lunedì 28 aprile 2014

 " Il paradosso del lampo e del tuono è che, pur essendo inseparabili, vivono sempre uno in anticipo sull'altro, mai in sincrono. Il tuono insegue il lampo, è il suo destino, il lampo scappa, una corsa impari, piangono molto, un diluvio di lacrime. I bambini sotto le coperte, spaventati dal temporale, contano i secondi che li dividono, finché i secondi si fanno muti, il lampo si spegne e il tuono tace"
tiasmo.wordpress..com


Un anno fa come oggi, pioveva a dirotto ed io e te eravamo abbracciati sotto un ombrello, in mezzo ad una piazza gremita di sconosciuti, ad ascoltare un concerto jazz. 
E' stata l'unica giornata in cui hai passato con me un'intera serata e mi hai parlato di te. Qualche mese dopo, per spiegarti come mi sentivo tutte le volte che ti vedevo, ti ho scritto che io sono come un insieme di paradossi e che incontrarti per me era sempre una cosa strana e difficile da gestire. E tu hai trovato la cosa abbastanza comica, ma in qualche modo ho avuto la sensazione che potessi capire cosa significasse veramente.
Poi non ci siamo più visti, vabhè...ma questa è un'altra storia. 
O l'evoluzione naturale della nostra corsa impari.

Continuo ad esserlo, un insieme di paradossi. E non so se mi fa più bene o mi fa più male, ma sono così e un po' mi piace anche (I paradossi in senso lato hanno sempre esercitato su di me un interesse incondizionato). Ho solo sempre meno persone che hanno voglia o sono in grado di capirlo, ma suppongo che questa sia la vita e che non possa tutto dipendere solo da me. E devo accettare le conseguenze dell'essere come sono.


Mio malgrado, i paradossi e le corse impari sono (e saranno con molta probabilità) una costante della mia esistenza.
E pensare che se c'è una cosa che odio senza mezzi termini o possibilità di mediazione, è proprio correre.

domenica 27 aprile 2014

"Vedi, mi sento come una persona che non ha niente da dimostrare a nessuno; che non ha strategie o tattiche o piani d'azione perché, in realtà, non mi interessa mostrarmi per quello che non sono più. So di essere anche una persona divertente, di cui è piacevole la compagnia. Ma ora vorrei lo scoprissero gli altri. E d'altra parte io potrò legarmi, in futuro, solo a quella persona che - senza che io faccia alcunché - capirà chi io sia dietro questa facciata triste e scostante. Per ora non mi va di essere divertente per il semplice fatto che non mi sento così. Non voglio sedurre nessuno. Ora, se permetti, aspetto che siano gli altri a sedurre me."
Pier Vittorio Tondelli, Camere Separate 

Ecco. Appunto.

martedì 22 aprile 2014

l’educazione all’amore da Sporablog.com



" Sempre rincorso tutti. Sempre rimasta piuttosto inculata. Non me la sono mai tirata, non ho mai capito il concetto che devi scappare se ti piace uno" [cit.]



Nemmeno io ho ricordo dei miei genitori che si scambiano una coccola. 
Mai, nemmeno una. Né in privato, né in pubblico.
E mi rendo conto che ho una difficoltà, che ancora non riesco a quantificare, nell'esprimere dolcezza. Ma questo non vuol dire che non lo sono...ma sto divagando.

In ogni caso, io ho sempre pensato che i miei non fossero fatti per stare insieme.
Forse si volevano anche bene, ma credo si siano sposati più per una sorta di convenzionalità dell'epoca e certamente hanno cercato di cambiarsi in tutti i modi possibili e impossibili. 
E il risultato è che si sono fatti tanto di quel male che anche la metà poteva bastare.
I loro litigi  e la mancanza di attenzione che mi riversavano addosso, mi hanno segnata nei comportamenti e nelle scelte come niente altro al mondo ha mai potuto fare, eccetto forse la scomparsa di mia madre.


Ogni volta che le mie storie vanno male (la stragrande maggioranza dei casi, eccetto uno), non posso fare a meno di pensare ai miei.
Vorrei sempre sapere cosa ne avrebbe pensato mia madre e cosa mi avrebbe consigliato lei, che rispetto a mio padre è sempre stata quella più presente, quella più affettuosa e tenera e, allo stesso tempo, anche quella più solida e con il controllo della situazione. 
Mio padre era quello più passionale e geloso, in qualche modo. Quello istintivo e irascibile.
Quello per cui né io, né mia madre, né mia sorella siamo mai state all'altezza. 
Ecco, mio padre è una di quelle persone che "corrodono l’autostima di altre limitandosi semplicemente a essere chi e quello che sono" [cit.]
E' un brav'uomo, sia chiaro. Ma è fatto in questo modo.
E' una persona timidissima e ha sempre trovato difficoltà ad affrontare quei discorsoni che i figli avrebbero bisogno di sentirsi dire una volta nella vita, non tanto come ammonimento o minaccia, quanto come una sorta di aiuto nel prendere coscienza delle cose.
Mio padre parla pochissimo e quando lo fa, parla per metafore ( o proverbi, dipende dal caso). La sua più famosa è di quella volta che io progettavo una vacanza con il lovefriend di allora e la sua chiosa fu " e perché hai bisogno di andare in Grecia? le corna se devi grattartele lo puoi fare benissimo anche sotto casa". E ovviamente non ebbi il permesso di andare in vacanza, nonostante i miei 20 anni appena compiuti. 
Probabilmente, se fossi stata un uomo, per lui sarebbe stato molto più facile.
Probabilmente, se ci fosse stata mia madre a mediare in qualche modo, io ora sarei una donna diversa da quella che sono. Non lo saprò mai.

In ogni caso, i miei si sono amati (se si sono amati) in un modo abbastanza distruttivo ed io forse, cresciuta sempre in debito di affetto e attenzioni, in un modo che non riesco ancora a decifrare chiaramente nello specifico, finisco con il ricercare qualcuno che mi ami alla follia ( o almeno alla semi- infermità mentale), qualcuno che contraccambi questo mio modo di amare e voler bene con un'intensità avventata e immotivata, probabilmente ugualmente distruttiva.

E ovviamente questa persona non esiste. O forse si.

lunedì 21 aprile 2014

" Avrei voluto essere come quelle donne leggere, che hanno sorrisi che coinvolgono, che hanno gli occhi chiari che brillano. 
Quelle donne dolci, che sembrano eterne ragazzine, che parlano sottovoce, che ridono per le sciocchezze, che piangono per le canzoni d'amore.
Avrei voluto essere come quelle donne fragili, che devono essere protette, 
che devono essere difese, quelle donne che ti fanno sentire forte, che ti fanno sentire uomo.
Avrei voluto essere come quelle donne che sbagliano, ma si perdonano sempre, 
che dimenticano in fretta, che ti lasciano il cuore a pezzi, ma non si sentono in colpa.
Quelle donne che sono il centro del mondo, che sono le regine della festa, 
quelle donne facili da amare, quelle donne semplici.
Avei voluto essere come quelle donne che parlano a chiunque di sentimenti, 
che si innamorano con un bacio e smettono di amare all'improvviso, senza rimpianti.
Avrei voluto essere come quelle donne che sanno mentire, 
che sanno mentire a se stesse, che sanno dimenticare,
che bevono con le amiche e tutto passa, 
che ballano sotto la luna e tutto è a posto."  — malafemmena


In un film che amo molto, la protagonista ad un certo punto fa una considerazione che sento molto mia: " A volte gli altri sono come uno specchio, che ci definisce e ci dice come siamo fatti. E ogni volta che rifletto capisco sempre di più che mi piaccio così come sono."
Nel film lei deve in qualche modo guarire da una delusione che le ha mandato il cuore in pezzi, ma soprattutto, capisce che se resta dov'è, non supererà il disagio, la rabbia e la solitudine che la divorano da dentro. Capisce che deve lavorare su sé stessa. 
E allora parte. Lascia tutto quello che è suo, le strade e gli angoli della città che ama, i luoghi che conosce, le persone, i progetti, i sentimenti, i ricordi e i suoi punti fermi. 
E attraversa nuove strade, va in nuovi posti, entra in contatto (volente o nolente) con altre persone solo per non essere quella di sempre, ma diventare altro.
Io questa cosa l'ho fatta, con i dovuti paragoni ovviamente, 8 anni fa. 
Non è la stessa cosa, ma quasi.

Ho sempre creduto molto poco nei cambiamenti. Ho sempre pensato che alla fine peggioriamo o miglioriamo tratti, aspirazioni, attitudini, sfumature che sono già in noi.
E nessuno per la verità è mai riuscito materialmente a convincermi del contrario. 
Non basta dire che non sono più quella che ero a 23 o 30 anni per dire che sono cambiata o maturata. La mia vita, io , siamo solo più ricchi  o più vuoti di esperienze vissute o situazioni e persone attraversate. Alcune sono rimaste, altre mi hanno solo sfiorata. 
Ma io, con le mie contraddizioni, con i miei desideri, con il mio "assolutismo pianificante" (come lo chiama il lovefriend dei tempi che furono) che lascia pochi margini, credo di essere stata sempre una costante. 
Uguale, ma allo stesso tempo non più la stessa. Ma non credo che "cambiamento" sia la parola giusta per definire questi anni.
E ultimamente, d fronte a tutti quelli che continuano a sottolineare il fatto che " è così che vanno certe cose adesso" e " che non puoi pretendere che tutti la pensino come te" o " devi prenderla con più leggerezza",  la cosa che mi si sente dire più spesso per la verità è che io sono quella che sono e non posso essere qualcos'altro per avere quello voglio. 
Non ci riesco nemmeno quando ci provo e sono determinata a far svoltare la mia vita.
A volte il mio corpo si ribella senza mezzi termini e niente di quello che consciamente io attuo, mi aiuta a trovare o a tenere vicino quello di cui sento infinito bisogno. 
O semplicemente a trovare un po' di pace.

Ci sono  momenti in cui vorrei che la mia vita e la me stessa che la vive ( o che ci sopravvive dentro, dipende dai punti di vista), potessero venirsi incontro. 
Vorrei capire che cosa significa sentirsi "leggere" ed essere una donna che prende le cose con la giusta misure e facilità.
Ma ho paura che questa cosa non succederà mai e continuerò ad essere, piuttosto, sola con me stessa. Sempre.

venerdì 18 aprile 2014

" Tu non sei una che si vive le cose solo per vedere come vanno a finire. Ti è sempre piaciuto sapere in anticipo tutti i colpi di scena"
C'è una persona che mi conosce più di quanto mi conosca io stessa. E mi spiega anche meglio.

A volte avrei bisogno ce ne fosse qualcuna in più.

mercoledì 16 aprile 2014

"Continuo a interrogarmi sulla tua presenza 
su quel lieve disordine che imprimi alle cose
quando ti passano vicino - quel nocciolo amaro 
che interponi al saluto. 
Dico solo
che sorridendomi hai bloccato il normale scorrimento del tempo 
nel tempo hai isolato per sempre un punto
di frattura - dico che ti ricordo così
non mi fa male né bene è solo un attimo
troppo luminoso per fissarlo a lungo."


Sergio Pasquandrea  ruminazioni: passing by

"Vorrei fossi qui con me ora. Le tue chiacchiere e la tua presenza mi rilasserebbero...potrei persino dormire credo". Mi scrivevi qualche giorno fa.
"Vorrei che tu volessi veramente quello che hai detto di volere", ti ho risposto io.
Perché non volevo concedermi nemmeno il  lusso del dubbio che lo volessi veramente, che parlassi davvero.
Perché i pochi uomini a cui mi interesso veramente mi dicono, non a caso, quell'unica cosa che ho voglia di sentirmi dire in quel preciso momento, senza avere la benché minima idea dell'effetto che ha veramente, di quanto per me sia proprio un "punto di rottura" tra la corazza che mi difende e mi tiene in piedi, e chi ho di fronte.
Uomini che non tengono minimamente conto che io poi li prendo sul serio.
Ed hai continuato a ripetermela questa cosa del dormire insieme, con convinzione, nel mio di letto.
"Dormire. A casa mia. Questa è la sfida. Rischieresti?" mi hai chiesto.
Io sto già rischiando. 
(Il fatto che io non riesca a digerire le cose fini a se stesse e mi costringo ad essere più "sportiva" di quello che in realtà sono, è più che un rischio.)
Ho preferito non cedere.
Non ricadere negli stessi errori di quest'anno passato mi è parso più impellente del lasciarmi portare in una casa che non è la mia, senza la mia gatta che continuava a farci la guardia mentre mi abbracciavi e le mie cose a proteggermi. 
Senza il controllo sulla situazione che mi danno questi 22 mq di soffitta che mi ritrovo per casa.
Mi sarei ritrovata la mattina dopo ancora più indifesa di quanto mi senta in questo momento e non è una cosa che mi posso permettere.Che tu parlassi sul serio o meno.

Avrei voluto veramente scoprire cosa avrei provato ad addormentarmi addosso a te.
Avrei voluto scoprire se poi avremmo dormito veramente.
Avrei voluto assaporarla quella sensazione di svegliarmi nel tuo letto con te vicino.

Ma non posso impedirmi di pensare che i "si vedrà" che sono saltati fuori in questi 8 giorni hanno lo stesso peso di un " ti voglio qui". E non va bene.
E che non ti sento da un paio di giorni e, qualunque sia la motivazione di questo strano silenzio, non va bene.
E anche se posso sembrare eccessiva e caricare le cose di aspettative ingiustificate, e non va bene uguale, io non posso essere quella che non sono solo per avere questi momenti. 
Quindi ti ricordo in quei pochi precisi e brevi istanti delle 5 del mattino, in piedi al centro della mia stanza.
Ma non ti aspetto e non ti cerco.

martedì 15 aprile 2014

 " Tutti gli uomini della tua vita in un'unica puntata / di volti, odori, stronzate già sentite, bugie miscredute,/ se soffi via la polvere è un lento scorrere di sguardi / di ricordi, di cose capitate troppo tardi, di sottotitoli per "nontroppobrillanti", / di magici istanti dilaniati dalle esplosioni delle suonerie personalizzate / che annunciavano indiscrete liete eventi altrui. / Tutti gli uomini della tua vita... / uomini in esclusiva, / uomini solo in prova, / uomini raccattati nel pattume / uomini coperti di piume / di insulti / dimentichi i volti / i ricordi / i brividi nella spina dorsale / chi ti ha fatto male / chi ti ha resa felice / chi "nonsidice" per pudore, / per amore, / proprio o improprio che sia, / uomini scappati via, / uomini lasciati fuori dalla porta a marcire, / uomini da due lire. / E' un lento scorrere, se soffi via la polvere. / Per questo resti sola, ma lo sai che prima o poi / ci cascherai ancora / Lo sai, lo rifarai. / Sarà la primavera, / sarà che gli idioti sbocciano come fiori sugli alberi. / E balli da sola, con mille occhi su di te / e lascia senza parola ogni idiota che ti vede sorridere. / Ma quando scende la sera, / lo sai lo sai lo sai che / quel sorriso non dura / "Love will tear us apart again".
Ci sono modi di vivere che non mi apparterranno mai, non importa se li capirò o cercherò di non sottovalutarli. Non mi appartengono e basta.
Ed è per questo che resto sola e sono sola anche quando sono con qualcuno

domenica 6 aprile 2014

" Metti insieme due persone che insieme non sono mai state. Qualche volta è come quel primo tentativo di imbrigliare un aerostato a idrogeno su uno ad aria calda: che cosa preferisci? Precipitare e prendere fuoco, o prendere fuoco e precipitare? Ma a volte funziona, nasce qualcosa di nuovo, e il mondo cambia. Solo che, a un certo punto, prima o poi, per una ragione o per l'altra, una delle due persone viene meno. E ciò che viene meno è più della somma di ciò che c'era. In termini matematici forse non è possibile, ma in termini sentimentali, lo è."

Julian Barnes, Livelli di vita

Io precipito e basta.
In una continua sottrazione di sentimenti.
E il brutto è che me ne rendo conto sempre quando è troppo tardi per fermarmi. 

venerdì 4 aprile 2014

 " Allora io - da uno che mi piace tanto - voglio che mi voglia. Continuamente, disperatamente, senza fiato. Che mi pensi, che mi respiri, che mi mangi anche quando morde una mela. Che trovi il desiderio di me in qualunque cose faccia, che si fermi, bloccato su un ricordo di noi insieme. Che non veda l'ora di rivedermi. Che mi scriva, mi chiami, mi mandi e-mail, anche tutto insieme, contemporaneamente, perché no? Che mi regali dei libri perché io li legga ( un po' sperando che io li legga davvero e un po' temendo che poi non li ami come li ha amati lui). Che trovi delle scuse per chiamarmi solo per sentire la mia voce. Che trovi delle scuse per non chiamarmi per dimostrare che può benissimo fare a meno di me, salvo rispondermi con un  "pronto" che è una resa, quando alla fine lo chiamo io. Voglio che mi racconti di sé ( perché non mi basta mai sentirlo parlare) e voglio che resti zitto a guardarmi negli occhi senza aver più nient'altro da dire.
Tutto questo, se mi piace davvero tanto. Sennò, mi frantumo i coglioni al secondo sms in tre giorni"

Batchiara, Poche idee ma confuse

Ultimamente, mio malgrado, mi chiedo spesso se gli uomini che ho voluto e che hanno detto (o dimostrato in qualche modo e a modo loro) di volermi, mi abbiano poi mai voluta veramente.
Io, di mio, non mi sono mai sentita davvero voluta nel modo in cui racconta la citazione.
Certamente ci sono uomini...anzi no...c'è UN uomo, che si è avvicinato a volermi in quel modo. E sono sempre stata abbastanza convinta che mi abbia voluto (e mi voglia) bene con lo stesso trasporto e con la stessa profonda costanza, anche se non è la parola più adatta, con cui io ho voluto e voglio bene a lui. Ma anche in quel caso, ho sempre avuto il sottile dubbio che non abbia mai voluto veramente me, ma quella che sarei potuta diventare ( e che ovviamente non sono diventata) sotto la sua "guida". Chiamiamola così.
Ora...io non è che pretendo che uno mi metta al centro dei suoi pensieri, delle sue emozioni e del suo mondo. Che sia preso dallo struggimento costante. 
Quello assolutamente no.
Va bene anche che non pensi a me quando sta mangiando una mela o quando vive in generale. Però ammetto che ancora non sono riuscita a trovare qualcuno (qualcuno che voglio anche io, ovviamente) che sia riuscito a trasmettermi in maniera in qualche modo limpida e coincisa e assolutamente non fraintendibile, il suo desiderio per me. 
Sottolineerei il "non fraintendibile" e ne allargherei volentieri il concetto a un " senza lasciarmi il minimo dubbio", ma poi rischierei di essere come al solito eccessiva.
E per desiderio ovviamente intendo qualcosa che vada al di là della voglia di essere in intimità.
Tempo fa scrivevo in un altro post che speravo almeno in un minimo di entusiasmo, in piccoli dettagli che mi facessero percepire il mio essere necessaria, anche in minima parte, alla serenità o alla piacevolezza di una giornata per quel qualcuno. Ma niente. 

Questa notte passata mi sono imbattuta in una conversazione che ha molto a che fare con il mio "sentirmi voluta", ma a cui cerco di non dare importanza perché non ho voglia di ricadere nell'ennesimo errore di valutazione ed avventatezza. Ma ci riesco male. 
C'è quest'uomo che al momento è quel qualcosa che non si capisce bene che cazzo sia veramente. Non mi ha mai chiesto il nr. di telefono, non riusciamo a parlare se non in lunghe chiacchierate via internet fino alle 6 del mattino. Non siamo nemmeno mai usciti per il classico "primo appuntamento". Sebbene sono ormai anni che ci troviamo puntualmente nello stesso locale, alla stessa ora, nello stesso momento.
E la notte scorsa, alle 4 del mattino, quest'uomo che non saprebbe nemmeno come rintracciarmi se non ci fosse facebook, mi ha prima fatto un paio di domande scomode sul sesso e poi mi ha detto che vuole dormire con me. Vuole solo dormire, dice. 
Non mi ha mai nemmeno abbracciata, ma ha lanciato a sorpresa un voglio vedere cosa provo ad averti vicino nel letto.
La parte romantica di me vorrebbe poter credere alla "bontà" della proposta, e siccome è assai intrigata dalla cosa, vorrebbe anche avergli risposto con spudorata sicurezza di sè un "si,anche domani" invece di un "non lo so perché non so niente di te e blah e blah e blah."
Ma la parte sana di mente, quella che ha passato l'intero anno passato appresso ad uno che 
le regalato i momenti più belli e cinematografici che le siano mai capitati, ma che nel concreto le ha mentito così bene che poi alla fine non è riuscita nemmeno a recriminargli un cazzo, nonostante ci fossero un bel po' di cose da recriminare, dovendo poi accettare il fatto che il " non vuole me" fosse l'unica soluzione plausibile. 
La parta sana di mente - dicevo- è rimasta oltremodo perplessa e ha stoppato sul nascere qualsiasi ulteriore via contemplabile. 

Perché c'è quella vocina che continua a sussurrargli all'orecchio che nemmeno questa volta è la volta del "voglio veramente te". Anche se vorrebbe che lo fosse, o che almeno avesse la possibilità di esserlo in potenza.
Vorrei mettere a tacere la vocina. Vorrei non essere la somma di tutte le debolezze che hanno minato la mia già difficile capacità di lasciarmi andare. 

Vorrei che qualcuno per una dannatissima volta, mi volesse veramente.
Semplicemente. Senza lasciare dubbi.