martedì 25 febbraio 2014


" Salva le belle scarpe dai piedi sbagliati / le piste da ballo dalla musica che non si può ballare / i guinzagli dai cani, le nubi dal sereno / le monete dalle fontane, i sacerdoti dal mistero / le finestre dai muri d fronte / i cipressi dall'esser ombra per la morte. / Le genti distratte dalle cose che van veloci / le gomme lisce ed i locali dalle piogge torrenziali / il freddo dalle rose, i preti dalle bambine / le sedie piccole dai culi grossi e grossi culi dalla scomodità / e dai comizi nelle piazze la parola libertà. 

E tu che puoi salvami da me / e quando hai un po' di tempo che t'avanza se puoi salva
i mesi e gli anni dai rituali stagionali / da questi giorni tutti uguali ed io / ti dirò tutto di me / mentendo solo sul passato.

Salva il dialogare dalle lunghe gallerie / le giovani dalle palestre e dai centri commerciali / le fritture dal surgelato, i vecchi dalle poste / le maestre dalle generazioni, i box dai coglioni / i più curiosi dalla pornografia / le cordialezze dalla menefreghia. / Salva i panorami dai cartelli autostradali / le pagine dei libri dagli strappi accidentali / i grossi seni dai guardoni, la fantasia dalla censura / i censori dalla crisi e dalle chiavi di lettura / con alpini e tifosi clericali.
[...] I musicisti dalle note americane / i palcoscenici dalle pomeridiane / il Levante dal vento, i passi dalla neve / il lunedì dal non far niente, la mia città dalla sua gente / i sognatori dalle scale / i marinai dal loro mare, il loro male / e tutto quanto soprattutto / da chi lo vuol salvare"


Ho cominciato il mio personale conto ala rovescia alla fine di febbraio che, grazie al cielo, coincide esattamente con il loro concerto.
Ed io ho bisogno che questo mese passi e, soprattutto, ho bisogno di qualcosa di piacevole che mi salvi, per un momento, da me stessa e dalla mia esistenza dissestata e deragliata dai binari.
Se mi fermo a pensare a come sto mi manca il respiro, perché sto rimandando l'inevitabile e sto finendo le ragioni valide per non fare l'unica cosa che sono costretta a fare e che non ho assolutamente voglia di fare.
E oggi è ancora (già) martedì.

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