martedì 4 febbraio 2014

"[...] confondo i profili dei vecchi palazzi tra le note di Ordinary Love di Sade. Cos'è un amore ordinario? E' vero quello che dice la canzone, ovvero che a volte si da tutto - anche magari andando oltre le proprie possibilità - oppure sono solo versi in musica?
Mi domando se non abbia già perso tutto il mio slancio affettivo. Ne vale sempre la pena,quando ami. Consumarsi è prevedibile, ma rigenerare una vita carica di passione è complicato. Non sono rare le volte in cui guardandomi, mi domando se prima o poi riuscirò nuovamente ad amare qualcuno così come desidero. Togliersi le maschere, sciogliere ogni riserva, cercare un odore e desiderare un abbraccio. Quando prova a fare dei raffronti non penso mai al sesso, non rifletto su come le mani di qualcuno mi sfiorano, e non mi fermo a pensare all'intensità dei miei baci.
 Penso all'abbraccio, al desiderio che si raccoglie in un semplice e sottovalutato stringersi al collo di qualcuno. Quando mi capiterà di nuovo di portare - con assoluta sincerità - le mie braccia attorno alla vita, alle spalle o al collo di una persona, capirò che non solo sarò pronto ad amare ancora, ma che la mente e il corpo avranno già iniziato a lottare per stringere un pezzo del mio tanto agognato futuro"


Leggevo questo post bellissimo e non ho potuto fare a meno di pensare a tutte le esitazioni, consce e inconsce, che ho affrontato durante il 2013.
Ci sono state persone che ho abbracciato quando ho potuto farlo, mai quando e come  e quanto avrei voluto. Ci sono state persone, al contrario, che non ho abbracciato quanto avrei dovuto.
Quando ne ho avuto la possibilità, ho cercato di chiudere in un abbraccio tutto quello che non riuscivo a esprimere con altri gesti e con le parole, che sono da sempre il fulcro di quello che mi rappresenta, quello che di me arriva in qualche modo più repentinamente.
Ma ho realizzato che, anche quando ero convinta del trasporto con cui lo facevo, in realtà anche in quel caso l'ho fatto con ancora meno convinzione rispetto a quello che pensavo. 
E via via che accadevano le cose, che mi mancavano le parole, che perdevo pezzi di tempo (e di ragionevolezza e coinvolgimento) per la strada perché non trovavo il modo di tenerli insieme perché avessero un significato, abbracciavo con sempre meno convinzione. 
Con infinita necessità,probabilmente, se capite quello che intendo per necessità; ma decisamente con meno sicurezza.

Ecco, ho pensato che se agli abbracci manca la sicurezza, che sia la tua o quella dell'altro, allora quegli abbracci non hanno un senso. 
E questo lo so perché ci sono stati abbracci nella mia vita talmente solidi e sicuri, da non avermi mai lasciato nemmeno il dubbio lontano che quelle braccia volevano me.
E in quest'anno passato e ora soprattutto, mi mancano gli abbracci di sicurezza, non quelli forti.

Anche se comincio a nutrire considerevoli perplessità sul fatto che possa accadere. piace anche a me l'idea che quando il mio corpo di rilasserà nella forza sicura di un abbraccio allora vorrà dire che sarò riuscita ad avvinghiarmi per sempre al mio "agognato futuro". 
"Rilassarsi nella forza.": sorrido pensando che sarà anche quella una sorta di contraddizione in termini, come d'altronde sono io in ogni manifestazione di me stessa.

Nessun commento:

Posta un commento