domenica 1 aprile 2012


INUTILE PENSARE ALLE STAGIONI CHE
RITORNANO E POI PASSANO
LASCIANDOCI QUALCOSA 
MA SEMPRE UN PO' DI MENO.
INUTILE SAPERE CHE STAVAMO MEGLIO IERI
E SORRIDERE
FORSE VORREI ESSER RIMASTO QUELLO IMMOBILE
CON LA POLVERE SULLE PALPEBRE
INUTILE PENSARE CHE NON SIAMO STATI COSI' MALE
SI PERDONO IL CONTO DELLE LACRIME
SENZA AVERNE VOGLIA
CHE OGNI VOLTA E' LA STESSA STORIA
PERCHE' CAMBIA SEMPRE
CONTINUAMENTE
CAMBIA SEMPRE
SEMPRE
INUTILE CERCARE UN SENSO ALL'ESSERE
CI HAN GIA' PROVATO PRIMA DI NOI
L'UNICO VERO SENSO ME L'HA SPIEGATO CHI SE NE STAVA ANDANDO
INUTILE ANNEGARE COME UN SASSO IN FONDO AL MARE
PERIMETRI DI UN MONDO
CHE SOMIGLIA TERRIBILMENTE A QUESTO BAGNASCIUGA
INUTILE VOLER SPIEGARE UN SENTIMENTO
SAREBBE COME COLORARE L'ARIA
LO PUOI FARE MA DI SICURO NON CON I PENNELLI E CON LA TEMPERA
INUTILE ANCHE CREDERE A QUESTE MIE PAROLE CHE SI PERDONO NELL'ETERE
TANTO DOMANI E' UN ALTRO GIORNO
E' SARA' FACILE CONFONDERLE CON LA BANALITA'
PERCHE' CAMBIA SEMPRE 
CONTINUAMENTE 
CAMBIA SEMPRE


Molte cose non sono andate come dovevano andare.
Il che sarebbe anche nella normalità.
Se non fosse che, mai come ora, mi sento come se fossi chiusa in un scatola.
Ermeticamente.
Ci sono piccoli fori, tutt'intorno a questa scatola,
ed io riesco anche a respirare, volendo.
Posso prendere lunghe boccate di aria pulita, ma solo a tratti.
E riesco a vedere anche quello che accade all'esterno,certamente.
Ma anche questa visione è qualcosa di intervallato,
un vedo-non vedo, un aprire gli occhi e richiuderli appena in tempo per perdersi l'azione
veramente importante, quello che dà il senso a tutto il resto.
Io sono lì e non riesco ad uscire.
Mi sento proprio "immobile, con la polvere sugli occhi".

Ieri un'amica mi rimproverava, abbastanza coloritamente, 
il mio atteggiamento rinunciatario rispetto a tutto quello che mi accade.
"Mi sta sul c*** questo tuo arrenderti senza combattere. Sembri rinchiusa, arenata nel limbo del niente".
Ed io lo so che me lo diceva con la buona volontà di scuotermi da quello che le sembra
una sorta di torpore pericoloso.
Ho cercato di spiegarle il perchè, di darle una motivazione,
a voce alta, qualcosa che magari chiarisse anche le mie idee,
ma come al solito al momento le parole giuste non vengono mai.
Volevo dirle che la mia è più stanchezza che resa.
E' più un guardarmi indietro, tutti chilometri di momenti e accadimenti della mia vita,
e fare una conta dei pochi risultati in cambio di tutte le energie investite per averli.
Di quanto abbia sempre dovuto penare un sacco per ottenere quello che per alcuni
era semplice o scontato avere, anche nel caso delle sciocchezze.
E semplicemente mi sono sentita profondamente stanca.
Ho sempre la fermezza di continuare sulla strada e non fermarmi ai bordi,
ma sono in ogni caso stanca e non vedo le strade alternative che certamente
ci devono essere.

Ma non l'ho detto. Perché ho avuto la sensazione che fosse inutile dirlo.
Così come quando rinuncio a spiegare le sensazioni e i sentimenti che mi capita di provare, 
in generale.
Ma (lo scrivo qui, senza dirlo) quelle cose non scompaiono, e non restano lì immutabili.
Semplicemente si scavano una loro nicchia,
si trovano un posto comodo in quella che io definisco la mia stanza delle necessità.
Prima o poi, penso sempre, le tirerò fuori.
Al momento in cui ne avrò più bisogno.
Anche se non so quando sarà.

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