giovedì 13 febbraio 2014


Inside Llewyn Davis, 2013 dir. Joel Coen, Ethan Coen

E' come guardare per immagini una lunga canzone folk sulla vita del protagonista, perseguitato da una sfortuna sfacciata. Mentre lo guardi senti il freddo ruvido di New York, nel 1961. Apprezzi la musica e le parole struggenti delle canzoni. Sei catapultato nel Greenwich Village e senti anche i pensieri (di una generazione) e le parole non detti e un po' soffri anche delle tribolazioni di questo musicista burbero e disincantato, che sembra fare la scelta sbagliata sistematicamente; che ha contro tutti, se stesso per primo; che è bravo, ma forse non abbastanza.
E poi c'è il (meraviglioso) gatto, per il quale ho tribolato fino alla fine e ho un po' odiato i Coen per i risvolti della sceneggiatura, in un tributo che non può passare inosservato a Colazone da Tiffany, che usciva in quegli anni.
E a Bob Dylan.
Mi lascia perplessa il finale. Ma visto chi sono i registi, è anche una cosa abbastanza ovvia, che non toglie niente alla bellezza di tutto il film.

Mi chiedo solo perché non abbia una dannatissima candidatura all'Oscar.
(ho capito che quelli dell'Accademy non capiscono un cazzo).

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