martedì 31 gennaio 2012

Toccare il fondo...

Continuare nell'estenuante ricerca di un lavoro
(un qualsiasi lavoro)
e aver voglia di far parte di una categoria protetta,
chè sembra ci siano proposte riservate solo a loro.
Almeno nell'ultimo mese.


Meno male che ci sono i libri.
La mia gatta.
La neve su Torino (chè si fa freddo, ma a me dalla finestra riempie il cuore...)
e una buona tazza di thè caldo.

domenica 29 gennaio 2012

Guardiamo un film?


Ieri mi sono dovuta arrendere all'evidenza che io e la gatta purtroppo non abbiamo
gli stessi gusti televisivi.
Sono bastati 10 minuti di Fringe per farla crollare irrimediabilmente.

SI CONCENTRI PER FAVORE!


Ho un'amico che potrebbe tranquillamente essere la controfigura mentale di Rat Man.
Ma in quindici anni che lo conosco, non me ne ero mai resa conto.
Fino a questa sera.

Ho avuto l'illuminazione leggendo questa vignetta qualche ora fa: 
sembra, anzi è, l'adattamento di una nostra normale conversazione.
Quando lui è in serata ed io ho abbastanza pazienza da sopport...ehm, assecondarlo fino alla fine.

C'è stato un tempo in cui avevo tutti i motivi per essere la persona più triste e disperata di questa terra.
Ma per fortuna che c'era lui: una dose di prudenza e dieci di stoltezza.
(anche di irritante saccenza per la verità, ma su quella sponda combattiamo ad armi pari).
Se mai c'è stato qualcuno in grado di farmi ridere fino ad avere il mal di pancia,
anche quando l'unica cosa che avrei avuto la forza di fare è piangere, questo qualcuno è lui.
E' quello a cui devo più passaggi in macchina, più che a qualsiasi altra persona che consoco. In tutta la vita.
E' quello che il giorno dell'esame orale della mia maturità è arrivato con uno striscione di auguri 
lungo quanto un muro della mia scuola.
E qualche sera prima, pur odiando a morte le discoteche e qualsiasi cosa concerna il ballo,
mi accompagnò alla mia festa d'addio al liceo. E sopportò stoicamente una serie di eventi imbarazzanti,
che in altri frangenti avrebbero scatenato la rissa.
Negli anni, sono stata scambiata per la sua fidanzata (sebbene io già lo ero,ma con un'altro), 
per sua cognata (il suo più grave errore di gioventù è stata una cotta per l'altra parte della mia famiglia)
e ultimamente anche per la sorella,sebbene non ci somigliamo per niente.
E' quello che, puntualmente, fa finta di scordarsi di tutti i miei inciuci, quelli reali e quelli potenziali,
ma poi mi minaccia di scrivere la biografia romanzata (e non autorizzata)  della mia vita,
di venderne i diritti, farci tanti soldi (perchè "la tua vita è meglio di una serie di beautiful")
e ovviamente non dividere gli introiti. 

Ho conosciuto poche persone cocciute come lui,
e ammetto che a volte lo prenderei volentieri a testate.
Ma quasi sempre penso che, 
se si decidesse a cambiare lavoro e città,
e si trasferisse qui a Torino, entrambi riguadagneremmo dieci anni di vita.
E torneremmo ad essere quei ventenni incasinati che passavano le loro serate a ridere fino alle lacrime.
(Sempre ammesso che riesca a rottamargli tutte e 5 le playstation che si ritrova...)

martedì 24 gennaio 2012

"E tutto sembra meno importante"

"QUALCHE VOLTA SONO SCHIACCIATO SOTTO IL PESO DI TUTTE LE VITE CHE NON STO VIVENDO"
                                                                                 J.Safran Foer, "Molto forte,incredibilmente vicino", pag. 130


"DA BAMBINA LA MIA VITA ERA UNA MUSICA CHE SUONAVA SEMPRE PIU' FORTE.
TUTTO MI EMOZIONAVA.
UN CANE CHE SEGUIVA UNO SCONOSCIUTO.
ERA UNA SENSAZIONE COSI' INTENSA.
UN CALENDARIO APERTO SUL MESE SBAGLIATO.
(...)
QUANDO FINIVA IL FUMO DI UN CAMINO.
IL MODO IN CUI UNA BOTTIGLIA ROVESCIATA SI APPOGGIAVA SULL'ORLO DELLA TAVOLA.
HO PASSATO LA MIA VITA IMPARANDO A SENTIRE DI MENO.
SENTO DI MENO OGNI GIORNO.
E' LA VECCHIAIA? E' QUALCOSA DI PEGGIO?
NON CI SI PUO' DIFENDERE DALLA TRISTEZZA SENZA DIFENDERSI DALLA FELICITA'"
                                                                                 J.Safran Foer, "Molto forte,incredibilmente vicino", pag.199 ***


"PERCHE', SAI, NON CAPITA POI TANTO SPESSO,CHE IL CUORE MI RIMBALZI COSI' FORTE ADDOSSO
ED HO L'ETA' CHE TUTTO SEMBRA MENO IMPORTANTE..."
                                                                                               Max Gazzè, Il solito sesso


Qualche anno fa avevo deciso di cimentarmi nella lettura di "Molto forte, incredibilmente vicino".
Forse per una certa prossimità di sensazioni condivise, in un certo qual modo, con i protagonisti,
soprattutto con Oskar e Thomas, ho trovato la cosa abbastanza ostica.
Non riuscivo ad andare avanti. Mi arrivava, indesiderato, un nodo alla gola.
Ogni volta. E la mancanza di respiro mi ha indotta a pensare che forse non era il momento.
Aspettavo un'occasione più propizia.
E' arrivata questo Natale, quando il libro mi è ritornato tra le mani sotto forma di regalo
un po' inaspettato.
Ora sono quasi arrivata alla metà, ma ammetto che la situazione non è poi cambiata così tanto
rispetto ad allora.
Al contrario, ora più che nel passato, ho l'età in cui qualche somma si tira per forza di cose 
ed io mi porto dietro tutto il peso di tutte le cose irrealizzate e irrealizzabili della mia vita.
Il peso di tutte le vite che non ho vissuto e forse non vivrò. Appunto.
Vivo la mia di vita, che qualche giorno irripetibile con sè lo porta, 
ma nello stesso tempo è fatta anche di cose incontrollabili, 
che mi capitano e non ci posso fare niente.
Oppure ci sono cose che non capitano e basta, Che non vivo (o non riesco a vivere) e basta. 
E vorrei quanto minimo smettere di guardare all'orizzonte, nell'attesa che accadano.
Perchè la verità è che sullo sfondo ci sono sempre e solo io.

Di tutta questa storia del sentirmi irreversibilmente sola non è la solitudine in sè che mi spaventa.
Stare sola lo so fare. L'ho sempre fatto e probabilmente continuerò a farlo 
per un tempo che non mi è concesso quantificare.

Il vero problema è il fatto che ormai non riesco più sentire qualcosa riconducibile
all'emozionarsi o al semplice stupirsi.
Nessun sobbalzo del cuore, o entusiasmo spontaneo,
o lontana sensazione di scintillanza nella mente.
Mi ricordo di quando sentivo di esserci con tutta me stessa,
rapita dai più piccoli particolari, dalla singolarità di chi avevo di fronte 
o anche della genuina semplicità delle cose che 
venivano condivise con me.
Continuo ad esserci, ma continuo ad essere altrove.
E tutto, a volte, sembra meno importante.


*** mi è sembrato giusto cambiare le citazioni precedenti.
questa era assolutamente più legata al post, ma fino a oggi non ci ero ancora arrivata.

lunedì 16 gennaio 2012

Quando è tempo di neve...


Se mi venisse chiesto, giusto per una conversazione, non credo avrei difficoltà a nominare almeno 4-5 film
che potrebbero rappresentare perfettamente i miei gusti e incarnare, in qualche modo, il mio immaginario.
Film che potrebbero rappresentare, per stile e scelte musicali e caratteristiche tecniche, 
una perfetta rappresentazione cinematografica. Almeno secondo la mia modesta opinione,s'intende.
"Love Story" non rientra tra quei 4-5 titoli.
E' un bel film? Drammatico, strappalacrime, a tratti sdolcinato.
Perfettamente in linea con lo stile boys-meets-girl che ancora oggi fa sfacelli,
ma in maniera meno impegnata. 
Un cult negli anni '70,  7 nomination e 1 oscar per l'intramontabile colonna sonora.
Ma onestamente, non è né un capolavoro, né un gran film.
Eppure.
"Love Story" è, se mi si passa il gioco di parole, tutta un'altra storia.
"Love Story" è molto più della rappresentazione di un immaginario.
Almeno nel mio caso.
E non è perchè sono una romantica senza speranza 
appassionata di pellicole strazianti e tormentata, con finali al limite della disperazione,
quelli che la mia Coscienza (quella con il nome e l'indirizzo diversi dal mio) definirebbe
"mattoni nei c******i".


E' l'unico film di cui conosco a memoria ogni singola sequenza, scena, ambientazione, passaggio musicale.
E' l'unico film di cui conosco a memoria ogni singola battuta,di ogni singolo dialogo, tanto da non aver avuto bisogno dei sottotitoli, quando l'ho rivisto questa sera.


"Love Story" è una sorta di vaso di Pandora. 


All'interno di quel vaso c'è l'ingenuità della me stessa di 13 anni, 
quando ho letto per la prima volta il libro-sceneggiatura creato appositamente per il film. 
Me lo prestò una zia da parte di madre, un giorno che passai a trovarla e non so come si finiva sempre
a parlare di quanto mi piacesse leggere e del fatto che non passasse inosservato il fatto che
"divoravo" qualsiasi cosa a forma di libro.
C'è la tenerezza  che ha provato la me stessa di 14 anni,
quando ho visto il film per la prima volta, e mio padre, passando distrattamente in camera,
mi ha raccontato che è stato il primo film visto al cinema ai tempi in cui lui e la mamma erano fidanzanti.
Ancora oggi, papà ha un impermeabile uguale a quello che indossa Oliver
il giorno in cui presenta Jenny ai suoi genitori, nella visita a metà semestre.
C'è la mia ossessiva compulsione a rivedere uno stesso film ancora e ancora e ancora,
per non perdere nemmeno un particolare,in quei pomeriggi dopo pranzo, 
per ingannare il tempo prima degli allenamenti di nuoto e lo studio
e il gruppo di teatro. E mia madre, esasperata, che dopo la sesta volta mi urla
che dovrei smetterla. O che almeno dovrei cambiare film.
Ci sono le mie fantasticherie adolescenziali, dopo quella sera d'estate con L.
e il ritornello musicale che ho ascoltato ininterrottamente, quando quella sera ormai
era passata e non restavano che briciole di vita e qualche lacrima immeritata.
C'è anche la scempiaggine di pubblicità delle Mentos con "Where Do I begin": 
è una delle pubblicità che più mi ha fatto più incazzare nel mercificare una colonna sonora.
(L'altro caso è "Your Love" di Morricone, usata ultimamente dall'Enel.)
C'è l'irresistibile déjà vu, quando qualche anno dopo ho rivisto il film con il lovefriend storico
e, invece dei mugughi che mi spettavo, per aver proposto un film così sconsideratamente lacrimevole 
e femminile, lui mi ha abbracciato e, forse provando la stessa sensazione di prossimità con la storia,
mi ha detto semplicemente "Non pensavo fosse così. Avremmo dovuto vederlo prima, siamo noi".
Senza farlo volutamente, ci ritrovammo a vederlo abbracciati, nello stesso identico modo
in cui sono abbracciati loro sul divano, mentre studiano, e Jenny dice "Ti amo" come se fosse
semplicemente la cosa più normale da dire in quel momento. 
In  qualche modo, nel nostro caso, la fantasia non era per niente lontana dalla realtà.
C'è tutto un'immaginario di conversazioni con le mie compagne di università,
nei pomeriggi in cui avevo vent'anni, studiavo storia dell'arte e, ogni tanto,
volevo essere una studentessa di Harvard, volevo saper suonare il piano,
volevo essere Ali MacGraw, avere il suo stile, la sua classe, la sua bellezza sobria,
unito all'acume e all'ironia del personaggio che interpretava. 
Ancora oggi, anche se non disperatamente come allora, vorrei quella maglia di Harvard.
(E la sciarpa,non dimentichiamo la sciarpa di Oliver).
(No,Ryan-monofaccia- O'Neal se lo poteva tenere Jennifer: sono sempre stata disposta a dar credito ad un
unico biondo ed è Robert Redford.)
C'è la mia convinzione che una cerimonia convenzionale non potrà mai essere all'altezza
dello scambio di una promessa costruita sulla certezza incrollabile, 
sul senso di appartenenza innato che ci spinge a legare la nostra vita a quello di un altro essere umano,
senza costrinzione o senso del dovere o retaggi tradizionali.



E quando arriva il freddo ed è tempo di neve, 
oggi che vivo in una città dove è una consuetudine, non posso fare
a meno di pensare a tutte le sequenze più importanti del film.

"Love Story" è una costante ricorrenza della mia vita.
Con i dovuti adattamenti.
E' il mio film. E amare (un certo tipo di film) significa non dover mai dire mi dispiace.

mercoledì 11 gennaio 2012

A breath away’s far to where you are

" OLTRE ALLA NEBBIA SUGLI OCCHIALI, A RENDERMI OFFUSCATO AI TUOI OCCHI
ERA IL BATTICUORE ANSIOSO PER I MIEI VENT'ANNI:
PARTIVO PER TENTARE LA PRIMA AVVENTURA DELLA MIA VITA,
NON TI AVREI AVUTO PIU' ACCANTO,
E L'IDEA DI NON POSSEDERMI PIU' , PER I GIORNI A VENIRE,
NEL CAMPO OTTICO DELLA TUA PROTEZIONE,
GIA' MI CANCELLAVA DAL TUO SGUARDO,
MI RENDEVA IMPALPABILE E TORMENTOSO(...)"

                                                      A.Bevilaqua, "Lettera alla madre sulla Felicità"


"VORREI NON CI FOSSE UN PASSATO COSI' INGOMBRANTE DA RICORDARE
E DA RITIRARE FUORI OGNI VOLTA CHE VIENE BUIO, DENTRO.
VORREI POTERTI INCONTRARE ANCORA UNA VOLTA PER CASO
SUI PASSI DELLA MIA VITA E INIZIARE A CAMMINARE INSIEME,
SENZA ACCORGERSENE.
FINO A CHE NON FINISCE LA STRADA O NON FINIAMO NOI"
                                
                                                        chouchouette.tumblr.com/
                            


Ti nomino a mente più spesso, in questi ultimi giorni.


Cerco di immaginarmi come sarebbe il tuo viso ora, 
con gli accenni della mezza età,
a pochi giorni da quello che avrebbe dovuto essere 
il tuo 61°compleanno. 
Avremmo festeggiato, in qualche modo inusuale, 
anche se avresti opposto resistenza. 
Oppure saremmo semplicemente andate a fare un giro in macchina, 
come quei pomeriggi del sabato, quando ero ancora troppo giovane per avere una mia autonomia 
e tu eri l'unica compagna con avevo voglia di trascorrere il tempo libero.
Penso che forse assomiglieresti alla nonna, con i capelli ancora folti e neri,
solo un po' brizzolati, nonostante ho sempre pensato che i tuoi tratti fossero
più vicini a quelli del nonno.
Certamente avresti le sue stesse mani: 
forti e curate, nonostante il tempo e i segni del lavoro.


Ma continuare a guardare distrattamente 
la foto di quando avevi pressapoco la mia età mi aiuta poco.
Non ne ho altre più recenti, così credo debba accontentarmi e 
cercare di andare a braccio, nei ricordi che mi restano di te, 
andando indietro nel tempo.
Non so perchè tutta questa insistenza proprio ora,
quando un po' mi ero convinta che, in qualche modo, tutto passa.
Anche quello che pensiamo non passerà mai:
ad un certo punto si trasforma in qualcosa di diverso, 
c'è e non c'è, allo stesso tempo. E' le cose diventano sopportabili. 
Sarà che mi è capitato spesso, soprattutto in questi ultimi giorni,
di ascoltare canzoni che sono legate a momenti precisi,
ad azioni e gesti che scandivano le nostre giornate.
E allora il sovrappensiero di te si fa più forte e presente.
C'è quella sensazione di caduta nel cuore,
la stessa che si prova quando aspetti con ansia di rivedere qualcuno
a cui tieni immensamente e il tempo sembra non passare mai.
Ma in questo caso non c'è niente da aspettare, perchè non arriverai.
Posso solo cercare nei miei ricordi.
A volte non ti trovo ed è un po' come perdere una parte di me stessa, 
nella confusione di quei ricordi e tra le dimenticanze di cui la mia mente è vittima.
Altre volte sento intensamente il tuo odore.
E forse quelli che credo siano gli echi lontani della tua voce.
Ma il suono è lontano e non posso dirlo con certezza.


E allora, resta solo l'enorme distanza, da qualunque sia il posto in cui sei ora.

domenica 1 gennaio 2012

Cominciamo il 2012 così, prossimamente il resto...


Bevo a chi è di turno,
in treno, il ospedale, cucina, albergo, radio, fonderia
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima,
alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l'ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto, 
allo straniero che impara l'italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare,
a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi a perduto tutto e ricomincia,
all'astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l'offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo, 
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all'ultimo insulto che sia l'ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto  un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

                                          E. DE LUCA