mercoledì 30 gennaio 2013


"QUANDO IL BAMBINO ERA BAMBINO. SE NE ANDAVA A BRACCIA APPESE, VOLEVA CHE IL RUSCELLO FOSSE UN FIUME,
IL FIUME UN TORRENTE, E QUESTA POZZA, IL MARE.
QUANDO IL BAMBINO ERA BAMBINO, NON SAPEVA DI ESSERE UN BAMBINO, PER LUI TUTTO AVEVA UN'ANIMA 
E TUTTE LE ANIME ERANO UN TUTT'UNO.
QUANDO IL BAMBINO ERA BAMBINO, U NIENTE AVEVA UN'OPINIONE, NON AVEVA ABITUDINI
SEDEVA SPESSO A GAMBE INCROCIATE, E DI COLPO SGUSCIAVA VIA, AVEVA UN VORTICE TRA I CAPELLI
E NON FACEVA FACCE DA FOTOGRAFO,
QUANDO IL BAMBINO ERA BAMBINO, ERA L'EPOCA DI QUESTE DOMANDE:
- PERCHE' IO SONO IO E PERCHE' NON SEI TU?
- PERCHE' SONO QUI E PERCHE' NON SONO LI'?
- QUANDO COMINCIA IL TEMPO, E DOVE FINISCE LO SPAZIO?
- LA VITA SOTTO IL SOLE E' FORSE SOLO UN SOGNO?
- NON E' SOLO L'APPARENZA DI UN MONDO DAVANTI AL MONDO QUELLO CHE VEDO, SENTO E ODORO?
- C'E' VERAMENTE IL MALE E GENTE VERAMENTE CATTIVA?
- COME PUO' ESSERE CHE IO CHE SONO IO NON C'ERO PRIMA DI DIVENTARE?
- E CHE UNA VOLTA IO CHE SONO IO NON SARO' PIU' QUELLO CHE SONO?"

Song  of Childhood,  Peter Handeke, Il Cielo Sopra Berlino (1987, W. Wenders)

                                                                                     

lunedì 21 gennaio 2013


" Fiction when we're not together
Mistaken for a vision, something of my own creation
And it's certainly how am I to tell?
I Know your face all too well, still I wake up alone..."

domenica 20 gennaio 2013

(1929-1993)

"Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo"

                                                                                                A. Hepburn

giovedì 17 gennaio 2013

" - Ripetimi la tua lezione, Susannah - . 
Lei si finse esasperata con un sospiro, ma mentre parlava il suo sorriso si spense e il suo bel viso dalla pelle scura assunse un'espressione solenne. E dalle sue labbra Roland udì le parole antiche che la sua voce rinnovava. Mai si era aspettato di sentirle pronunciare a una donna. E come gli sembravano naturali ... eppure anche strane e pericolose.

- Io non miro con la mano; colei che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l'occhio.
- Io non sparo con la mano; colei che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io sparo con la mente.
- Io non uccido con la pistola; colei che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre. Io uccido con il cuore."  (...)

"Roland di Gilead separò le mani e si alzò lentamente in piedi. Era a gambe divaricate sul nulla apparente, con la mano destra sul fianco e la sinistra sul calcio di sandalo della rivoltella. Era l'atteggiamento che aveva  assunto innumerevoli volte nella sua vita, nelle strade polverose che centinaia di borghi dimenticati, in chissà quanti camion di morte, negli scuri saloon con il loro odore amaro di birra e di vecchie fritture. Era solo un confronto come tanti altri in un strada vuota come tante altre. Non era niente di più ed era abbastanza così. Era Khef, Ka e Ka-tet. Che prima o poi giungesse il momento del duello era il fatto centrale della sua esistenza e l'asse sul quale ruotava il suo Ka. Che la battaglia dovesse essere combattuta con le parole e non con i proiettili non faceva differenza; sarebbe stata una battaglia per la vita o la morte in ogni caso. (...) Poi scese come sempre l furore della battaglia e non fu più veramente presente a sé stesso"
                                         S. King, TERRE DESOLATE, terzo vol. de LA TORRE NERA, pag.11-12 533-534 


In questo momento, sto attraversando le mie Terre Desolate. E ho bisogno di sentirmi un po' un pistolero. 

martedì 15 gennaio 2013

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro 
se non ricordano - 
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno "scusi" nella ressa?
Un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere 
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocava un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli. 
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi 
è sempre aperto a metà.

                                                                W. Szymborska

A volte vorrei che il destino smettesse di complicare e rallentare le cose e si decidesse semplicemente ad accadere.
Almeno potrei trovare la forza di smettere di pensare alle conseguenze, qualunque esse siano,  e di non  mollare la presa sempre nel momento più importante.


giovedì 10 gennaio 2013


"Moriamo ricchi di amanti e di tribù, di gusti che abbiamo inghiottito, di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi, di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata. Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo. Siamo noi i veri paesi, non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti. Lo so che tornerai e mi porterai fuori di qui nel palazzo dei venti. Non ho mai voluto altro che camminare in un luogo simile con te, con gli amici. Una terra senza mappe. La lampada si è spenta e sto scrivendo nell'oscurità."  -  The English Patient ,1996, A. Minghella
 (Al di là della perfezione intrinseca del film, Ralph Finnes dovrebbe essere dichiarato patrimonio UNESCO)

lunedì 7 gennaio 2013


"Siamo due anime ferite che cercano qualcuno di cui fidarsi...
e noi ci fidiamo l'uno dell'altro. Io ho una difficoltà a fidarmi delle persone.
Ma una cosa di Bob è che lui non mi mente mai. (...)
Penso che devo aver fatto qualcosa di buono perché lui si sia fatto avanti.
Lui è quello per cui mi sveglio ogni giorno adesso.
Sarà orribile quando mi lascerà, perché so che i gatti non vivono a lungo come
gli esseri umani, ma sicuramente mi ha dato la giusta direzione per vivere la mia vita".

                                                   James Bowen

Per me e la mia piccola Lilo è andata più o meno in maniera simile, un giorno di agosto di un paio di anni fa.
Certamente le mie ferite sono di altra natura di quelle di questo ragazzo, ma in qualche modo le nostre strade corrono parallele, così come quelle di Lilo e Bob.
Ogni giorno, questo esserino che mi sveglia alle 5 del mattino con un buffetto sulla guancia per darle una mano a smetterle di farle brontolare lo stomaco, è la migliore delle ragioni che ho nella vita per alzarmi dal letto.
Occuparmi di lei non è il termine esatto: è Lilo che si occupa di me.
Colma il vuoto lasciato dall'assenza di mia madre e dallo sgretolarsi inesorabile dei rapporti con quello che resta della mia famiglia.
Colma il vuoto della solitudine, perché per gran parte dei miei giorni, sono materialmente lontana dalle persone umane che mi vogliono bene.
Mitiga in qualche modo la frustrazione del non avere un lavoro stabile e del mio sopravvivere ogni giorno, in maniera a volte precaria e senza via d'uscita.
Mi fa avere fede che, prima o poi, capirò cosa voglio fare della mia vita e non avrò paura di farlo. Che troverò un posto mio nel mondo e non mi sentirò una fallita come in questo momento.
Mi da un'abbraccio, a modo suo, quando ci sono quei giorni in cui la tristezza e la voglia di mollare è tanta.
Mi dà la forza di ignorare tutte quelle persone che vedono in questo attaccamento per un animale qualcosa di morboso e deleterio.
Mi tiene compagnia quando facciamo insieme colazione sul balcone: io bevo il mio thè fumante mentre guardo il cielo di Torino e i suoi tetti, lei si accuccia sulle mie gambe e fa le fusa.
Gioca con me. Risponde a suo modo ai miei interrogativi ad alta voce. Mi aspetta tutte le volte che sono via e quando torno, continua ad amarmi come se non l'avessi mai lasciata sola.
Non ha mai perso la sua indipendente fierezza di felino, perché ci trattiamo da pari a pari. Almeno per la grande maggioranza del tempo.
Lilo per me è e resterà la mia famiglia, anche quando non ci sarà o più o quando semplicemente deciderà di non stare più vicino a me.
L'affetto costante di questo piccolina mi fa essere una persona migliore di quello che sono sempre stata.
Io faccio il tifo per Bowen e per Bob e spero che la loro vita migliori enormemente e che la loro avventura apra gli occhi a tutti quelli che maltrattano gli animali o li relegano ad una posizione di essere sottomesso o di mera compagnia, la cui vita non può avere pari importanza di un essere umano senziente.

" Cara Madre,
sono ogni giorno, ogni momento
un tuo soprappensiero
mentre ti inseguono le ombre più lunghe dei platani
col silenzio della pioggia che si aggira.
Sono il fischio di saluto modulato,
quando arrivo a ritrovarti, prima di raggiungerti...
Mia memoria reciproca,
mia speculare confidenza con il tempo
ci siamo sbagliati a dubitare di noi,
siamo perfetti nel duetto per voce sola
Mia Itaca perenne di tutte le mie vite
che aspirano a un solo ritorno."
                                                           
                                                                              A. Bevilacqua, "Lettera alla Madre sulla felicità"  1995 , pag. 9



Il mio soprappensiero, oggi solo un po' più forte degli altri giorni.
Più forte di questi anni passati e di quelli che ancora devono venire.
Buon compleanno,ovunque tu sia.