"Ecco, forse sono stata felice ma non me ne sono accorta. Forse è stato un godimento oggettivo, quello della mia bella giovinezza, ma non soggettivo. Non c'ero e dunque non ho vissuto. A volte si vivono intere vite senza esserci" - P.CAVALLI
Ieri ho compiuto 45 anni. E ho realizzato un po' di cose. Cose sparpagliate, come d'altronde è stata la mia stessa esistenza fino ad ora.
Ho realizzato che ho l'età di mia madre quando è venuta a mancare. Ci pensavo da tempo che, prima o poi, in questo strano e straziante modo, saremmo state "coetanee". Ma ieri è stata una cosa matematica, senza possibilità di appelli o calcoli sbagliati. Eccetto, forse, che nella linea temporale giusta, lei di anni ne avrebbe avuti 73 e la mia giovinezza sarebbe stata diversa. Non migliore. Solo, diversa.
Ma forse è solo una mia stupida convinzione, perché credo di essere stata sempre invisibile e inaccorta, anche prima che questo filo si spezzasse. Sono sempre stata ai margini della vita degli altri: ero solo una sedia a cui appoggiarsi a seconda della necessità, o un tavolo a cui lasciare in custodia qualcosa, un letto a cui abituarsi. O, semplicemente, una che stava lì e basta.
Ho realizzato che, come ogni compleanno degli ultimi 10 anni, nessuno, di quelli che avrebbero potuto intendo, se ne è ricordato. Solo a tarda notte, a qualche minuto dalla mezzanotte, come la classica Cenerentola al contrario, è successo. L' "impensabile": una persona della mia giovinezza, che peraltro non vedo e non sento materialmente da anni, ha collegato alcuni indizi, ha guardato il calendario e si è esposta. Portandosi dietro un altro paio di persone, che a differenza sua, avrebbero dovuto ricordarlo a prescindere, perché mi vedono e mi sentono più spesso.
Ho questo concetto strano, dell'Amicizia, presunta tale: essere nei pensieri di chi ti sta vicino. Se non nei pensieri, almeno nello sguardo. E invece.
Evidentemente, faccio questo effetto: "sono impossibile da dimenticare, ma difficile da ricordare." E' una citazione di un film anche questa, ma non importa.
Ho realizzato che deve essere una cosa molto oggettiva, questa dell' esserci davvero nella propria stessa vita, essere più presente a se stessi, accorgersi di essere vista anche dagli altri. E anche questa del ricordare qualcuno e averlo nei propri pensieri. Gli altri se ne rendono conto, tu no. O non sempre.
Mi sono resa conto che a volte non ricordo le cose, anche quelle più belle, degli ultimi 30 anni di vita. Non ricordo di aver detto determinate cose, di aver fatto cose e aver vissuto con alcune persone, di essere stata in uno specifico posto.
Di contro, più spesso di quanto vorrei, mi capita di ricordarne alcune davvero brutte o, in ogni caso, abbastanza imbarazzanti da volersi andare a nascondere. E sono sempre troppe. E di queste ne farei volentieri a meno, di ricordarle, perché non mi hanno lasciato nessun insegnamento: solo muri alzati e paure e diffidenze.
Arrivo a questa età e vorrei solo poter ricordare di essere stata esattamente lì dove volevo essere, quando volevo esserlo. Ricordare di aver provato, probabilmente, qualcosa di vicino alla felicità. Sarebbe già qualcosa.
E invece.