lunedì 29 agosto 2016


" Hold your breath / Make a wish / Count to three / Come with me / and you'll be / in a world of Pure Imagination"


Gene Wilder in 
"Willy Wonka e la Fabbrica di cioccolato", 1971, dir. M.Stuart

C'è stato un tempo in cui NON odiavo il Natale e gran parte del merito va a questo film e a quel signore lì che cantava questa canzone. 
Ogni anno, ogni volta , guardando questo film il tempo si fermava ed era semplicemente  e veramente Natale. A guardarlo stasera, con fuori il temporale (che, ironicamente, mi riporta alla mente l'altro meraviglioso film interpretato da Wilder), non riesco a fare a meno di pensare, fino a quasi sentirlo materialmente, all'odore dello zucchero filato rosa, quello che chiedevo quando eravamo in giro per bancarelle con i miei, per indicare inconsapevolmente i regali che dopo qualche giorno sarebbero arrivati, il più delle volte moltiplicati di numero grazie alla nonna materna o ad una prozia. 
Sono ricordi un po' appannati, che la mia mente quasi non riesce a mettere in fila temporale esatta, ma sono sicura che sono accaduti.

Da adulta, questo film, questa canzone, quest'uomo in un frack dal colore eccessivo, hanno reso i miei Natali e la mancanza di mia madre, sopportabili. Almeno.
Nelle tarde mattine dei giorni di festa,  in cui sono riuscita ad intercettare il film, mi è capitato di ritrovare un po' dell'atmosfera ideale: e bastava seguire Willy Wonka, trattenere il respiro e esprimere un desiderio nella mia mente, facendo finta di credere che si potesse avverare in qualche modo. Come quando avevo 9 anni. Ed eccolo lì: un mondo di pura immaginazione, alternativo a quello reale, in cui le cose sono al loro posto, quello giusto, quello migliore.
Ed è capitato, ogni tanto, che riaprire gli occhi e continuare a vivere nella realtà,sia stato un po' più semplice.

Questo 2016, purtroppo, si sta prendendo ad uno ad uno tutti i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza. 
Mi sento malinconicamente vecchia stasera...

giovedì 25 agosto 2016


" [...] sono state giornate furibonde / senza atti d'amore / senza calma di vento / solo passaggi e passaggi / passaggi di tempo / ore infinite come costellazioni e onde / spietati come gli occhi della memoria e non basta ancora /cose svanite facce e poi il futuro / [...] mi sono guardato piangere in uno specchio di neve / mi sono visto che ridevo / mi sono visto di spalle che partivo /  ti saluto dai paesi di domani [...]"

 Anime Salve, 1996, F. De Andrè, Ivano Fossati

Più di tutto, in queste giornate furibonde, non riesco a pensare che ai bambini che non vedranno il loro futuro. 

mercoledì 24 agosto 2016


Grazie ad una cara amica, che mi ha segnalato ad una collega di un'altra azienda, ho trovato un nuovo lavoro. Quello che, nel panorama di tutti i miei lavori, potrebbe essere definito un "lavoro serio". 
Ho cominciato questo lunedì, facendo formazione sull'azienda ( francese) e sul prodotto, sugli obbiettivi e le strategie. 
Ne avevo bisogno, di questo lavoro, e sono enormemente grata del fatto che ci sia, soprattutto nell'ottica di trovare un po' di stabilità e tranquillità. 
E sono grata all'amica che si è abbastanza esposta, suggerendo il mio contatto alla collega, nonostante quest'azienda cercasse una figura ferrata sulla lingua francese e magari una persona molto più giovane di me su cui poter investire a lunga scadenza.

Oggi è stato il terzo giorno di formazione e, a dirla tutta, pur non essendo un settore in cui io abbia nozioni o esperienza specifica, la cosa mi sta interessando anche molto. Soprattutto il lato che implica le trasferte in giro per l'Italia, cosa che non ho mai sperimentato e che ha un certo fascino per una sedentaria e abitudinaria come me.

Oggi è stato il terzo giorno ed io rimug(g)ino.

Rimug(g)ino da ore non tanto sulla tipologia di lavoro, che di per sé ho sempre fatto in altri ambiti e con regolamentazione solo un po' diversa rispetto a quella di adesso, ma quanto su un discorso che ha fatto la mia responsabile mentre mi illustrava alcune tabelle con il fatturato e cercava di istruirmi su quali devono (o dovrebbero) essere gli obbiettivi da raggiungere.
Rimug(g)ino perché mi ha detto, in tutta franchezza e in buona fede (o almeno così voglio sperare, perché lei mi piace ) che il mio destino sarebbe stato un altro, se non fosse stato per la fiducia che il grande capo ripone nel giudizio della mia amica.
Rimuggino perché penso alle millemila aziende a cui ho inviato un curriculum e che mi hanno riservato il "destino altro" solo perché non avevo un contatto da potermi spendere per avere la possibilità di fare un colloquio. Ché magari è un discorso logico e ineccepibile, visto con i loro occhi e valutato secondo la loro politica pratica e concreta di avere il massimo, spendendo il minimo. Ma a me benefici non ne porta, tutt'altro.
Rimug(g)ino perché quel discorso è stato il fattore scatenante della sensazione che, anche se lavorerò al 150% delle mie conoscenze e capacità e buona volontà,e sì, mettiamoci anche quel 10% di ottimismo e positività che ci sarà certamente da qualche parte dentro di me (anche se non so quale...), la realtà pratica della vita (la mia) è un'altra. 
Rimug(g)ino perché non esistono le cose facili: "esistono le cose che io so fare e le cose che io non so fare" [cit. Julio Velasco, altrove].
Rimug(g)ino perché è un momento topico della mia vita, questo. Forse l'ultimo, perché poi non lo so se di occasioni ne avrò altre.
Rimug(g)ino perché non dovrei già rimugginare su  un lavoro che non ho materialmente nemmeno cominciato, e invece rimuggino.
Rimug(g)ino perché sto cercando...anzi, DEVO  TROVARE, un modo per "schiacciare bene un pallone alzato male. Perché se la realtà è come è e non come la voglio, il mio cervello, che è un computer straordinario, deve aprire tutti i files con il titolo 'palla alzata bassa' e in questi files c'è la soluzione per le palle alzate basse, che sicuramente non è schiacciare 
alto."
Rimug(g)ino perché devo trovare quei files, ma non so se ce li ho. Spero solo che ci siano. E che questi benedetti files abbiano solo bisogno di un aggiornamento e che non siano corrotti o inutilizzabili. Perché DEVO RISOLVERE L'ALZATA, senza parlare dell'alzata o dell'alzatore, e non sono propriamente un Giani o uno Zaytsev (giusto per assaporare ancora un po' di atmosfera olimpionica). Non in questo ambito, almeno. O ancora.

Meditavo di scrivere a Velasco e chiedergli di farmi da personal trainer e motivatore aggiunto da qui fino a febbraio.
Ma forse devo solo sperare che vada bene se faccio quello che so fare.

NB: mi si faceva notare che per rimuginare in modo grammaticalmente corretto può bastare una sola "g"....ma ho deciso di tenere l'altra come sorta di rafforzativo, anche se è sbagliato. Prendetela come una scelta artistica e onomatopeica.
Vi voglio bene Grammar Nazi, è un bene che esistiate... :)

venerdì 12 agosto 2016

" ...ero totalmente in balia di questa cosa che non avrei potuto fermare, che mi accadeva, anzi, mi attraversava, indifferente a me. Come sarebbe stata poi la lunga notte in cui mori mia madre. Ricordo anche tante altre cose più intime e private che non ha senso raccontare qui. Ricordo che contrariamente ad ogni mia previsione, analisi, comparazione, lettura precedente, documentazione, studio, filosofema ecc., di quello che mi stava accadendo e del tempo che sarebbe seguito non sapevo nulla, non ero preparata, non assomigliava e non sarebbe assomigliato a niente, e che avrei avuto modo in moltissime occasioni di stupirmi di me stessa."
Carlotta Giucastro

Oggi sono 20 anni che non ci sei. 
E a volte penso che è come se non fosse passata nemmeno un' ora da quel momento.
E invece, di ore e giorni, ne sono passati un'infinità. 
Vorrei poterti raccontare come sono stati, vorrei poter pensare che dovunque sei hai visto e imparato in ogni caso qualcosa di me. 
Vorrei poter pensare che saresti stata contenta. Almeno un po'.
Ma tutto ciò che posso fare e solo cercare di vivere in ogni caso, nonostante tutto, come posso, senza pensarci troppo. E basta.