giovedì 23 dicembre 2010

MI PREPARO CON METODO SCIENTIFICO...

                     




Come ogni hanno è arrivato il fatidico momento.
Tra 6 ore parto per andare incontro al Natale 
e a tutto quello che ne consengue.
E come ogni anno NON NE HO ASSOLUTAMENTE VOGLIA.
Non ci sarà il mio gatto ad sdrammatizzare e 
a confortarmi/supportarmi/coccolarmi/non farmi pentire di aver 
affrontato 13 ore di viaggio per niente.
Questo sarebbe un ottimo 
motivo per un ripensamento dell'ultimo momento.
MA...come dice Snoopy,
UN'INTERA MONTAGNA DI RICORDI (anche se sbagliati e tristi,questa è mia....)
NON EGUAGLIERA' MAI UNA PICCOLA SPERANZA.


Ed io,da qualche parte dentro di me,covo sempre un piccola speranza.
Per qualsiasi cosa o situazione o persona.
TUTTAVIA...
se qualcuno ha un vero metodo scientifico per sopravvivere,
accetto consigli.........................................................

venerdì 17 dicembre 2010

PER STASERA PRENDO IN PRESTITO...

"A me non mi piacciono i belli, mi piacciono gli scienziati.
Non mi piacciono i giovani, preferisco gli affranti.
Neanche gli affascinanti mi piacciono, mi annoiano. 
Tra un ricco e un povero scelgo il povero, perché può diventare ricco. 
Non mi piacciono i cattivi che fanno i buoni; invece, mi piacciono i buoni quando fanno i cattivi. 
Gli eleganti mi piacciono, soprattutto se non sanno di esserlo. 
Così gli intelligenti: mi piacciono, specie se non si spiegano perché mi piacciono
Mi piacciono gli ironici, non i comici. I cinici non mi piacciono. 
Mi piacciono quelli che il cambio dell’auto lo tengono così, non così. 
Non mi piacciono quelli che parlano quando parlo io, e nemmeno quelli che parlano quando voglio io; 
mi piacciono quelli che parlano poco, ma largo. 
Mi piacciono quelli che fanno il tè, ma male. 
Gli irosi non mi piacciono, preferisco i miti. 
Tra un mite e un offeso, preferisco l’offeso; 
tra un offeso e un severo preferisco il severo; 
tra un severo e un solitario preferisco il solitario
Non mi piacciono quelli che parlano di sesso. Mi piacciono quelli che parlano di erotismo. 
Quelli che si divertono non mi piacciono; mi piacciono quelli che non si divertono. 
Mi piacciono i cinefili, ma solo se non dicono di esserlo. 
Mi piacciono i delicati, ma mi piacciono anche gli intensi. 
Mi piacciono gli aspri, non mi piacciono gli arroganti. 
Mi piacciono gli irriverenti, non i prepotenti. 
Non mi piacciono i gelosi, ma mi piacciono i gelosi
I freddolosi non mi piacciono. 
Mi piacciono i precisi, non i pignoli. 
Mi piacciono i lavoratori che sono contro il lavoro, non il contrario. 
Mi piacciono quelli che si commuovono, ma davanti alla gentilezza, non all’offesa ricevuta. 
Mi piacciono i gentili, i nobili, e non intendo di nascita. 
Quelli che hanno i cani non mi piacciono, mi piacciono quelli che amano i gatti. 
Quelli che usano il profumo mi piacciono, se mi piace il profumo. 
Mi piacciono quelli a cui piaccio; quelli a cui non piaccio non mi piacciono. 
Mi piacciono quelli che non conosco bene. 
Mi piacciono anche quelli che conosco bene, se mi piacciono. 
Quelli che hanno più libri di me mi piacciono. 
Quelli che hanno meno libri di me anche mi piacciono, ma meno. 
Mi piacciono quelli che si chiamano con nomi maiuscoli, come Adriano. 
Quelli che si lavano mi piacciono, quelli che usano le creme no. 
Gli esperti d’arte mi piacciono poco. 
I matematici, i geografi, gli egittologi, i filologi mi piacciono. 
Non mi piacciono gli infermieri, e nemmeno i dirigenti d’azienda. 
I medici mi piacciono, ma pochi. 
I musicisti e gli scrittori anche mi piacciono, ma preferirei che non mi piacessero.
I maestri elementari mi piacciono molto, gli insegnanti di educazione tecnica non mi piacciono. 
Quelli che credono in Dio non mi piacciono. 
Mi piacciono quelli che sono migliori di me, ma a volte mi piacciono anche quelli che non lo sono. 
I bugiardi a volte mi piacciono, a volte no. 
I sinceri a volte mi piacciono, a volte non mi piacciono. 
Mi piacciono quelli che ridono, quando si deve ridere;
 non mi piacciono quelli che non ridono. 
Ma tra uno che ride sempre e uno che non ride mai meglio quello che non ride mai. 
Mi piacciono quelli che stanno zitti. 
Quelli che suonano il piano mi piacciono, quelli che suonano la chitarra non mi piacciono. 
Quelli che amano Heidegger non mi piacciono. Mi piacciono quelli che conoscono Adorno. 
Quelli che amano Benjamin mi piacciono ancora di più.
Mi piacciono quelli che si svegliano presto. 
Mi piacciono i duri, ma ci siamo capiti. 
Mi piacciono quelli che sanno dire il mio nome. 
Mi piacciono quelli che sanno stare lontani. 
Mi piacciono quelli che anche da soli nella foresta mi sanno inviare scintille. 
Mi piacciono quelli che mi chiedono se ho preso il treno."


                                                                           dal Blog  LAVORIO MENTALE
                                                                            Guida pratica per piacermi, D.R. 


Qualche volta lascio ad altri la capacità di descrivermi.
Non perchè mi ritengo una persona così scontata da poter essere
incasellata in un momento.
Semplicemente è una questione di avere una sorta di simile energia interiore.
Potrei cambiare parole,costruzione,sintassi.
Usare le parole tanto complicate che mi piacciono immensamente
nel loro suono modulato e nella loro scrittura.
Magari potrei sentire il post ancora più mio.
Ma perchè complicare cose che vanno già bene così?
Perciò...grazie a D.R. e Tumblr:
Per stasera prendo in prestito...

domenica 12 dicembre 2010

QUANDO IL SABATO IL TELEFONO SUONA..

                      


Ho notato che di solito scelgono tutti di comunicarlo il sabato.


Aspettano tutti il calar del sole..quando mi sto rilassando...
quando sto pensando a come sarà la serata (da single)
Sono lì,alla luce bassa della mia camera,con un po' di musica in sottofondo...
impegnata nel mio sport preferito:
fissare il soffitto,persa nei miei pensieri vagabondi e sbarazzini
(Se nessuno lo rivendica mi attribuisco 
il record di ore passate a fissare il soffitto 
all'inseguimento di pensieri ogni volta più sbarazzini.
A volte organizzo safari.)


E poi squilla il telefono.


Nell' ultimo anno e mezzo...di sabato.....
mentre sono impegnata ad escogitare
un modo leggero e spensierato e superficiale
per passare indenne la serata,squilla il telefono
e sento sempre le stesse due parole:
"MI SPOSO".
(Una volta,ad onor del vero,è successo al ritorno da una serata danzante.
Stavo quasi per appisolarmi sul sedile posteriore della macchina di P.,
che P.ed E. esordiscono con un "CI SPOSIAMO".
Il risultato non è cambiato poi tanto)
E ho come la sensazione di essere Hugh Grant in 
"Quattro matrimoni e un funerale".Senza il funerale.


Intendiamoci:VA BENE.
Va bene sentir dire ad F. (dopo anni di "non fa per me"):
"sono andata a vivere da lui.
Era la cosa più sensata da fare finchè...."
Va bene soprattutto sentire la versione del lui in questione:
"Da quando c'è lei vivo in maniera più normale.
Ogni tanto mi relega nella stanzetta perchè russo.
Ma è meglio finchè..."
E immaginarsi la scena del "finchè"...e quella della stanzetta.


Va bene rispondere al telefono convinta di dover semplicemente
concordare l'orario per uscire a bere qualcosa e 
sentire la voce di I. dire "sai...ti volevo dire che mi sposo il..." 
E commuoversi perchè sai già che ti mancherà tantissimo 
non averla più intorno a rimetterti in riga quando devi 
o a presentarti l'ennesimo uomo che non ti andrà bene....
ma sei veramente felice per lei perchè era il momento giusto.


Va bene (anche) quando a chiamare sabato scorso è stato il
mio ex-lovefriend storico.
Va bene guardare il display che si illumina con il suo nome e 
sapere che è per quel motivo che sta chiamando,
perchè te lo sentivi per tutta la settimana e lo avevi anche 
detto a pranzo qualche giorno prima alla Famiglia del Mulino Bianco.
Percepire il sorisetto sornione dall'altro capo del telefono
quando dici "lo so cosa mi vuoi dire"
e la risposta :"allora sei preparata,SAI CHE DEVI ESSERCI PER FORZA ".
Magari non ero preparata al fatto che poi ci saremmo detti tutto quello
che non siamo riusciti a dirci dopo la nostra rottura.
Non ero preparata al dovermi rendere conto che resta ancora lui
l'unico essere maschile che riesca a capire fino in fondo chi sono.
Che nessuno può vedermi da dove mi guardo io.Tranne lui.
E non sai se presenziare a questo matrimonio sia la cosa giusta da fare,
ma VA BENE.Sei felice per lui e questo è più di quello che ti aspettavi.


Solo...tutti questi comunicati mi stanno sfinendo psicologicamente.


Non tanto per invidia,come si potrebbe giustamente pensare:
Io non sono mai stata interessata al matrimonio.
E LO RIVENDICO CON ORGOGLIO,
Soprattutto perchè quando lo dico 
il mondo non mi prende mai sul serio.MAI.
E' uno status quo che proprio
non mi si addice perchè la mia soddisfazione
più grande sarebbe svegliarmi accanto ad un uomo
che sceglie ogni giorno di restarmi accanto 
perchè non potrebbe fare altrimenti 
e non perchè ha firmato un contratto.
Trovare quel qualcuno che riesce a impedirti di vivere nella tua testa 
e veda in te le cose buone che tu stessa non riesci a vedere.
Svegliarsi insieme al mattino.
Aprire gli occhi, guardarsi, e poi richiuderli.
E continuare a vedersi.
Basterebbe quello per quanto mi riguarda,
perchè esistono rapporti d’Amore che sono talmente grandi, 
profondi e determinanti che la cosa davvero rilevante non è sposarsi o meno, 
ma condividere il sentimento. E ci sono mille modi per condividerlo: 
esserselo detto guardandosi negli occhi sancisce già di suo un matrimonio.


E' solo che tutte queste ufficializzazioni di massa
(per non parlare delle procreazioni avvenute e di quelle prossime),
scandite ritmicamente come se il mondo dovesse veramente finire nel 2012,
in questo momento della mia vita,
hanno come una sorta di potere condizionante che mi spaventa:
circoscrivono in maniera netta i margini della mia già strana vita sociale.
Sottolineano in maniera esponenziale la questione 
della differenza tra l’essere grandi e l’essere adulti, 
ed io mi sento all'empasse, al riguardo:
perché io non lo so cosa sono... grande? cinquenne?adulta? trentenne?
Le cose cambiano più in fretta di me ed io
non riesco a ritrovarmici più a distanza di un giorno con l'altro.


Perchè io sono una faccenda complicata.
E quando il sabato il telefono suona la cosa si fa seria.