mercoledì 10 dicembre 2014

"CLARE : E' dura rimanere indietro. Aspetto Henry senza sapere
dov'è e se sta bene. E' dura essere quella che rimane.
Mi tengo occupata. Così il tempo passa più veloce.
Vado a dormire da sola e mi sveglio da sola. Faccio passeggiate.
Lavoro fino a stancarmi. Osservo il vento giocare con la robaccia
rimasta sepolta tutto l'inverno sotto la neve.
Finché non ci si pensa sembra semplice. Perché l'assenza intensifica l'amore?
Tanto tempo fa quando gli uomini andavano per mare, le donne li aspettavano
sulla spiaggia, scrutavano l'orizzonte in cerca della piccola imbarcazione.
Adesso io aspetto Henry.
Lui compare e scompare senza preavviso e involontariamente. 
Io lo aspetto. Ogni minuto di attesa dura un anno, un'eternità.
Ogni minuto scorre lento, trasparente come vetro. 
Attraverso ogni minuto vedo un'infinità di minuti in fila, in attesa.
Perché se ne va dove io non posso seguirlo?"

Incipit di The Time Traveler's Wife, A. Niffenegger, 2005

Questo è l'incipit di un libro che amo molto. 
Un libro che ho consumato a furia di leggere e rileggere, 
un libro di cui posso citare a memoria interi passi.
Se c'è un personaggio letterario che vorrei tanto e, allo stesso tempo, non vorrei per niente essere,
è proprio la protagonista. Il perché lo può capire solo chi ha letto il libro e ne ha capito i risvolti veri.
Perché essere Clare è insieme meraviglioso e immensamente duro. Forse più la seconda, che la prima.

In questi giorni penso a tutto il tempo che (ho passato e) passo ad aspettare.
Aspettare qualcuno/qualcosa che non arriva. Che probabilmente non c'è nemmeno. 
O, nella migliore delle ipotesi, se c'è, probabilmente non arriverà, per un qualsiasi motivo.
Anche solo per il fatto che io sto aspettando.
Il destino ha uno strano senso dell'umorismo, d'altronde.
E sto realizzando che sono stanca di aspettare, per la verità. 
Che nella mia testa vedo già come saranno i minuti dei prossimi 30 anni della mia vita. 
E, anche se non mi piace quello che vedo, ho la sensazione che non mi posso opporre o sottrarre ad essi.

Una delle cose imprescindibili che i personaggi del libro sanno è che non ci si sottrae al tempo e alle scelte, che siano le tue o quelle di qualcun altro. E così e basta. E il loro amore è frutto di avvenimenti che accadono a prescindere dal loro volere e attraversano il tempo, un tempo che li unisce, ma più spesso li divide. 
Eppure non smettono mai di aspettarsi.
C'è un passo del libro in cui Henry, il protagonista, dice a Claire che "è bello starsene sdraiati, sapendo che il futuro, in un certo senso, è sistemato".
Ecco, è questa l'unica cosa che mi darebbe sollievo. Sapere che il mio futuro, in qualche modo, è sistemato.
Che non c'è bisogno di preoccuparsi.
Che andrà tutto bene.

Ma non lo so. E non so se sarà così. Posso solo continuare ad aspettare, provando a vivere.(Baglioni mi consiglierebbe il contrario...)
Il guaio è esattamente questo.

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