venerdì 18 maggio 2012

Eterna Presenza ovvero uscire pazzi per la voce di Santamaria


NON IMPORTA CHE NON TI ABBIA, NON IMPORTA CHE NON TI VEDA.
[...]
QUELLO CHE TI CHIEDO ADESSO E' DI PIU',
MOLTO DI PIU', CHE BACIO O SGUARDO:
E' CHE TU SIA PIU' VICINA A ME, DENTRO.
[...]
QUELLO CHE TI CHIEDO E' CHE LA CORPOREA
PASSEGGERA ASSENZA,
NON SIA PER NOI DIMENTICANZA,
NE' FUGA, NE' MANCANZA:
MA CHE SIA PER ME POSSESSIONE TOTALE DELL'ANIMA LONTANA,
ETERNA PRESENZA.

                                                                                                    P. SALINAS

giovedì 10 maggio 2012

"Gli ingegneri non vivono,funzionano." [cit.]

Oggi il mio nuovo capo ( che, per inciso, è un ingegnere meticoloso,ma sembra essere anche simpatico)
mi ha chiesto se mi sto ambientando. Se sono riuscita a prendere il controllo della situazione.


Avete presente quelle scene nei film in cui il protagonista prende il coraggio a due mani e 
dice quello che veramente avrebbe bisogno di dire?
Noi siamo lì che mentalmente e platealmente già esultiamo e lo invidiamo per la sua forza morale,
quando lo stacco successivo ci fa rendere conto che in realtà la cosa è successa solo nella sua testa.
Ecco, oggi,mentre formulavo la risposta adatta per il mio nuovo capo, è partito un ciak si gira.
Ho aperto la bocca è gli ho risposto quello che ho pensato:


Ho pensato che è il 9 di maggio è qui in studio fa freddo. 
Così freddo che ogni giorno dell'ultima settimana sono costretta a vestirmi a cipolla,
non perchè ad un certo punto della giornata fa caldo, quindi mi alleggerisco.
No. Perchè, al contrario, la temperatura è talmente fredda che vorrei accendere la stufetta 
sotto la scrivania ed essermi portata dietro un maglione in più rispetto ai due che ho già addosso.


Ho pensato alla faccia esasperata della segretaria in carica,
quella di cui prenderò ufficialmente il posto tra un paio di settimane,
quella che dovrebbe aiutarmi a imparare le basi delle attività necessarie,
che lei per altro fa con una autonomia svizzera da più di 8 ( dico 8) anni,
in modo che da qui ai prossimi sei mesi io riesca a destreggiarmi 
senza troppe difficoltà e senza causare danni e rallentamenti.
Ho pensato alla sua faccia contrita quando mi spiega per l'ennesima volta 
(a modo suo e con supponenza)
il modo in cui è necessario registrare le ore di lavoro da fatturare.
Ed io sono lì che dopo 8 giorni ancora mi incarto con i numeri e le operazioni da fare
e mi chiedo perchè diamine 4h15 debbano diventare 4h25 e
4h30 debbano diventare 4h50.( Per non parlare del caso dei multipli e sottomultipli).


Ho pensato ai cedolini che i collaboratori devono consegnarmi ogni primo del mese
e al fatto che ognuno di loro li compili secondo un proprio arbitrario metodo,
che ovviamente mi porta ad incartarmi ancora di più.
Tipo il giovane ingegnere che segna l'entrata alle 8.32 e l'uscita alle 17.25.
Ed io ogni volta ho voglia di urlare perchè con i numeri sono un'impedita e 
stare dietro a lui implica diventare palesemente ancora più impedita.


Ho pensato alla burocrazia interna di protocollaggio,
che sì, lo so, me lo stanno ripetendo tutti che è una cosa più che normale,
protocollare i documenti che girano in un ufficio di grandezza medio-grande
con una mole di lavoro elevatissima che invece di diminuire, 
come ci si aspetterebbe di questi tempi, andrà ad aumentare.
Ma provenendo da una vita part-time come segretaria di un avvocato di un piccolissimo studio, 
dove la routine su questo genere di cose è legata alla tipologia del caso,
quindi in confronto leggermente più elastica,quando e se ha motivo di esistere,
fino ad ora mi sono confrontata una gestione più semplificata e meno minuziosa dei documenti.
Ammetto che non sono propriamente preparata a scadenze rigide 
e numeri di protocollo che si susseguono senza sosta,
e a stampe in triplice copia di qualsiasi cosa entri o esca materialmente e virtualmente da questo studio.
E allora sono lenta nelle mansioni affidatemi.
Sono talmente lenta e sopraffatta dal terrore di sbagliare qualcosa,
che mi rallento e mi confondo e mi avvilisco ancora di più di quello che sarebbe accettabile.


Ho pensato al fatto che almeno la metà dei clienti che chiama,
invece di scandire il proprio nome, lo bisbiglia come se fosse in chiesa,
come se chiamarsi Tizio Caio della ditta X
equivalesse a pronunciare il nome di colui-che-non deve essere nominato.
Magari se me lo dicono con voce un pelo più alta,
spuntano i mangiamorte e i dissennatori insieme e praticano una maledizione senza perdono 
e il bacio della morte incrociati.
Quindi, non riuscendo a tenere a mente i nomi delle oltre 50 ditte per cui lavora lo studio,
passo le telefonate in maniera poco consona.


Ho pensato che questo lavoro non so se sono in grado di farlo,
non perchè manchi l'impegno o la voglia di lavorare, o la capacità,
perchè questo lavoro mi piace e lo svolgo con tutto l'impegno, la serietà
e l'esperienza di cui dispongo.
Ma perchè mi trovo d'un tratto catapultata in un livello del gioco più difficile,
in cui hai cominciato come principiante e, senza passare per il livello intermedio,
ti ritrovi ad essere considerato dal sistema al pari grado di uno smanettone.
E allora ,mi chiedo "ma quando, come è successo? e come vado avanti?"
E non so la risposta, ma ci metto il doppio della buona volontà per affrontare la sfida,
ignorando il fatto che forse avrei bisogno di tempo per metabolizzare.
Ma la faccia della segretaria e il tono immotivatamente stizzito di una dei collaboratori,
che sono costretta a sopportare da 8 giorni a questa parte,
fanno calare a quote speleologiche la fiducia nelle mie possibilità. [cit. non mia]



E poi niente. Poi è arrivato lo stop del regista e tutto quello che nel girato è apparso è stato un:
"sa come si dice? Le segretarie degli ingegneri non vivono, funzionano. 
Se io riesco ad imparare a funzionare, non dovremmo avere problemi".
Volevo strappargli un sorriso per distrarlo. Sentivo già le risate di sottofondo, come in The Big Bang Theory.
E invece niente: ho come capo un ingegnere che non comprende le battute sugli ingegneri
pensate da un ingegnere.
Ho come capo un ingegnere che vive, non funziona.




Ho realizzato che per sopravvivere ai prossimi sei mesi, devo diventare come lei:


Ma non so nemmeno se potrebbe bastare.

lunedì 7 maggio 2012

E SONO 30!


L'unico rimpianto resta non essere riuscita a vedere il Capitano allo stadio nell'ultimo anno...
ma questo è uno scudetto speciale, un'emozione che resterà.