mercoledì 20 giugno 2012



Questa sera, ad un certo punto, CoinquilinoPiccolo ha fatto partire
a sorpresa "Notte prima degli esami".
E lì è stato inevitabile non pensare a che giorno è oggi e a quanti anni sono passati da allora.


Non rimpiango mai gli anni del liceo.
A quell'epoca ero una persona spaurita e timidissima,
infinitamente fragile e incapace di essere distaccata,
di essere in grado di fronteggiare le angherie o anche gli sguardi 
obbliqui delle persone.
Ero sempre con la testa altrove ed era inevitabile che mi sentissi
sempre fuori contesto, percorsa com'ero da impulsi che si rivelavano sempre opposti 
a quelli di chi avevo intorno.
La cosa succede ancora adesso, ma almeno ora è una cosa consapevole,
spesso una scelta, l'espressione della mia libertà e della mia personalità.
Ma allora era semplicemente un modo in più per sentirmi un'esclusa.
Ma quelle non sono cose che in quel momento riesci a capire.
Te ne rendi conto dopo, con un po' di nostalgia.
De Carlo, in suo libro un po' datato, aveva espresso con precisione 
come mi sono sentita per tutti gli anni del liceo:
"[...]Sai quando ti sembra di avere i gesti sbagliati e la voce sbagliata e la faccia sbagliata?
Come vestiti comprati senza sceglierli davvero, che ti stanno troppo larghi
o troppo stretti e ti pesano addosso e ti intralciano tutto il tempo
e non ti lasciano muovere come vorresti,
ti fanno venire voglia di strapparteli di dosso?"
E' questo che è successo:
per quei lunghi cinque anni di liceo, io non mi muovevo come volevo
e non riuscivo a trovare una maniera di essere me stessa e stare bene
con quelle persone che sono state una sorta di "famiglia acquisita", 
in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più spensierato.
La cosa strana è che questa cosa accadeva solo con le persone della mia classe...
la vita al di fuori era diversa. 
La mia vita era fuori ed ha avuto i suoi momenti.
Momenti in cui sentivo fortissima la vita crescere come il vento,
in cui andavo veloce e rallentavo, senza perdere il ritmo, respirando
e vivendo le cose con una tale intensità e trasporto che adesso rimpiango.
Anche se sono sempre stata continuamente in ritardo su tutto,
e i miei vent'anni non sono assolutamente stati facili.
In ogni caso, ho salutato come una benedizione la fine dei miei anni di liceo.
Ho di gran lunga apprezzato di più gli anni universitari.
Ma quelli sono un'altra cosa.


Tutto questo per dire semplicemente che (anche) QUELLA notte,
quella prima degli scritti, quella che segnava una sorta di cambiamento 
totale della prospettiva futura, non mi sono smentita:
io mi ricordo di aver sempre preferito "Giulio Cesare" a "Notte prima degli esami". 
E la preferisco tutt'ora, che gli esami sono diventati altri.

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