mercoledì 26 marzo 2014

"Stavo pensando a come riesce ad essere stupida certa gente. Li metti in una stanza con sei porte e riescono lo stesso ad andare  a sbattere contro il muro. E hanno anche la faccia tosta di imprecare."
" Se hanno paura di quello che può esserci dall'altra parte, può essere più sicuro prendere a testate i muri"  
S. King, Terre Desolate, 1991


Io dò testate ai muri anche quando la porta è solo una. E anche in quei rarrissimi ( ma pur sempre esistenti) casi in cui quello che sta fuori fa meno paura di quello che sta dentro. 

 
 

giovedì 20 marzo 2014


                                                                    Her, 2013 dir. Spike Jonze
" Vuoi sapere come funziono? [...]beh fondamentalmente ho intuito. Cioè il DNA di ciò che sono è basato sui milioni di personalità di tutti i programmatori che mi hanno scritto. Ma ciò che mi rende me, è la mia abilità di crescere attraverso le mie esperienze. Così in pratica mi evolvo in ogni momento"
 " Stavo pensando alle altre cose che ho sentito, e mi sono sentita orgogliosa di avere dei sentimenti sul mondo tipo quella volta che ero preoccupata per te...cose che mi fanno male, cose che voglio. E poi avevo questo terribile pensiero: questi sentimenti saranno anche reali? o sono solo programmati? e questa idea fa davvero male".
E' questo quello che dice l'intelligenza artificiale all'intelligenza corporea nel primo vero momento di empatia del film.
In poco più di un paio d'ore, Her racconta lo scorcio evolutivo in senso lato di un'esistenza umana ( anzi di due). Un'evoluzione immersa fino all'ultimo neurone e all'ultima fibra di pelle, in un mondo così incredibilmente vicino e insieme così irrimediabilmente lontano da rasentare l'inquietante.
E' un film che destabilizza progressivamente, mettendo al centro di tutto la dicotomia assenza/presenza e tutte le sfumature che da essa scaturiscono. Anzi, fa di più, cerca un modo tecnologicamente concreto per trascenderla. Nel mentre, parla soprattutto di questioni umane: dei cambiamenti materiali che implicano i sentimenti e la consapevolezza di sé. Parla soprattutto di mutevolezza, di adattamento e di accettazione. Tutto questo dai due punti di vista dell'umano  e dell'artificiale, che si intrecciano fino a farci chiedere quale possa essere il confine accettabile. Si intersecano intimamente perché animati dall'amore ( o comunque da un riflesso che lo fa sentire come tale), ma al contempo ne sono divisi perché  vissuti inevitabilmente ad una doppia velocità. 

Senza l'eccesso di stucchevolezza che lo caratterizza, credo sarebbe un film perfetto. E vi dirò, la voce della Johansson me l'aspettavo decisamente meglio, ho quasi preferito la Ramazzotti. Joaquin Phoenix fa un lavoro incredibile ed è un peccato che sia passato inosservato.

Prima o poi parlerò anche della serie di emozioni che mi ha scaturito questo film. Ma non questa sera, perché ne sono sostanzialmente abbastanza travolta. Decisamente però vorrei un unica cosa: fare da grande lo stesso lavoro che fa il protagonista. Sarebbe epico.

lunedì 17 marzo 2014

" Perché sono fatto così? Perché tengo alle cose sbagliate, e  non mi curo di quelle giuste? o, per metterla in un altro modo: come è possibile che, pur rendendomi conto che tutto quel che amo o che m'interessa è un'illusione, io continui a sentire che tutto ciò per cui vale la pena vivere risiede proprio in quell'illusione?"  Donna Tartt, Il Cardellino

Svegliarsi il lunedì mattina e cercare spiegazioni per le cose che non riesco a spiegarmi.
E rispondere a domande con altre domande.
Cominciamo bene.


" Ehi...ma dov'è / la linea che divide i pensieri / il sesso dall'amore / la gioia dal dolore / l'amicizia o qualcosa di più / ehi....ma cos'è / forse l'aria o il vestito che hai messo / quel modo di guardare / quel modo di camminare / forse io che non sono più lo steso / lo stesso che ti stava a sentire / quando tu mi parlavi di lui  / mi chiedevi cosa fare o non fare / io che di consigli non ne ho mai saputi dare / dimmi perché...perché / mi stai chiamando amore perché / dimmi cos'è...cos'è che si agita nel cuore / dimmi perché... perché non trovo le parole davanti a te / dimmi cos'è... cos'è che nasce come un fiore / ehi...ma com'è io ero quello senz'amore né sesso / tu l'angelo custode / che vola ma non cade / l'amica di ieri e di adesso / la stessa che mi stava a sentire  / quando io ti parlavo di lei / ti chiedevo cosa fare o non fare / com'eravamo bravi  / a nascondere il dolore / dimmi perché ... perché / io sto sentendo amore per te / dimmi cos'è...cos'è / che si agita nel cuore / e adesso cosa c'è / perché non parli più / non starai mica piangendo / non dirmi che anche te / sei di quelle che  / prima lo fanno e poi si pentono / se tu... /non vuoi... / allora... / dimmi perché... perché / mi stai chiamando amore perché / dimmi cos'è...cos'è / che si agita nel cuore / dimmi perché...perché / dimmi cos'è...cos'è..."

Non sopporto di non vederti più.Non so spiegare razionalmente il perché. Non sopporto il non trovare le parole e il non sentirmi a mio agio nella mia stessa pelle, nel risvolto delle mie stesse decisioni. Non sopporto di continuare a pensare a qualcuno che non mi vuole. Non sopporto questo mio continuo, anche se non premeditato, aspettare qualcosa che non succederà.
Non sopporto di essere presa da questi momenti un po' malati che mi fanno sentire mancante di qualcosa che non si è concretizzata e alla quale mi aggrappo semplicemente perché trovo difficile voltare pagina.
Più di tutto, credo di non sopportare questo mio essere stata avventata, questo mio immergermi nelle sensazioni senza via d'uscita senza avere un minimo di misura, senza riuscire a ridimensionare le cose quando è necessario.
E non sopporto il continuo guardarmi indietro quando sarebbe logico e salutare, invece, guardare e vivere e sentire in avanti.
Forse è perché d'avanti non ho qualcosa di tangibile per cui aver voglia di mettermi davvero  in gioco.
Queste cose dovrebbero essere semplici, mi diceva stasera CollegAmica, ci si piace e si sta insieme. Punto. Senza complicazioni di sorta, senza contrattempi, senza scuse. Poi magari non si vogliono più le stesse cose, e quello in cui investiamo se ne può anche andare a puttane. Ma quando comincia, tutto e semplice. 

E se non lo è...allora perché mi sento così?

mercoledì 12 marzo 2014

FIRST KISS


Ora, bello è bello.
La regista che li ha scelti, lo ha fatto con un certo occhio. Forse son tutti un po' troppo belli e fashion, ma almeno è stata politically correct.  
Ma, visto che l'han messa giù come "esperimento", posso dire che mi lascia leggermente perplessa la cosa?

Da maniaca che odia la banalizzazione di gesti affettuosi, quali sono i baci e gli abbracci, la prima cosa che ho pensato è stata: e se non si fossero piaciuti per un cazzo, di primo acchito, si sarebbero in ogni caso baciati per contratto?
E, soprattutto, chi ha deciso di mettere insieme le coppie...ché non è che li ha messi lì, la regista, creando in qualche modo un'atmosfera, qualcosa che predisponesse ad una certa naturalezza ad entrare in intimità, anche magari sapendo solo lei chi fossero i prescelti e aspettato per vedere chi baciava chi e tutto il contorno....no, ha proprio deciso chi doveva baciare chi e si è piazzata davanti con una telecamera...ma in base a quale criterio li ha messi insieme? e se non ci fosse stata alchimia o chimica che dir si voglia?

CollegAmica mi commentava sul socialcoso che, comunque, ci sono "cose" che vanno prese con la dovuta leggerezza e ironia. Che il video è quello che è, sono 3 minuti di baci, che siano veramente sconosciuti o attori, che ci sia una sceneggiatura o no...che importa! A qualcuno ha suscitato emozioni ad altri pensieri non banali. A lei ha strappato un sorriso. Senza troppi pensieri.
Soprassedendo sul fatto che magari ha assolutamente ragione, ma quando mai io affrontato una cosa qualsiasi della mia vita con leggerezza e ironia? dicevo, soprassedendo sul fatto che possa avere anche ragione, io non ne facevo una questione di cognizione di causa...se si fossero trovati su di un set cinematografico, se fossero stati veri e propri attori impegnati in un film, avrebbero lavorato sul loro personaggio, avrebbero avuto una personalità, vicina o lontana dalla loro vera, in cui immedesimarsi e da lì andare.
Ma qui ti mettono davanti uno/una, che non sai bene nemmeno in base a cosa lo credono in qualche modo adatto a te, a piacerti in un qualche modo che ti spinga a baciarlo (con un certo trasporto anche, visti i risultati) e lo fanno sperano che scocchi una certa alchimia. 
E ovviamente si soffermano (anche) sul prima e sul dopo. La scoperta dell'acqua calda.

Accetti di baciare un perfetto sconosciuto, che non hai scelto tu, nemmeno da lontano...quindi non c'è nemmeno quella prossimità molto cinematografica di essere in qualche modo spinta dall'attrazione e dal tuo gusto personale. E se in quel momento, quel momento lì che ce l'hai di fronte poi non hai voglia e proprio non ti piace...che fai?
Se, per esempio, il tipo biondo senza barba e con i capelli lunghi (ho scelto quello che tra tutti meno mi piaceva in assoluto), me lo avessero piazzato davanti io non avrei avuto un cazzo voglia di baciarlo con leggerezza e ironia.

Posso apprezzare il realismo del contorno, perché effettivamente va così, ma la cosa mi lascia assai assai perplessa.
E in tutto questo, le coppie che mi sono piaciute di più sono proprio quelle gay, perché mi hanno trasmesso quella sorta di delicatezza mista ad imbarazzo che mi ha intenerita non poco.
Ed ho sperato nell'unico bacio che in realtà non è stato un vero bacio, ma solo un accenno.

Sono una presuntuosa portatrice sana di emozioni, come apostrofava uno dei tanti commenti che mi è capitato di leggere su Internazionale. 
Povera me.

domenica 9 marzo 2014

Ci penserò domani...



" Lei entrò, sulle scale qualcuno guardò i suoi strani vestiti / appoggiò le spalle alla porta dicendo / con lui ci siamo lasciati / osservai due occhi segnati / e il viso bagnato dalla pioggia / non so, mi disse, non so come uscirne fuori, non lo so. / La guardai / ed ebbi un momento di pena / perché sembrava smarrita / io vorrei, mi disse, vorrei che non fosse così, ma è proprio finita / disse poi ritrovando un sorriso a stento / comunque l'ho voluta / lo sai, le strade per farmi del male non le sbaglio mai. / Poi mi raccontò la storia che io sapevo già / dall'ultima volta si sentiva che era più sola più cattiva. / Si calmò, guardandosi intono / e parlammo di me, bevendo più volte / si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse / con te ero io la più forte / disse poi inseguendo un pensiero / è vero, con te io stavo bene / e se io fossi una donna che torna / è qui che tornerei. / Poi cenammo qui, le chiesi / domani cosa fai / la pioggia batteva sui balconi / rispose ci penserò domani! / Mi svegliai la mattina e sentii la sua voce di là / parlava in inglese la guardai / aveva il telefono in mano e il caffè / e non mi sorprese / accettai il breve sorriso e il viso di una che non resta / Se puoi, mi disse, se puoi / Non cambiare mai da come sei! / Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già / passava un tassi, lo prese al volo / abbi cura di te, pensai da solo."


L'ultimo paio di giorni si riassumono più o meno con questa canzone, che mi ritorna persistentemente alla mente ogni volta, tutte le volte che io e il Lovefriend dei tempi che furono ci parliamo.

Nel mentre, un uomo mi ha chiesto di uscire, ma io non l'ho capito...e anche quando l'ho capito, ho cominciato a tergiversare perché anche se mi piace, da un po', in realtà non so se mi piace abbastanza da.
Ed io ho la testa da un'altra parte, che non lo so nemmeno io dov'è quest'altra parte, so solo che continuo a inseguire pensieri incoerenti e senza un briciolo di pratica concretezza.
Certamente sono stufa di dover essere sempre io a pungolare e spingere le persone verso di me...di aggrapparmi alle cose sperando che prima o poi, ricambino.
Quando non incontro stronzi, incontro soggetti che hanno l'iniziativa di un lombrico di mare.
Ed io mi scoccio e non ci penso più, salvo poi quando si rifanno vivi ed io  non lo capisco nemmeno che si stanno rifacendo vivi.
Ed io non sono capace di prendere le cose con leggerezza, di andare avanti, di smetterla di avere come riferimento vecchi ricordi invece di crearne di nuovi, come dice CollegAmica.

Vorrei solo che il mio angelo custode invece di farsi le canne, desse almeno un occhio alla mia vita.