mercoledì 10 novembre 2021
venerdì 5 novembre 2021
"C'ERANO PAROLE PER VOLER PIANGERE SENZA RIUSCIRCI,
PER PIANGERE FORTE COME UN TUONO,
PER PIANGERE ANSIMANDO,
PER PIANGERE DENTRO DI SE' O DI NASCOSTO,
PER PIANGERE INCESANTEMENTE AD ALTA VOCE E
PER PIANGERE SINGHIOZZANDO"
La sensazione è che se cedo, se arriva quel gesto improvviso e non preventivato, non importa da parte di chi, potrei cominciare a piangere senza soluzione di continuità.
La pandemia è stata una sorta di universo parallelo: mentre il resto del mondo viveva un momento drammatico, la mia vita aveva preso per la prima volta una piega positiva su molti fronti. Una sorta di stato di grazia. Per la prima volta ho preso coscienza di me stessa e ho cercato di prendere le decisioni con equilibrio. Ho lavorato con tutto l'impegno e la devozione che avevo per raggiungere un obiettivo. Ho cercato di valutare le persone che mi sono intorno, quelle strette intendo, per capire quanto di buono avevano questi rapporti e recidere quelli che erano inconcludenti, laddove ormai anche inesistenti. Andava fatto .
Ho pensato, per una volta, di aver imboccato la strada giusta.
E invece.
Per natura sono portata sempre a cercare di comprendere un po' tutto: i perché, il quando, il cosa. Ma ad un certo punto ho cominciato a fare fatica a capire la cattiveria e l'ottusità delle persone che mi circondano. A non digerire più la scorrettezza, l'opportunismo, il disinteresse, l'indecisione riservatami da persone da cui mi aspettavo altro.
Arrivata ad oggi non riesco a salvare o escludere dalla lista nessuno. E vorrei solo cercare di ritrovare il momento e il luogo dove ho sbagliato, quell'attimo in cui la mia vita è diventato l'esatto contrario di quella che volevo. Ma le conclusioni, man mano che invecchi, sono più impietose e dure e davanti non ci sono nuovi inizi.