Oggi sono ufficialmente cominciati i miei ultimi dieci giorni con la piccola A.
Solo questa mattina ho pianto per dieci minuti buoni per via di quello che mia ha detto la piccolina. Per la verità me lo dice già da un mese, ma dirmelo oggi ha un altro peso.
Ed io non posso in nessun modo trattenere le lacrime e l'affetto e il pensiero che sono gli ultimi dieci giorni e che poi le nostre strade si divideranno, come è giusto che sia.
Qualche giorno fa, grazie ad un'amica, ho avuto un colloquio per quello che sarebbe un lavoro "serio" e con una prospettiva, soprattutto economica, non indifferente.
Io non lo so come andrà, sono stata scelta e, per spirito pratico e di sopravvivenza, ho accettato una nuova sfida: quella che è per me l'ultima possibilità per avere un lavoro remunerato decentemente ed essere tutelata ufficialmente e maggiormente.
A chi mi chiede se sono contenta (praticamente tutti, eccetto mio padre che non si è minimamente posto il dubbio perché per lui lavorare con i bambini non è mai stato un lavoro nemmeno da prendere in considerazione), rispondo di si.
Ma ormai sono un paio di settimane che A. e i suoi progressi mi fanno tentennare.
Questo è un video che ha lo stesso valore di quando Angelica mi ha cantato tanti auguri o in video mi ha detto di prendere un aereo e tornare a Lecce. Ha lo stesso valore delle chiamate di AmicoCapo a cui non sono riuscita a rispondere, in cui la piccola aveva voglia di parlarmi perché le mancavo.
Ha lo stesso identico valore.
Con la sostanziale differenza che a lei, alcune cose, le hanno insegnate i genitori.
Ad A. ho insegnato tutto io.
Rispondo si, sono contenta. MA.