo è affrontare meglio la vita
rispetto a come facevo prima. 
(Sarà che non sono mai stata molto brava ad affrontarla, la vita).

Oggi una persona a cui pensavo di non andare per niente a genio, 
per via del mio modo di pormi sempre un po' azzardato,
mi ha dato un aiuto inaspettato in campo lavorativo.
Se la cosa andasse in porto, il disastro a cui vado incontro a causa dell'essere stata licenziata,
cosa questa che sta mettendo a dura prova il mio equilibrio emotivo e anche fisico,
potrebbe essere scongiurato. Almeno per qualche mese.
E allora oggi ero lì che, mentre camminavo, intimamente cercavo una sorta di rituale 
per attirare un po' di benedizione sulla mia sfortunata vita.
La mia mente spaziava dal classico " fioretto- rinuncia a qualcosa" all'invocare l'aiuto 
del destino, di mia madre, di qualsiasi divinità conosciuta o sconosciuta. 
Tutto questo in un attacco di bipolarismo acuto in cui, 
pur sperandoci intimamente e ardentemente,
cercavo di impormi di non contarci, di non sperare in un esito positivo, di non crearmi aspettative
su qualcosa che ha il 90% di andare male. Io sono disperatamente appesa a quel 10% di possibilità
che riesco a chiamare in un unico modo: cieca fede nel destino.
Altro che compiti a casa.


martedì 3 aprile 2012

Keep Calm, Carry On and go to Barter Books



Di questi tempi, un vecchio e ingegneristicamente avanzato amico ha comprato il Kindle Reader.
Sono giorni che ci punzecchiamo a distanza e lui mi illustra tutte le potenzialità di questo aggeggio  
che (letteralmente) inscatola qualcosa come 4.000 volumi in un hardware ed è fonte,
almeno per lui, di grande comodità e modernità e risparmio energetico e chi più ne ha più ne metta.
"E soprattutto si abbattono meno alberi", mi diceva nel suo tono compito, 
quando è passato da Torino per un saluto il mese scorso.
 "E' il futuro che si impadronisce di noi e spazza via la dimensione magica 
della fantasia che ancora non era stata soprafatta dalla tecnologia", ho pensato io.
E incosciamente, anche quando non ho nessunissima intenzione di toccare l'argomento, 
mi ritrovo con un sacco di esempi, vignette, video che esaltano invece quello che per lui, 
tra pochi anni, diventerà assolutamente obsoleto: il caro vecchio libro stampato.
Ora, non vorrei essere fraintesa. 
Non è che io sia un'ostinata e ottusa contestatrice e boicottatrice del progresso. 
E che io proprio non riesco ad accettare la cosa in sè.
Da poco ho letto un'intervista a Jonathan Franzen in cui lui ha trovato le parole 
per descrivere quello che provo in merito:
I think, for serious readers, a sense of permanence has always been part of the experience. Everything else in your life is fluid, but here is this text that doesn’t change".
Il senso di permanenza, la sicurezza che ne deriva in un contesto fluido come quello attuale, 
in cui tutti (o almeno gran parte di noi) sono drogati da una sor9ta di vita istantanea e fugace sui socialnetwork, 
sono parte della bellezza e della potenzialità (ancora immutata di un oggetto come il libro stampato. 
E l'esperienza della lettura, con un libro in mano, è qualcosa che per me andrà sempre oltre
e avrà un valore sempre più forte e presente del leggere attraverso un piccolo schermo.
Senza contare tutto il variegato strato di socialità e vita e piccoli rituali personali che girano intorno o sono alimentati dall'oggetto in sè. 


Penso a quando, una sera del mio primo anno a Torino, 
sono entrata nella Biblioteca Reale e l'ho trovata la più bella che abbia mai visto in vita mia.
L'occasione che mi aveva portato lì è stata uno spettacolo teatrale che si intitolava 
"Una notte in Biblioteca": 
durante la notte, in biblioteca, alla luce di fioche lampade,
quando tutto è silenzioso e deserto e anche l'ultimo dei lettori è andato via,
dei libri si animano, assumendo sembianze umane e conversano tra loro.
Un libro di trattati diventa un panciuto e attempato conferenziere,
un romanzo ottocentesco diviene una donna in bianco dalla voce soave,
un libro di filosofia diviene un gentiluomo elegantemente vestito e un giovane,
in impermeabili e abiti semplici, è l'ultimo libro arrivato,
rilegato velocemente e alla ricerca di qualcuno che gli legga il suo finale .
Conversando come chiunque di noi farebbe davanti ad una tazza di the,
in compagnia di un amico, i "libri" passeggiano tra gli spettatori,
giocano persino a tennis sulle teste del pubblico seduto ai tavoli della biblioteca,
e si interrogano:
qual è la vera realtà? quella dei libri o quella che si vede scorrere dalla finestra,
nelle pedalate di un uomo che attraversa la notte sulla sua bici,
come le parole di una frase che scorre negli occhi di chi legge...
e che ne sarà di tutto il sapere conservato tra scaffali polverosi?
e dove saranno i lettori, che nel trascorrere del tempo, si sono alternati tra i tavoli
in mogano, sfiorando pagine, portando con sè le loro manie e il loro bizzarroo modo di leggere?
Riflettevo che se veramente i libri verranno sostituiti dai kindle reader 
anche le idee geniali come quella di questo piccolo spettacolo, impresso indelebilmente nei miei ricordi,
difficilmente troverebbero la luce.
E penso a quanto vorrei aprire una piccola libreria mia...o semplicemente anche solo lavorarci.
Perchè quelli sono posti che sono veri e non virtuali e, parafrasando peraltro uno dei miei libri preferiti,
mi fanno l'effetto delle mattine di Natale, 
come se fossero grandi scatole di regali piene di libri bellissimi.

Come dicevo ai miei amici sul socialcoso qualche ora fa,
andrei a Londra solo per passare un'intera giornata alla Barter Books.
Anzi, farei di tutto per restarci chiusa dentro anche una notte.