mercoledì 21 novembre 2012

Il mondo stretto in una mano



"(...)desiderare giorni sempre assurdamente uguali, 
la mattina presto uscire insieme con gli occhiali scuri
e tutto il tempo che ci vuole per scoprirti piano piano
e consegnarti il mondo intero stretto in una mano."
D. Silvestri.                              


A volte mi capita di pensare a tutti i viaggi che non farò mai, a tutte le strade che non percorrerò,
a tutti i piccoli angoli di mondo che queste strade racchiudono e proteggono.
A tutte quelle vite che non sfiorerò, se non attraverso una fotografia, o il fermo-immagine di un film.

Non sono una persona che ama molto viaggiare. O meglio, non sono una persona brava nel viaggiare.
Non tanto per lo spostamento in sé o per le difficoltà che di solito mi derivano dalla lingua.
Come in un sacco di altre cose che riguardano il mio essere, sembra che non ne ho l'attitudine.
Mi viene sempre in mente il protagonista di "Novecento" , che  non è mai sceso sulla terra ferma e pur viaggiando da un capo all'altro del mondo, il mondo non l'ha mai visto, ma impara a conoscerlo ugualmente, attraverso le persone che incontra sulla nave. Viaggia senza spostarsi mai.
In ogni caso, al di là della sempre mia precaria disponibilità pecuniaria che mi permettesse di farlo, viaggiare non è mai stato il mio forte. Sono pochi i viaggi che ho fatto e che mi hanno lasciato ricordi positivi.
E poi, la mia ossessione per il tempo che passa, mi fa sempre pensare che non ho colto l'occasione per farlo quando avrei dovuto farlo, quindi forse, farlo ora non sarebbe la stessa cosa.
La verità è che. anche se il tempo per coprire le distanze, in questi anni, è diventato un'inezia, non si può dire la stessa cosa del tempo per godersi veramente le sorprese di un viaggio.
Forse non viaggio tanto anche perché i miei tempi per assimilare un ritmo diverso dal mio e non sentirmi fuori posto, non coincidono mai con quelli brevi e fuggevoli dei viaggi modernamente intesi. 
Ed io ho bisogno di scoprire le cose , i posti e le persone, piano piano. A poco a poco. A modo mio.
Per sentirle dentro e riuscire a conservarne una traccia indelebile dentro di me. 
E magari lasciare una traccia del mio passaggio che possa rimanere,che possa significare qualcosa per chi distrattamente ci inciamperà.
O forse la mia è semplicemente paura di perdermi e di sentirmi ancora più sola. Non lo so.
Così viaggio poco. Anzi non viaggio per niente, se non attraverso i luoghi cinematografici.
Ed è una triste ironia, se penso che l'argomento della mia tesi di laurea è stato il viaggio nei luoghi evocati dai film.

Oggi è una di quelle volte in cui vorrei poter chiudere la valigia, fare un biglietto, salire su un treno e andare. 
Non importa dove. 
Oggi è una di quelle volte in cui vorrei tenere il mondo stretto in una mano.

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