giovedì 10 maggio 2012

"Gli ingegneri non vivono,funzionano." [cit.]

Oggi il mio nuovo capo ( che, per inciso, è un ingegnere meticoloso,ma sembra essere anche simpatico)
mi ha chiesto se mi sto ambientando. Se sono riuscita a prendere il controllo della situazione.


Avete presente quelle scene nei film in cui il protagonista prende il coraggio a due mani e 
dice quello che veramente avrebbe bisogno di dire?
Noi siamo lì che mentalmente e platealmente già esultiamo e lo invidiamo per la sua forza morale,
quando lo stacco successivo ci fa rendere conto che in realtà la cosa è successa solo nella sua testa.
Ecco, oggi,mentre formulavo la risposta adatta per il mio nuovo capo, è partito un ciak si gira.
Ho aperto la bocca è gli ho risposto quello che ho pensato:


Ho pensato che è il 9 di maggio è qui in studio fa freddo. 
Così freddo che ogni giorno dell'ultima settimana sono costretta a vestirmi a cipolla,
non perchè ad un certo punto della giornata fa caldo, quindi mi alleggerisco.
No. Perchè, al contrario, la temperatura è talmente fredda che vorrei accendere la stufetta 
sotto la scrivania ed essermi portata dietro un maglione in più rispetto ai due che ho già addosso.


Ho pensato alla faccia esasperata della segretaria in carica,
quella di cui prenderò ufficialmente il posto tra un paio di settimane,
quella che dovrebbe aiutarmi a imparare le basi delle attività necessarie,
che lei per altro fa con una autonomia svizzera da più di 8 ( dico 8) anni,
in modo che da qui ai prossimi sei mesi io riesca a destreggiarmi 
senza troppe difficoltà e senza causare danni e rallentamenti.
Ho pensato alla sua faccia contrita quando mi spiega per l'ennesima volta 
(a modo suo e con supponenza)
il modo in cui è necessario registrare le ore di lavoro da fatturare.
Ed io sono lì che dopo 8 giorni ancora mi incarto con i numeri e le operazioni da fare
e mi chiedo perchè diamine 4h15 debbano diventare 4h25 e
4h30 debbano diventare 4h50.( Per non parlare del caso dei multipli e sottomultipli).


Ho pensato ai cedolini che i collaboratori devono consegnarmi ogni primo del mese
e al fatto che ognuno di loro li compili secondo un proprio arbitrario metodo,
che ovviamente mi porta ad incartarmi ancora di più.
Tipo il giovane ingegnere che segna l'entrata alle 8.32 e l'uscita alle 17.25.
Ed io ogni volta ho voglia di urlare perchè con i numeri sono un'impedita e 
stare dietro a lui implica diventare palesemente ancora più impedita.


Ho pensato alla burocrazia interna di protocollaggio,
che sì, lo so, me lo stanno ripetendo tutti che è una cosa più che normale,
protocollare i documenti che girano in un ufficio di grandezza medio-grande
con una mole di lavoro elevatissima che invece di diminuire, 
come ci si aspetterebbe di questi tempi, andrà ad aumentare.
Ma provenendo da una vita part-time come segretaria di un avvocato di un piccolissimo studio, 
dove la routine su questo genere di cose è legata alla tipologia del caso,
quindi in confronto leggermente più elastica,quando e se ha motivo di esistere,
fino ad ora mi sono confrontata una gestione più semplificata e meno minuziosa dei documenti.
Ammetto che non sono propriamente preparata a scadenze rigide 
e numeri di protocollo che si susseguono senza sosta,
e a stampe in triplice copia di qualsiasi cosa entri o esca materialmente e virtualmente da questo studio.
E allora sono lenta nelle mansioni affidatemi.
Sono talmente lenta e sopraffatta dal terrore di sbagliare qualcosa,
che mi rallento e mi confondo e mi avvilisco ancora di più di quello che sarebbe accettabile.


Ho pensato al fatto che almeno la metà dei clienti che chiama,
invece di scandire il proprio nome, lo bisbiglia come se fosse in chiesa,
come se chiamarsi Tizio Caio della ditta X
equivalesse a pronunciare il nome di colui-che-non deve essere nominato.
Magari se me lo dicono con voce un pelo più alta,
spuntano i mangiamorte e i dissennatori insieme e praticano una maledizione senza perdono 
e il bacio della morte incrociati.
Quindi, non riuscendo a tenere a mente i nomi delle oltre 50 ditte per cui lavora lo studio,
passo le telefonate in maniera poco consona.


Ho pensato che questo lavoro non so se sono in grado di farlo,
non perchè manchi l'impegno o la voglia di lavorare, o la capacità,
perchè questo lavoro mi piace e lo svolgo con tutto l'impegno, la serietà
e l'esperienza di cui dispongo.
Ma perchè mi trovo d'un tratto catapultata in un livello del gioco più difficile,
in cui hai cominciato come principiante e, senza passare per il livello intermedio,
ti ritrovi ad essere considerato dal sistema al pari grado di uno smanettone.
E allora ,mi chiedo "ma quando, come è successo? e come vado avanti?"
E non so la risposta, ma ci metto il doppio della buona volontà per affrontare la sfida,
ignorando il fatto che forse avrei bisogno di tempo per metabolizzare.
Ma la faccia della segretaria e il tono immotivatamente stizzito di una dei collaboratori,
che sono costretta a sopportare da 8 giorni a questa parte,
fanno calare a quote speleologiche la fiducia nelle mie possibilità. [cit. non mia]



E poi niente. Poi è arrivato lo stop del regista e tutto quello che nel girato è apparso è stato un:
"sa come si dice? Le segretarie degli ingegneri non vivono, funzionano. 
Se io riesco ad imparare a funzionare, non dovremmo avere problemi".
Volevo strappargli un sorriso per distrarlo. Sentivo già le risate di sottofondo, come in The Big Bang Theory.
E invece niente: ho come capo un ingegnere che non comprende le battute sugli ingegneri
pensate da un ingegnere.
Ho come capo un ingegnere che vive, non funziona.




Ho realizzato che per sopravvivere ai prossimi sei mesi, devo diventare come lei:


Ma non so nemmeno se potrebbe bastare.

4 commenti:

  1. ahahahahahahahahahahah...
    dovresti sapere, avendo diversi amici ingegneri, che dare loro delle macchine funzionanti nn è divertente.... :)
    cmq stai serena..mettici impegno...e stai attenta...
    tra l'altro quella cosa del 15 che passa a 25 continuo a non capirlo....
    ho sempre sentito il 5 che passa a 15....
    per i protocolli....è una cosa + che normale...
    ma scusa gli avvocati non protocollano??????? e soprattutto non hanno la ricevuta dei documenti protocollati?????

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  2. Ma infatti era a me che mi riferivo per quanto riguardava il funzionare" :| la battuta l'ha capita solo uno dei ragazzi che lavora qui, per il resto il capo, più che infastidito, non capiva proprio a che cosa mi riferissi. Mah!
    L'orario:finchè uno dei ragazzi (e non la segretaria) non mi ha fatto uno schemino riassuntivo, non lo avevo capito nemmeno io...e non sono sicura sarei in grado di sopravvivere senza suddetto schemino per essere sinceri...cmq...è solo un modo per arrotondare le ore (credo) facendo 1h diviso 4. Il perchè mi resta ancora oscuro. Il 5 per me passa a 0.08. MEH!
    Gli studi di avvocatura grandi credo che protocollino, dove stavo io al massimo si faceva la fotocopia della corrispondenza in uscita e dei documenti del cliente...quando l'ho raccontato all'avvocato piccolo il commento è stato:"ma perchè tutta questo spreco di carta?".Mai usato un programma di protocollaggio serio. Al momento in realtà non ho nemmeno un pc che funzioni.

    Spero di sopravvivere!

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  3. ok...allora avevo capito...anche da ale e gigi è come da te...
    cioè se ale entra alle 8:01 è come se fosse entrato alle 8:15...credo che il discorso sia simile..
    SUSUSUSUSU ce la farai

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  4. non mi preoccupa il lavoro: una volta che capisco come funzionano le cose, io poi ne prendo il controllo e le faccio bene. Mi preoccupa che in mezzo ci sta questo periodo di assestamento in cui continuo a chiedere più volte la stessa cosa,in cui ho troppe cose da ricordare tutte insieme e quindi qualcosa mi sfugge, in cui le persone che ho intorno, che per inciso sono tutti ingegneri appollaiati su un piedistallo convinti di essere le persone perfette e precise per eccellenza, mi guardano e mi trattano come una cretina.
    Di farcela penso di farcela.
    Ma non lo so se poi tornerei a lavorare per un ingegnere.

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