mercoledì 25 maggio 2016


" E intanto le tue dita / tessevano parole / Così senza fatica / e senza far rumore Lo spazio di una riga / e avevi preso il volo / un punto esclamativo / e rimanevo solo.
Così alla fine ti ho seguita / per tutta la punteggiatura / assurdo non averti mai capita / e non riuscirci ora.
Provando a starti dietro / nei continui saliscendi di / montagne russe in bilico / sul solco di malinconie / che non ti conoscevo / costretto a decifrarti / e intanto mi perdevo io / che ero del tutto impreparato a questo / cielo grande /  a migliaia di chilomentri da me / e in mezzo al cielo / un fiore gigante / e ogni petalo è un qualcosa che non so di te
Ma come sei riuscita / ma come hai fatto amore / per tutta questa lunga vita / con tutto quel dolore / Senza far rumore, senza.....Senza far rumore, senza...
Provando a starti dietro / nei continui saliscendi di / montagne russe in bilico / sul solco di malinconie che / non ti conoscevo / Provavo a decifrarti e intanto mi perdevo io / che ero del tutto impreparato / a questo cielo grande / a chilometri da me / e a questo fiore gigante / che adesso sto lasciando a te
Ma senza far rumore, senza..."

Senza far rumore, Daniele Silvestri

Non fosse che (dicono) io faccio rumore sempre, questa canzone la sento molto sottopelle...

domenica 22 maggio 2016

" La correzione dei sentimenti è lenta, esasperatamente graduale. Ci si installa dentro di essi e diventa molto difficile uscirne, si acquisisce l'abitudine di pensare a qualcuno con un pensiero determinato e fisso - si acquisisce anche quello di desiderarlo - e non si sa rinunciare a questo dalla sera alla mattina, o per mesi e anni, tanto lungo può essere l'attaccamento. E se quello che c'è è delusione, allora la si combatte al principio contro ogni verosimiglianza, la si sfuma, la si nega, si tenta si cacciarla lontano."
Gli Innamoramenti, Javier Marìas

Eppure arriva il momento in cui non la si combatte più,non la si nega più, la delusione. Anzi. La si tiene a mente con la stessa esasperazione e la stessa abitudine. Come monito.


domenica 15 maggio 2016


Captain America: Civil War, 2016, dir. Russo Brothers

" I retire for what, like five minute,and it all goes to shit"  
 cit. Clint Barton / Hawkeye

La mia reazione al film è stata più o meno questa. A mia discolpa, è solo la prima visione: spero vivamente che, con una seconda, la mia faccia diventi una di queste.

Ora...io i fumetti non li ho mai letti, quindi non ho in mano la padronanza totale della materia, ma anche così non mi tornano un sacco di passaggi.
Il film è, certamente, stilisticamente il migliore tra quelli girati fino ad ora: niente da eccepire su direzione registica,montaggio e effetti. Anzi, un complimentone enorme agli stuntman, perché non fosse stato per loro, credo che la prima ora di film avrei faticato maggiormente a elaborarla da sveglia.
Un complimentone enorme anche al cast : dall'inizio alla fine, nel vortice degli avvenimenti e dell'intrecciarsi di personaggi e rimandi e anticipazioni legati al Marvel Cinematic Universe, non c'è una faccia una che sia anonima o irrilevante, di quelle che ti passano davanti per tre secondi e poi già non ha più importanza. 
Qualsiasi personaggio, per quanto secondario e dal nome confondibile, ha avuto un suo spessore e l'associazione ad un attore famoso che nessuno potrà mai dimenticare, o sovrapporre o confondere. A partire dall' Agente Ross di Martin Freeman alla Maria Stark,madre di Iron Man, di Hope Davis. Io personalmente rendo grazie per la meravigliosa presenza di William Hurt: qualsiasi ruolo affronti, è sempre sul pezzo. 
Encomio speciale va a personaggio e costume di Black Panter: aspetto anZiosa l'uscita del film sul personaggio.
Capitolo a parte meriterebbe la zia May di Marisa Tomei: in pratica qui non si tratta più di schierarsi con il Capitano o con Robertino. Chiunque, uomo o donna che sia, uscirà dalla sala con una maglietta con su scritto "TEAM ZIA MAY TUTTA LA VITA". E non sto scherzando. (Signora Tomei, mi illumini sul suo segreto di eterna giovinezza, ché io qui combatto con le rughe e di anni ne ho venti meno di lei.)

Tuttavia (e da qui qualche leggero spoiler, quindi regolatevi se continuare o meno), il mio enorme e irrevocabile pollice verso va verso il personaggio più atteso: Spiderman.
Non mi piace l'attore, il personaggio è troppo giovane e parla talmente troppo che io in confronto sembro un misantropo. Mi ha infastidito dall'inizio alla fine. Compresa la battuta su Star Wars.
E soprattutto, trovo sia deontologicamente inaccettabile che Spiderman venga schierato nella fazione di Iron Man, sorprendentemente deciso a sostenere il sistema di vigilanza sostenuto dal governo, che prima fa il cascamorto con zia May e poi  diventa una sorta di mentore e lo chiama "bimbo ragno".  C'mon, seriously?!?!?
Mi spiace, ma a me proprio il colpo di fulmine iniziale ha subito un contraccolpo uguale e contrario all'entusiasmo dimostrato da tutti.
Se possibile, ho amato ancora di più la caratterizzazione del personaggio di Capitan America e del rapporto fraterno con Bucky, che va oltre la dedizione e la lealtà: Bucky è la famiglia e non ci si tira indietro,nonostante sia il Soldato d'Inverno e nella trasposizione, venga additato come il responsabile dell'omicidio dei genitori dell'amico Stark. Anche qui, fonti accreditate, mi suggeriscono questa come una forzatura nella sceneggiatura non di poco conto, stratagemma per avere una scusa per girare I Vendicatori Segreti, ideale seguito di Civil War. Sarà così? Ai posteri l'ardua sentenza.

Nel complesso, meglio la seconda ora e mezza del film: gestita meglio e con momenti di ironia maggiori, che nei precedenti avevano più spazio e dei quali secondo me non si può far a meno per rendere il film appetibile anche a chi non mastica la materia fumettistica.

martedì 10 maggio 2016


Mary Poppins, \964, dir. R. Stevenson

" Le persone praticamente perfette non si lasciano confondere dai sentimenti"

Oggi ho fatto conoscere ad Ambra Mary Poppins.
Le ho fatto ascoltare "Con un poco di zucchero" e "L'acquilone" per farla addormentare. 
E devo dire che la risposta è stata positiva, avendola vista sorridere e andare a ritmo con la musica divertita.
Prima di addormentarsi le ho chiesto se mi dava un abbraccio forte forte e lei, che ha un anno e qualche giorno, con mia enorme sorpresa, lo ha fatto.
E quando ha chiuso serena gli occhietti, ammetto che un po' mi sono commossa ed ho pianto. 

E si vede che no, non sono certamente perfetta, ed i sentimenti mi confondono sempre tantissimo. 

# vita da tata

venerdì 6 maggio 2016

Gemelli
"Secondo lo scrittore Vladimir Nabokov, la parola russa toska indica ' un dolore sordo dell'anima, un desiderio senza che ci sia nulla da desiderare, un doloroso struggimento e una vaga irrequietezza'. La linguista Anna Wierzbicka la descrive come un misto di malinconia, noia e ardente desiderio. Come te la stai cavando con il tuo toska, Gemelli? Pensi che potresti sfuggirle o perfino curarla? Credo di sì. Ma prima di farlo, spero che ti soffermerai a esplorarla meglio. Il toska può ancora insegnarti qualcosa sul significato della vita." 
da Internazionale 

Breszny perlacarità non ti ci mettere anche tu!

martedì 3 maggio 2016

" Quando hai davvero chiuso una questione dentro di te, non hai bisogno di dichiararlo.  
Una calma lieve si impossessa della tua persona.  
Se, al contrario hai bisogno di ufficializzarlo e trovi pace solo così, ci sei ancora dentro. Hai ancora bisogno di scatenare una reazione, hai bisogno dell'altra parte, non ci vuoi rinunciare.  
La faccenda può considerarsi superata solo quando non te ne importa più niente".
L. Ragni

"Ti fa ancora stare male?" , mi ha chiesto ieri il Lovefriend in un momento di confidenze.

Ed io ho risposto che no, non mi fa stare male. Anche se la parola credo sia sbagliata. 
(Più che male, mi ha fatto sentire tanto ma tanto stupida e, se ci penso, adesso, mi fa sentire ancora più stupida. Perché è l'insulto alla mia intelligenza la cosa che fatico a digerire.)
La verità è che al momento ho così tanti problemi più seri ed importanti per stare male (ulteriormente) per la questione a cui si riferiva, che non ci ho nemmeno pensato. 
Se sto male o meno, intendo. 
Sono rassegnata, credo. I problemi che ho al momento sono piuttosto reali e impegnativi, sono quei classici problemi della vita adulta che prima erano i miei genitori o comunque "i grandi" ad affrontare per me. E sono problemi che non si risolveranno pensando semplicemente positivo, sperando che tutto andrà bene. Si risolveranno con accadimenti concreti  che non so se ci saranno perché, di fondo, o non idea di come farli accadere o semplicemente non ci sono modi che io posso mettere in atto per farli accadere. 
Faccio quello che posso come meglio posso. Ma sono stanca del destino che mi si accanisce contro e della mia incapacità ad affrontarlo, a volte.

E ci pensavo in questi giorni, a questa storia delle questioni chiuse e anche a quelle ancora aperte. E non so se scriverne, ufficializzarle, mi dia pace o altro. 
Io, in ogni caso, sono una per cui niente si chiude mai davvero, nonostante il tempo passato in mezzo, c'è sempre qualcosa che sta lì e non mi fa dimenticare mai. Quindi ci sono dentro sempre, anche quando non lo so. E la questione del bisogno di avere una reazione, a quel punto, mi pare veramente marginale o insignificante.
Pensavo a quale fosse il punto limite, di quando ti scatta dentro tutta una serie di interruttori della consapevolezza. Mi riferisco proprio a quella consapevolezza dello stato delle cose vera, quella conscia, tangibile, dura e non ignorabile né gestibile facilmente, non a quella forma di analisi dei fatti e dei sentimenti che hai in qualche modo perché sei un essere senziente; o alle cose che ti racconti per convincerti che è meglio che sia andata così piuttosto che diversamente. Tutte le stronzate che ti racconti ( o ti raccontano) perché servono per riuscire ad andare avanti, a conservare un minimo di controllo di te stesso e della situazione. Sebbene poi si sopravvive in ogni caso e si va avanti ugualmente. Nonostante tutto.

Probabilmente quando anche questa crisi sarà passata e ci ripenserò, capirò. 
Mi accorgerò che davvero non me ne frega  più un cazzo niente di una lunga serie di cose di cui mi è fregato relativamente molto per un bel po' di tempo della mia vita. 
Cose che, da quando sono tornata a Torino, mi hanno costretto a rivalutare fatti e persone che pensavo non avrei mai messo in discussione. 
E magari capirò che in fondo non me ne importava poi tanto nemmeno mentre accadevano e che tutto è semplicemente stato un mulinello di pensieri che serviva a fare passi avanti con me stessa e con il mio modo di essere. 
E magari non ne parlerò, né scriverò.
Non lo so. 
Ma lo spero.

lunedì 2 maggio 2016



Un'amica poco fa mi posta questa sul socialcoso..."l'ho letta e ti ho pensata". Che burlona!
Posto che un gatto già ce l'avrei e che trovo il 15 un numero decisamente esoso...
Posto che sono anche vecchia, ma più di qualsiasi altra cosa, pigra e pigra e pigra...
mi chiedevo: ma darmi un gatto semplicemente per ogni minchia con cui ho avuto a che fare negli ultimi 10 anni, no? (ovviamente sul socialcoso non ho proprio scritto "minchia". Mi rimproverano sempre di essere troppo eccessiva nelle esternazioni e mi son trattenuta per mantenere un minimo di decoro).

Ma poi...quest'amica credo sottovaluti il fatto che, visto che non rinuncerei mai alla mia gatta per nessun uomo al mondo, nemmeno fosse l'amore della mia vita, sarei capacissima di auto- sabotarmi pur di avere un altro gatto. 
Sarebbe, credo, un enorme spreco di tempo ed energie.