Qualche giorno fa, contro ogni aspettativa immaginabile, ho firmato un contratto a tempo indeterminato nel pubblico, dopo un concorso che mi ha tenuta impegnata per un anno intero. Una lunga attesa.
Comincio il giorno dopo la Festa del lavoro, il 2 maggio. Spero sia un buon auspicio.
Se ci penso mi vedo scorrere sotto gli occhi tutta la mia vita lavorativa, che è sempre stata uno spin-off di quella di Will il Coyote. Ed ho sempre, in sottofondo, la paura che qualche cosa vada storto, che io non sia all'altezza del compito o delle aspettative, esattamente come da sceneggiatura. Ma cerco di pensare alla cosa più immediata, cerco di respirare questa ebrezza portata dalla dicitura " tempo pieno e indeterminato" perché dopo una vita in bilico tra l'avere il culo per terra e il camminare su una fune tra due grattacieli, non è una dicitura scontata da sottovalutare in termini di serenità materiale. Della serenità mentale non sto nemmeno a parlarne. Ora non so bene nemmeno cosa mi aspetta, in che tipologia di persone mi imbatterò, quali capriole fisiche o mentali mi toccherà fare; ma l'inquilina dell'appartamento sotto al mio, una brava signora che pur conoscendomi poco, mi ha fatto sentire tutto il suo sostegno, mi dice "lo imparerai, come abbiamo fatto tutti" ed io sto.
Fatto sta che Questo 25 Aprile, per me, è una liberazione in tutti i sensi.