martedì 3 dicembre 2013

"Un caffè" disse il vento. 
Aveva soffiato tutta la notte. Era un po' stanco, aveva bisogno di un attimo di pausa prima di riprendere il lavoro. Gettò un'occhiata alla vetrina dei dolci, ma non aveva fame.
"un caffè...forte e caldo!" . La nuvola barista, arrossì. Perché gli veniva leggero e tiepido. Le nuvole non sanno fare il caffè. I temporali invece si. Ma lo fanno lungo. Nella tazza grande. E al vento non piaceva la tazza grande.
"Ecco il suo caffè!" disse la nuvola, mettendogli la tazzina davanti. 
Il vento lo guardò. Capì subito che faceva schifo. Dalla schiuma smorta. Mise una bustina di zucchero, girò appena. Lo bevve in due sorsi. Trattenne una smorfia e fece un cenno di saluto al cielo azzurrino sbiadito, seduto composto a un tavolino, in fondo al bar. Il cielo alzò gli occhi dal giornale, stava guardando le previsioni del tempo. Ricambiò il saluto. Al vento piaceva fermarsi in quel locale. Conosceva tutti gli avventori abituali: il cielo della mattina, la pioggia, la neve, stelline che avevano tirato tardi e la luna che arrivava, finito il turno di notte, sempre con la faccia un po' sbattuta. Beveva il suo cappuccino, stordita, lasciando il segno del rossetto sul bordo. Il vento sbirciò le gambe, accavallate sotto il tavolino. Belle gambe nervose. Gambe di luna. 
Avrebbe voluto fermarsi a parlare con lei ma non aveva tempo. 
Doveva ricominciare a soffiare. Tirò fuori un foglietto di tasca. Si era preso degli appunti per quel giorno...Idee che li erano venute in mente, su dove soffiare... anche per cambiare ogni tanto. Rilesse un po' a fatica, tra correzioni e cancellazioni...soffiare sulle delusioni...sui desideri imprecisi...su tutto quello che sparisce prima ancora di essere visto....soffiare su quello che sfugge sempre, sulle fantasie solitarie, sui pensieri fragili, sulle sensazioni che cambiano...oppure soffiare sulle lenzuola di un letto sfatto...o sulle cose infilate dentro un vecchio baule...soffiare sulle difficoltà di sapere dimenticare, sulla latitudine e la longitudine di un pensiero in fuga...
Il vento piegò il foglio e lo rimise via, soddisfatto. Gli piaceva essere vento. Gli piaceva soffiare. Cambiare direzione. Avere idee nuove. Come creare un vortice e spazzare via tutto. Aveva anche questa idea. 
Un giorno lo avrebbe fatto.
Non adesso. Non ancora.
Un giorno. Non  ora. 
Un giorno. Avrebbe soffiato più forte."
Massimo Cavezzali -Facebook

Ho immaginato che questa sarebbe una bellissima storia della buonanotte da raccontare alla mia piccola A.
Ed ho anche immaginato di essere il vento di me stessa, che non so se può essere un concetto comprensibile ad altri come lo è per me. Un mio amico chioserebbe con un "ha senso". Ma ammetto che non lo so se ha proprio senso.
In ogni caso l'ho trovato bello, così lo riporto qui per poterlo rileggere ogni volta che ho voglia e bisogno.


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