"Recentemente, May aveva curato la pubblicazione per la Panderic di uno strambo dizionario di termini oscuri. Il titolo era "Gli Intraducibili" e si trattava di una scherzosa rassegna di alcuni termini assenti dalla lingua inglese. Interi sentimenti, interi concetti che restavano inespressi per il semplice motivo che non era mai stata coniata una parola in grado di definirli. Parole come mono-no-awaré, "la tristezza delle cose", un termine giapponese che definiva l'eterno pathos che fa capolino appena sotto la superficie della vita. Parole come mokita, che nella lingua Kirwina della Nuova Guinea indica "la verità di cui nessuno parla". Si riferisce al tacito accordo tra le persone di evitare chiare allusioni a certi segreti ben noti, come il vizio di alzare il gomito della zia Louise o l'inconfessata omosessualità dello zio Fred. O l'incidente allo Sheraton Timberland Lodge. O il fatto che Edwin fosse sposato. Anche quelli erano mokita. Era ciò che avvicinava Edwin e May e cià che li separava: un muro sottile, impenetrabile di mokita si frapponeva fra loro."E' un uomo sposato, è un uomo sposato." May se lo ripeteva ogni volta che provava la sensazione di toccarlo, delicatamente, sulla nuca. "E' un uomo sposato". Eppure, più se la ripeteva, più quella frase le sembrava sexy.
[...]May lo guardò allontanarsi. Bevve il suo caffè. Meditò su tutte le numerose mokita che affollano le nostre vite, dando loro consistenza e significato."
HAPPINESS . Will Ferguson, Feltrinelli 2004, pg. 21-22 - 24.
Per chi se lo stesse chiedendo, (e a giudicare dall'enorme numero di contatti che arrivano qui per questo, qualcuno sembra esserci) il motivo per cui il mio nick e questo blog si chiamano "Mokita" è la citazione un po' lunga sopra riportata. E, di conseguenza, il libro da cui è presa.
E' uno dei miei libri preferiti. E' scritto terribilmente bene e anche in maniera divertente e scorrevole.
E' ironico, satirico, e personalmente l'ho trovato geniale.
Talmente geniale da adottarlo senza il permesso dell'autore come una sorta di marchio di fabbrica.
Non è assolutamente un manuale di auto-aiuto, è un romanzo graffiante sull'auto-aiuto e sull'industria dell'editoria, ma soprattutto sulla vita e su chi insegue quella che dovrebbe essere la panacea di tutti i mali ed in realtà, sembra essere quello più pericoloso.
Quindi, nella mia ottica, questo libro è molto di più di un romanzo.
Consiglio sempre a tutti la lettura di questo volumetto, che è l'ispirazione per tutto quello che ho scritto, che scrivo e magari scriverò. Oltre alla mia vita, s'intende.
Scrivo qui tutte quegli accadimenti o quelle cose che per me sono delle Mokita su cui riflettere.
Ed è sorprendente, pensare che in questo momento della mia vita, le cose sono esattamente come nelle righe che ho riportato.
O su cui io ho voglia di riflettere, sono punti vista. Scrivo di cose che spesso sembrano scontate o stupide o inutili.Lo faccio per me, più che per gli altri. E sebbene i confronti di idee mi piacciano, va bene anche se non ne scatenano nessuno. Fatto sta che dopo, io sto sempre meglio e questo mi basta.
In questo caso, scrivo anche per un altro motivo:
non so ancora perché, esiste un link generato da google che porta gli utenti alla ricerca di un bar-catering nel posto sbagliato. Cioè, è piacevole ritrovarsi un sacco di contatti a questo blog quando ti svegli la domenica mattina o nei giorni di festa, ma preferirei che magari fosse per la voglia di leggere quello che scrivo piuttosto che per una richiesta di catering per il compleanno della zia adelina.
Vorrei sottolineare, a scanso di equivoci, che non ne sono responsabile.
In ogni caso ho segnalato l'errore, sperando in una celere correzione.
Per chi comunque continuasse a ritrovarsi da queste parti per errore, il posto che cercate è qui.
E' nella piazza più bella di tutta Torino, che è anche la mia preferita.Bevete un caffè per me! :)
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