"Sconosciuto che passi! tu non sai con che desiderio ti guardo,
Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi arriva come un sogno),
Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita di gioia,
Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo,
mentre passiamo veloci uno vicino all'altro,
Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo o giovanetta,
Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non è più
solo tuo né ha lasciato il mio corpo solo mio,
Mi dai il piacere dei tuoi occhi, del tuo viso, della tua carne,
passando, in cambio prendi la mia barba, il mio petto, le mie mani,
Non devo parlarti, devo pensare a te quando siedo in
disparte o mi sveglio di notte, tutto solo,
Devo aspettare, perché t'incontrerò di nuovo, non ho dubbi,
Devo vedere come non perderti più."
W. Whitman
Stasera ad un certo punto la conversazione ha virato su un film con Edward Norton visto qualche tempo fa,
che all'epoca mi aveva entusiasmato non poco.
Tuttavia un po' tutti, al mio nominare Whitman quale autore di una famosa raccolta
che portava lo stesso nome del film, mi hanno guardata perplessi
come se non avessero mai sentito nominare il nome.
E allora ho citato speranzosa la mia frase preferita, quella che più mi rappresenta, quella che indico più o meno dappertutto:
« Mi contraddico, forse? / Ebbene mi contraddico / (sono vasto, contengo moltitudini) »
Ma ho dovuto arrendermi all'evidenza che Whitman per queste persone,
che effettivamente appartengono una generazione un po' dopo la mia, non ha alcun significato.
" Oh, capitano, Mio capitano" è una delle citazioni più usate e abusate della società contemporanea.
Sono tornata a casa con un pizzico di nostalgia e senso di straniamento addosso.
Mi è venuto in mente che ai tempi del liceo, Whitman era uno degli autori più citati.
LA poesia sopra la si trovava citata e scritta su gran parte dei testi di letteratura contemporanea,
persino sui diari, in versione ridotta.
Una volta, durante la mia prima occupazione a scuola, la ritrovai incisa persino su un banco.
Mi sono sorpresa a realizzare quanto, a distanza di anni (secoli)
questa poesia racchiuda in se gran parte del mio sentire attuale.
A quanto la senta con più profondità e più coscienza ora e adesso,
in questo momento della mia vita.
A quanto certi scritti restino una sorta di costante nei miei gusti,
che pure si sono evoluti,
a volte affinati, altre volte invece imbarbariti (per usare un termine un po' eccessivo).
Il tempo passa,siamo investiti da informazioni e dati e parole e pensieri
che spesso dopo un momento già non ricordiamo più.
Eppure in questo marasma e nonostante il tempo passato,
ci sono certe cose che restano sempre, che ricorderai meglio di altre.
Perchè in fondo, alla fine, di questo si tratta: di quello che resta vivo dentro e ci fa sentire vivi.