giovedì 19 marzo 2015

" Chiamami quando ti va, quando ne hai voglia, ma non come chi si sente obbligato a farlo, questo non sarebbe bene né per te né per me, a volte mi metto a immaginare quanto sarebbe meraviglioso se mi telefonassi solo perché sì, semplicemente come uno che ha avuto sete ed è andato a bere un bicchiere d'acqua, ma so già che sarebbe chiederti troppo, con me non dovrai fingere mai una sete che non senti."

José Saramago

" [...] come amare i Gemelli : non vi spazientite perché si distraggono facilmente. Trovate sempre il tempo per parlare con loro. Siate comprensivi quando sono lunatici. Dategli spazio ma non lasciateli mai soli. Sottoscrivo e aggiungo : se volete amare i gemelli, ascoltateli con attenzione e flessibilità. Non cercate di costringerli a essere coerenti ma incoraggiateli a conciliare i loro desideri a volte conflittuali. Esprimete meglio il vostro apprezzamento non solo per le qualità facili da amare, ma anche per quelle che non sono ancora mature e affascinanti." 
Brezsny, oroscopo della settimana 


In tv trasmettono "Quattro matrimoni e un funerale" ed io lo guardo ad intervalli.
Non riesco a concentrarmi, ma per assurdo sono riuscita a guardare tutte le sequenze che più mi piacciono o a cui sono più legata. Penso che proprio qualche giorno fa raccontavo ai miei colleghi, che per inciso mi conoscono da meno di un paio di mesi, di come abbia mutuato da questo film molti dei miei intercalare...e penso a quanto mi sono immedesimata in Charles, tutte le volte che ho guardato questo film negli anni, e quanto avrei voluto trovarlo sulla mia strada, quella reale, un Charles. Non necessariamente con la faccia di Hugh Grant, magari. Non ho mai (ma proprio mai mai) azzeccato i tempi nemmeno io, come dice Charlie a Carrie,prima di non sposarsi.

Inevitabilmente continuo a perdermi nei miei pensieri, nei ricordi lontani e vicini, e canticchio insistentemente nella testa stella nascente della Vanoni, penso che è giovedì e a cosa avrei fatto, di giovedì, se fossi stata a Torino. Per la verità penso alla mia vita a Torino quasi ogni giorno perché ogni cosa, qui, mi ricorda  con fermezza che non sono al mio posto.
Penso a quello che potrebbe succedere/è successo/sta succedendo a troppi chilometri da qui. A quello che è successo davvero ed io non mi sono mai resa conto che stava succedendo (davvero). E mi sento impotente. Penso a quello che è successo dopo, da quando sono andata via e poi ritornata e poi di nuovo andata via. All'evidenza delle cose che continuo a negare.E penso che non sopporto di non sapere e, allo stesso tempo, mi dico che forse è meglio se non so, perché già così è decisamente e irrimediabilmente difficile.
Realizzo che io sono l'assente. E che probabilmente la mia mancanza non la sente nessuno.
Vorrei potermi vedere dal di fuori, con lo stesso distacco di chi non è coinvolto, vedere le cose per quelle che sono veramente e farmene una ragione, prendere decisioni con praticità, andare nella direzione giusta, abbandonare una volta per tutte questo masochismo incipiente e incoerente che aumenta la mia debolezza.
Penso che domani è l'ultimo giorno di corso, che non so quando e se rientrerò in operativo, che ho paura di dovermi cercare un altro lavoro, che non so se lo troverò un altro lavoro. E questo significa semplicemente che ci metterò ancora più tempo per avere la possibilità di tornare a vivere dove voglio e come voglio vivere. 
Penso, contro ogni logica, che vorrei sentire la tua voce che mi cerca e mi parla, anche di semplici banalità, ma non perché te l'ho chiesto. 
E invece.
Penso alla mia collega, che per seguire il compagno, ha abbandonato una città che amava e un po' mi capisce e si sente come me, che proprio ieri mi diceva: " se non va, vuol dire che in serbo per me il destino ha qualcos'altro. E anche per te".

E mi chiedo...C'è qualcosa che mi aspetta oltre tutto questo?

Nessun commento:

Posta un commento